Da Left - Avvenimenti del 22/05/1996

Esclusivo: sulle tracce di delitti eccellenti

Chi ha ucciso quel giudice? Chi ha ucciso quello 007?

di Michele Gambino

Quando gli uomini del servizio protenzione lo hanno caricato su un auto blindata e lo hanno portato via dalla caserma dei carabinieri di Vico Equense, il maresciallo Vincenzo Vacchiano e il brigadiere Angelo Tortoriello hanno tirato un respiro di sollievo. Francesco Elmo, quarantenne faccendiere siciliano, coinvolto in un gigantesco traffico di materiale nucleare, titoli di credito, valuta falsa e armi, era un uomo a rischio da quando aveva deciso di collaborare con i magistrati della procura di Torre Annunziata. Arrestato nel corso dell'operazione "cheque to cheque", insieme a decine di faccendieri, camorristi e massoni, Elmo si era messo subito a raccontare i vari retroscena dei traffici e il suo strano rapporto di collaborazione col colonnello del Sismi Mario Ferraro, trovato impiccato in maniera alquanto strana nel bagno di casa sua lo scorso luglio.
All'inizio tutti prendevano per pazzo quel siciliano dagli occhi a mandorla, che nei suoi racconti mescolava traffici d'armi convenzionali e nucleari, complicati sistemi di riciclaggio del denaro sporco, agenti della Cia, criminali calabresi, operazioni valutarie capaci di mettere in difficoltà le economie di intere nazioni, progetti politici della massoneria deviata; ma di fronte alle decine di riscontri che i carabinieri hanno trovato alle sue dichiarazioni, Elmo è diventato un collaboratore attendibile, prezioso, e quindi da proteggere; soprattutto dallo scorso 30 aprile. Quel giorno Elmo ha trascorso dodici ore, dalle tre del pomeriggio fino a notte fonda, a fumare sigarette su sigarette e a riempire quattordici pagine di un verbale che alza il tiro rispetto ai precedenti: perchè parla di un giro di società intestate a collaboratori dei servizi segreti e mai sfiorate dalla inchiesta sui fondi neri ch eha terremotato il Sisde; e, soprattutto, di due morti senza perchè: quella del magistrato Paolo Adinolfi, scomparso nel nulla il 2 luglio 1994, e quella del maresciallo del Sismi Vincenzo Li Causi, ucciso durante una sparatoria a MOgadiscio, il 12 novembre 1993. Due personaggi diversissimi tra loro, due morti lontane per modalità e presunti moventi: suicida - nell'ipotesi ufficiale - il magistrato, di cui non si è mai trovato il corpo; ucciso durante una sparatoria con dei banditi somali il maresciallo, che si trovava in Somalia insieme al contingente di pace italiano. Storie separate finchè non è arrivato Elmo, a fare quei due nomi in un solo verbale, a legare tutto in un contesto che è, ovviamente, ancora tutto da verificare.
Il racconto di Elmo parte dalla reale identità di un funzionario del Sisde che il faccendiere siciliano sostiene di aver conosciuto nel periodo in cui passava informazioni al colonnello Ferraro. Nelle prime deposizioni, Elmo aveva raccontato di conoscere solo il nome di copertura, Martinelli; ma adesso spiega: "In realtà alla identificazione di Martinelli ero risalito già prima di essere arrestato, non vi nego che ho sempre avuto molta paura di parlare proprio perchè stranamente intorno alla figura di questi gravitano diverse strane uccisioni di persone".
Il nome del misterioso uomo, un alto funzionario del Servizio segreto civile, giò coinvolto nello scandalo dei fondi neri e in altri oscuri episodi di cronaca criminale, è gelosamente custodito tra le carte dell'inchiesta della procura di Torre Annunziata. Secondo Elmo, era stato Ferraro a presentargli il sedicente Martinelli; e a riferirgli, qualche tempo dopo, che l'uomo era passato dall'altra sponda". Da quel momento, aggiunge Elmo, il colonnello del Sismi, "mi aveva fatto divieto di comunicare con il Martinelli".
Secondo Elmo, a mettere in relazione il misterioso personaggio con la scomparsa di Paolo Adinolfi, furono lo stesso colonnello Ferraro e un suo collaboratore, conosciuto da Elmo col nome di copertura, Giuseppe Di Maggio: "Il Ferraro e lo stesso Di Maggio - racconta Elmo - mi dicevano, a proposito della morte del giudice Adinolfi, che i deviati dei servizi, tra questi pure il Martinelli, erano in qualche modo i responsabili della sua morte". A sostenere il suo racconto, Elmo elenca i nomi di una serie di società e di personaggi che secondo lui sarebbero legate ai servizi, e su cui i carabinieri di Vico Equense stanno eseguendo controlli: "Mi aggiunsero (Ferraro e Di Maggio ndr) che i personaggi su riportati in realtà operavano anche con società fantasma in compravendita di immobili e di strani movimenti di compravendità di società in procinto di fallimento con notevole influenza nelle sezioni fallimentari del tribunale di Roma, dove Adinolfi aveva un ruolo importante. Secondo il Di Maggio e il Ferraro, Adinolfi sarebbe stato ucciso perchè aveva scoperto questi strani traffici". A far sparire nel nulla Paolo Adinolfi, aggiunse Ferraro, erano stati gli uomini della Banda della Magliana, la storica organizzazione vicina a politici, magistrati, uomini dei servizi segreti.
Pur con tutte le cautele del caso, le dichiarazioni di Elmo su Adinolfi vanno ad incastrarsi quasi alla perfezione con una delle ipotesi fatte nel corso delle indagini.

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