Da Gazzetta del Sud del 23/02/2005

A 24 ore dalla deposizione della Banelli che aveva raccontato come a sparare contro il giuslavorista furono due uomini con il casco

Omicidio Biagi, spunta l'identikit di uno degli assassini

di Renato Pulegni

BOLOGNA – È spuntato l'identikit di uno degli assassini del professor Marco Biagi nell'aula della Corte d'Assise di Bologna, a 24 ore dal racconto della “pentita” delle Br Cinzia Banelli, che aveva raccontato come a sparare contro il giuslavorista furuno due uomini con addosso il casco integrale. Il particolare – già emerso durante le indagini – dovrà essere chiarito il prossimo il 7 marzo, quando saranno sentiti i testimoni oculari del delitto. Un dubbio tutt'altro che secondario, perché in bilico c'è la presenza di un terzo terrorista in via Valdonica, come pure ipotizzato nella richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Paolo Giovagnoli: «Le dichiarazioni testimoniali, anche alla luce dell'attività di ricostruzione video effettuata – si legge – portano a ritenere che abbiano agito avvicinandosi alla vittima per compiere l'omicidio, tre diverse persone, di cui una a viso scoperto e due travisate con caschi integrali». Ammesso, come dalle dichiarazioni di Banelli, che Mario Galesi e Roberto Morandi agirono indossando «caschi integrali e sottocaschi», resta da verificare, e identificare, il terzo uomo. Anche perché gli altri Br in zona, l'ipotesi d'accusa li posiziona in posti diversi: la compagna «Maria» seguì in bicicletta il professore dalla stazione ferroviaria, Banelli si fermò in piazza San Martino e Nadia Desdemona Lioce in via del Carro. Ma agli atti c'è un identikit, mostrato ai giudici nel corso dell'audizione di Claudia De Vivo, agente del Gabinetto regionale di Polizia scientifica, che fece materialmente il ritratto: «Ricordo che la teste – ha ripetuto la poliziotta – voleva che ritraessi il volto di tre quarti, come lei raccontava di averlo visto». La richiesta di rinvio a giudizio fu scritta dal pm prima della collaborazione di Banelli, ma la presenza di un terzo uomo, a volto scoperto, è fondata su due testimonianze, giudicate «utili a ricostruire l'evento nell'immediatezza del fatto». Si tratta di due ragazze che si trovarono in via Valdonica proprio intorno alle 20.10, orario dell'omicidio e poi fuggite al momento degli spari: il 20 marzo, all'indomani del delitto, chiamarono la Questura per riferire il loro racconto, come ha spiegato un agente della Digos sentito in mattinata al processo. Un altro testimone, al pari giudicato «utile», raccontò di due persone con il casco integrale, verosimilmente Galesi e Morandi. Resta il volto dell'identikit, disegnato in base a una descrizione piuttosto precisa: «Quella persona – raccontò alla Digos il primo teste, S.M. – aveva l'apparente età di 35-40 anni, era alta circa 170 centimetri, corporatura robusta, carnagione olivastra, aveva capelli scuri corti e il braccio che protendeva in avanti era quello sinistro, indossava una giacca scura non corta, né particolarmente lunga e qualcosa di chiaro, che ho pensato essere una camicia».

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