Da Corriere della Sera del 06/06/2006
Accuse da Sandalo, ex Prima linea. Il deputato della Rosa nel Pugno lo querela
D'Elia, lite tra i poli L'Unione lo difende
La Cgil: lasci. Diviso il sindacato dei poliziotti Il presidente della Camera: nessuna obiezione
di Lorenzo Salvia
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ROMA — «Non sono possibili obiezioni a chi, eletto parlamentare, può ovviamente essere eletto in cariche di governo della stessa istituzione. Il resto è una discussione che riguarda la politica ed il costume». Poche parole e il presidente della Camera, Fausto Bertinotti, liquida così il problema. E lo fa difendendo Sergio D'Elia, il deputato della Rosa nel Pugno diventato segretario di presidenza a Montecitorio. Lui, terrorista di Prima linea, condannato per l'uccisione nel 1978 del poliziotto Fausto Dionisi. Lui, che quei dodici anni di carcere («concorso morale») se li è fatti tutti e poi ha fondato un'associazione contro la pena di morte.
Ma non bastano certo le parole di Bertinotti a zittire una polemica che agita la politica e che ieri ha provocato anche un piccolo caso nella Silp Cgil, sindacato dei poliziotti. «D'Elia faccia un gesto di autocensura, si dimetta dalla carica di segretario e di deputato, i familiari di Dionisi apprezzeranno», dice Renato Scalia, che del sindacato è responsabile in Toscana, la regione dove vive la famiglia della vittima e dove fu fatta quella rapina. Ma nella sede nazionale del sindacato la posizione non viene condivisa: «Per la legge italiana — risponde il segretario Claudio Giardullo, dopo aver parlato con il suo collega — chi ha scontato la pena può essere eletto, a prescindere dalla parte politica.
Non bisogna però dimenticare il dolore e la rabbia dei familiari».
Una correzione necessaria anche perché la richiesta del segretario toscano era la stessa di un altro sindacato di polizia (il Sap), che ha posizioni e storia molto diverse dalla Cgil. Proprio oggi il Sap lancerà una petizione per chiedere le dimissioni del deputato.
Lui, D'Elia, resta in silenzio. Ma querela Roberto Sandalo, altro ex di Prima linea, che in un'intervista al Giornale, ha parlato di una rapina della fine degli anni Settanta. Un'azione di Prima linea finita con la morte di un vigilante nella quale — secondo un altro terrorista di cui Sandalo non fa il nome — sarebbe stato coinvolto anche D'Elia. Ipotesi però smentita da un altro ex dell'organizzazione, Sergio Segio. Se l'Unione difende D'Elia, l'opposizione (con Giro di Forza Italia, Vietti dell'Udc e tanti altri ancora) continua a chiedere il passo indietro. A Bologna sei consiglieri comunali di Forza Italia e An si sono presentati in Municipio con il lutto al braccio. Gesto da cui si dissocia Enzo Raisi, consigliere comunale e anche deputato di An: «D'Elia — dice — ha diritto alla sua vita politica». Raisi è amico di D'Elia, con lui ha lavorato contro la pena di morte. Ed è amico anche di Marcello De Angelis, senatore di An, anche con lui con una condanna («banda armata») alle spalle.
Ma non bastano certo le parole di Bertinotti a zittire una polemica che agita la politica e che ieri ha provocato anche un piccolo caso nella Silp Cgil, sindacato dei poliziotti. «D'Elia faccia un gesto di autocensura, si dimetta dalla carica di segretario e di deputato, i familiari di Dionisi apprezzeranno», dice Renato Scalia, che del sindacato è responsabile in Toscana, la regione dove vive la famiglia della vittima e dove fu fatta quella rapina. Ma nella sede nazionale del sindacato la posizione non viene condivisa: «Per la legge italiana — risponde il segretario Claudio Giardullo, dopo aver parlato con il suo collega — chi ha scontato la pena può essere eletto, a prescindere dalla parte politica.
Non bisogna però dimenticare il dolore e la rabbia dei familiari».
Una correzione necessaria anche perché la richiesta del segretario toscano era la stessa di un altro sindacato di polizia (il Sap), che ha posizioni e storia molto diverse dalla Cgil. Proprio oggi il Sap lancerà una petizione per chiedere le dimissioni del deputato.
Lui, D'Elia, resta in silenzio. Ma querela Roberto Sandalo, altro ex di Prima linea, che in un'intervista al Giornale, ha parlato di una rapina della fine degli anni Settanta. Un'azione di Prima linea finita con la morte di un vigilante nella quale — secondo un altro terrorista di cui Sandalo non fa il nome — sarebbe stato coinvolto anche D'Elia. Ipotesi però smentita da un altro ex dell'organizzazione, Sergio Segio. Se l'Unione difende D'Elia, l'opposizione (con Giro di Forza Italia, Vietti dell'Udc e tanti altri ancora) continua a chiedere il passo indietro. A Bologna sei consiglieri comunali di Forza Italia e An si sono presentati in Municipio con il lutto al braccio. Gesto da cui si dissocia Enzo Raisi, consigliere comunale e anche deputato di An: «D'Elia — dice — ha diritto alla sua vita politica». Raisi è amico di D'Elia, con lui ha lavorato contro la pena di morte. Ed è amico anche di Marcello De Angelis, senatore di An, anche con lui con una condanna («banda armata») alle spalle.
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