Da La Repubblica del 30/06/2001
Originale su http://www.repubblica.it/online/cronaca/zorzi/ergastolo/ergastolo.html

Carcere a vita per i neofascisti Zorzi, Rognoni e Maggi. Dopo 32 anni la verità sulla strage milanese

Tre ergastoli per piazza Fontana

di AA.VV.

MILANO - La condanna arriva trentadue anni dopo la strage. Carcere a vita per i neofascisti Delfo Zorzi, Carlo Maria Maggi e Giancarlo Rognoni, al termine del processo per l'attentato del 12 dicembre del '69 di piazza Fontana (16 morti e 88 feriti). Tre anni per favoreggiamento per Stefano Tringali, mentre per il pentito Carlo Digilio, i giudici hanno decretato di "non doversi procedere" per estinzione del reato. Eccola la sentenza dei i giudici della seconda corte d'Assise di Milano, salutata dall'applauso dei familiari delle vittime.

Uno dei tre condannati, Delfo Zorzi, ex leader di Ordine Nuovo a Mestre, indicato come l'esecutore materiale dell'attentato, da anni si trova in Giappone dove ha ottenuto la cittadinanza, un nuovo lavoro e un nuovo nome (Hagen Roy). Fino ad oggi le richieste di estradizione non hanno avuto seguito. Maggi, all'epoca responsabile di Ordine Nuovo nel Veneto, già condannato all'ergastolo per la strage alla questura di Milano nel '73, sarebbe stato invece l'ispiratore dell'attentato, compiuto con l'appoggio logistico di Giancarlo Rognoni, del gruppo "La Fenice".

Era il 1969 e Con l'attentato di piazza Fontana si cominciò a parlare di "strategia della tensione". Alle 16,30 del 12 dicembre una bomba esplode dentro la Banca nazionale dell'Agricoltura a Milano. E' una strage: per terra restano 16 morti e 88 feriti. Nella stessa giornata un ordigno, inesploso, viene scoperto nella sede milanese della Banca Commerciale Italiana in piazza della Scala. Altre bombe esplodono invece a Roma: alla Banca nazionale del Lavoro in via Veneto (13 feriti), all'Altare della Patria e all'ingresso del Museo del Risorgimento (altri 4 feriti).

Gli investigatori arrestano una decina di militanti dei circoli anarchici. Tra questi il ferroviere Giuseppe Pinelli e il ballerino Pietro Valpreda. Il 15 dicembre, durante un'interrogatorio, Pinelli precipita da una stanza del quarto piano della Questura di Milano. "Si è suicidato" dice la Questura. "E' stata ucciso dal commissario Calabresi" ribatte la sinistra extraparlamentare.

Ma gli anarchici, dimostreranno indagini e processi, erano innocenti. Nonostante questo Valpreda subirà diversi processi e resterà a lungo in carcere prima di essere definitivamente assolto. Il 3 marzo del '72 vengono arrestati i neofascisti Franco Freda e Giovanni Ventura e l'inchiesta passa ai giudici Gerardo D'Ambrosio ed Emilio Alessandrini. Nel '74 però la Corte di Cassazione sottrae l'inchiesta a Milano e l'istruttoria viene trasferita a Catanzaro: gli imputati verranno asssolti. Le indagini ripartono nel '90, sempre a Milano, con la riapertura del fascicolo da parte del giudice Guido Salvini e del Pm Grazia Pradella. Il 24 febbraio del 2000 si apre quindi il processo conclusosi oggi. "E' una sentenza politica" polemizza l'avvocato Gaetano Pecorella, difensore di Delfo Zorzi. "Tutte le volte che qualcuno perde un processo - replica l'avvocato di parte civile, Federico Sinicato - subito parla di sentenza politica".

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