Da Aljazira del 28/06/2005
Originale su http://www.aljazira.it/index.php?option=content&task=view&id=6...

Abu Omar non avrà giustizia

La recente indagine sugli agenti della Cia che hanno sequestrato in Italia l'imam egiziano non significa che siamo alla presenza della svolta epocale, dell'Italia che solleva la testa e rivendica la propria indipendenza dal padrone statunitense...

di John Kleeves

Non era difficile prevedere infamie come quella perpetrata ai danni di Mustafà Hassan, un immigrato egiziano che a Milano faceva anche il prete, prete mussulmano naturalmente ( aveva assunto il nome talare di imam Abù Omar ), ma anche prete "impegnato" nel sociale e nel politico come ci avevano abituato alcuni suoi omologhi cattolici del passato, cominciando con don Lorenzo Milani: il 17 febbraio 2003 l'uomo veniva catturato in strada a Milano da agenti della CIA, veniva legato e imbavagliato, e veniva spedito prima via terra su un furgone alla base americana di Aviano, poi di lì veniva trasportato su un aereo nella base americana di Ramstein in Germania, di dove infine veniva portato con un altro aereo in Egitto, nella prigione di Al Tora, dove veniva orrendamente torturato.

Non era difficile prevedere che cose del genere sarebbero successe anche in Italia, dopo l'approvazione nel 15 novembre 2001, negli Stati Uniti d'America, del U.S. Patriot Act. Così in effetti io mi espressi in un articolo diffuso pochi giorni dopo quella data, che ripropongo quì di seguito appunto perché, e purtroppo, è ancora di attualità [v. art. in fondo].

Qualcuno in quel periodo avrà pensato, o sperato, che solo Paesi particolarmente asserviti agli Stati Uniti, e completamente privi sia di dignità nazionale che di strutture politiche e giudiziarie appena degne di questo nome ( tanto per capirci come i Paesi dell'America Centrale, come l'Ecuador o il Guatemala per fissare le idee ), avrebbero permesso ai lazzaroni statunitensi una tale libertà d'azione sul proprio territorio. Ma non era il caso. Non era il caso perchè l'Italia fa proprio parte di quel gruppo, è proprio uno dei Paesi del mondo più asserviti agli USA, e contemporaneamente uno dei più privi di strutture politiche e giudiziarie che godano di una qualche autonomia.

Anzi, io mi sarei aspettato che in Italia anche cittadini italiani, anagraficamente così da generazioni, avrebbero potuto correre dei rischi. Sinora non ci sono state voci in merito che io sappia, ma è anche vero che all'opera ci sono dei servizi segreti: l'ipotesi è sempre da tenere in conto.

Le notizie divulgate dalla stampa italiana qualche giorno fa sembrano stemperare un pò le tinte fosche di quel ritratto dell'Italia che emerge dalle parole precedenti, e dal mio articolo del 2001 riproposto di seguito : la magistratura milanese ha emesso un ordine di arresto per gli agenti della CIA che eseguirono la cattura dell'imam Abù Omar, agenti che in effetti commisero nel territorio italiano un reato gravissimo, il rapimento di un uomo, in aggiunta seguito da sevizie, forse dalla morte. Il provvedimento è stato preso dal giudice Chiara Nobili, che ha sviluppato le prime indagini svolte dal giudice Salvini. Gli agenti della CIA sottoposti all'ordinanza sono 13, dei quali 3 donne. Il capo della squadra, un uomo, era fornito di credenziali diplomatiche: all'epoca era il Console degli USA a Milano.

Onore alla dottoressa Nobili, e naturalmente al dottor Salvini, che già conoscevamo per le sue doti di intelligenza, onestà e coraggio. Hanno fatto quello che bisognava fare: se da una parte c'è un reato dall'altra c'è un magistrato che indaga e possibilmente conclude.

Ma non è che il quadro della situazione cambi. Non è che siamo alla presenza della svolta epocale, dell'Italia che solleva la testa e rivendica la propria indipendenza dal padrone statunitense. Siamo anzi, secondo me, alla presenza di una topica abbastanza caratteristica e comune nelle colonie USA: c'è quel che sembra un "pronunciamento" di indipendenza da parte di un qualche organismo dei locali, ci sono prese di posizione, polemiche, e procedure sembrano avviarsi sotto il segno della più indiscussa e indubitabile - se non roboante - sovranità, e poi tutto... finisce, tutto torna come prima. In Ecuador e in Guatemala non si respira l'aria dell'oppressione. Tuttaltro, si parla solo di libertà, di elezioni, di partiti e sindacati, di tribunali dove regna il diritto. E ogni tanto c'è la "sparata" antiamericana, un grido acuto contro il Colosso del Norte, che scoppia e brilla ma subito scompare nella notte come un petardo.

Come in Italia.

Così l'iniziativa del giudice Nobili finirà in niente, come sono finite in niente tutte ma dicasi tutte le iniziative della "giustizia" che prendevano di mira persone o interessi statunitensi. Gli esempi sono facili da fare: i delitti del "bandito" Giuliano, il caso Mattei, il caso Moro, i molti e tutti sanguinosi episodi della cosiddetta "strategia della tensione", Ustica, il Cermis, il caso Calipari, molti altri. E in tutti questi casi non un capello si torse a uno statunitense benchè la o le vittime fossero dei cittadini italiani, alcuni così eminenti come Mattei e Moro: strano che si facesse giustizia ora, che la vittima è uno straniero. Ricordo che qualche anno fa l'Ambasciata USA di Roma non accettò l'arresto neanche di uno statunitense che era accusato di traffico di organi umani: fece pressioni sino a che l'uomo fu liberato ( e salì sul primo aereo per gli USA; era stato scoperto per la collaborazione del chirurgo romano Raffaello Cortesini ).

Non dico che il giudice Nobili non sia determinato a non far seguire i fatti alle parole. Lo è, ma l'ambiente non permetterà più di tanto. Di già bisogna notare che - certamente per dei validi motivi - si è chiusa la stalla quando i buoi erano usciti: nessuno dei 13 sottoposti al provvedimento di arresto si trova in Italia, forse nessuno si trova in uno Stato dell'Unione Europea, dove sarebbe soggetto al mandato di cattura europeo. Inoltre mi pare che non ci sia l'intenzione di incriminare i mandanti del rapimento, che sicuramente non fu deciso dall'iniziativa del Console USA di Milano. Per non parlare dell'esecuzione di arresti-rapimenti all'estero nello stile degli israeliani e, ora vediamo, degli statunitensi. In breve, si tratta di una bolla di sapone. Se non sarà così bisognerà individuare i fattori di novità, che comunque mai potranno essere costituiti da un'emancipazione effettiva dell'Italia.

Un'ultima osservazione relativa al mandato di cattura europeo. Questa vicenda è stata occasione per qualcuno di elogiare il mandato di cattura europeo: Visto come è utile? Se i 13 erano nella UE erano già in gattabuia. Non c'era bisogno del mandato di cattura europeo: bastava la solita richiesta di estradizione. Il mandato di cattura europeo è stato adottato dall'UE per favorire i piani degli USA, non per arrestare i suoi agenti.

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