Da Corriere della Sera del 09/05/2008

L'intervista. Il magistrato di piazza Fontana: ora serve una riconciliazione

«Impunità per i protagonisti che sveleranno i misteri»

Il giudice Salvini: sì a una commissione con giuristi e storici

di Giuseppe Guastella

MILANO — Nella prima giornata dedicata alle vittime del terrorismo, Guido Salvini, giudice in molte inchieste sul terrorismo, invita alla riconciliazione e rilancia la proposta dell'ex presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino di una commissione che, almeno sul piano storico, faccia luce sugli anni di piombo e della strategia della tensione.
Dottor Salvini, si celebrano le vittime, ma l'Italia non ha ancora voltato pagina.
«La giornata della memoria è il frutto di una legge condivisa, votata da tutti i partiti, che esprime un principio forte: la vita umana, anche dell'avversario, è un valore assoluto, non vi può essere una graduatoria tra le vittime e la memoria di tutte. Per evitare che si trasformi in una vuota celebrazione, deve tendere non solo al ricordo, ma anche alla riconciliazione e soprattutto alla verità. Il futuro di una società e la vita dei singoli non possono fondarsi per sempre sul rancore. Vi sono stati momenti di riconciliazione tra vittime e responsabili di violenze negli anni di piombo. In queste occasioni può chiudersi un ciclo di sofferenze, a patto che, grazie ai processi, si sia fatta in quel singolo evento piena giustizia. A patto che gli ex terroristi rinunzino ad ogni ostentazione e riconoscano non solo di aver sbagliato tempi e strategie, ma qualcosa di più e cioè che la loro sconfitta personale e quella dei loro progetti è stata un bene per tutti».
E se la giustizia non riesce a fare il suo corso?
«Non può esserci vera riconciliazione nei non pochi casi in cui la giustizia ha dovuto fermarsi e vi è stata poca o monca verità. La storia e gli anniversari ci ripropongono tragedie rimaste insolute o non chiarite in modo soddisfacente nella loro genesi e nelle loro motivazioni profonde: stragi come piazza Fontana, di cui è certa solo la paternità della destra, o Ustica, crudeli assassini di giovani come Fausto e Iaio e altri sia di destra sia di sinistra. Altri eventi restano in parte oscuri, come l'assassinio di Aldo Moro, scelto, nella data, come riferimento del giorno della Memoria. Di altri eventi ancora, come l'omicidio Calabresi e la strage di Bologna, nonostante le condanne certo non sappiamo tutto o forse sappiamo ben poco. Per tentare di rispondere a queste domande di verità se non di giustizia Giovanni Pellegrino ha proposto la costituzione di una commissione prima che tutti gli attori di quelle vicende scompaiano».
Perché dovrebbe avere successo laddove hanno fallito altre commissioni e le inchieste?
«Prima di tutto non deve essere la solita commissione di inchiesta politico-parlamentare con i suoi ritorni strumentali e le grancasse mediatiche, ma una commissione per la verità formata da giuristi, storici e personalità indipendenti».
Con quali compiti?
«Come ha ipotizzato Pellegrino nel libro "Segreto di Stato", dovrebbe raccogliere con serietà e senza obiettivi ambigui le testimonianze di chi, ex terroristi, uomini politici, uomini dei servizi segreti e semplici testimoni che hanno avuto la ventura di entrare in contatto con quegli eventi, sentano di poter dire qualcosa su ciò che di quegli anni è rimasto sepolto e che è magari occasionalmente affidato solo a frammentarie interviste o memoriali».
Cosa le fa pensare che qualcuno si presenti?
«Per facilitare questa scelta i racconti potrebbero essere resi pubblici solo al termine dei lavori e qualora a carico del testimone o di altri dovessero profilarsi reati commessi nel passato, non vi sarebbe comunque punizione. Una scelta che non deve scandalizzare perché di fatto l'impunità giudiziaria si è già compiuta, non vi sono, salvo per la strage di Brescia, processi in corso e comprendere e sapere vale comunque più di ipotetiche carcerazioni. Per questa operazione di verità, che può restituire alla società e ai familiari il senso della morte di tante persone, non è troppo tardi. Serve coraggio, anche per rivedere eventualmente i propri schemi di interpretazione, serve una legge, anche se qualcuno può pensare che nel paese vi sono solo altre priorità, e sarebbe determinante per far nascere la commissione un intervento del capo dello Stato. Il passato, se ancora terreno di dicerie, ricatti, strumentalizzazioni e accordi indicibili, può condannare una società a ripetere gli stessi errori nel futuro e solo la verità sulle sue ombre è un anticorpo ed anche la strada per una piena riconciliazione ».

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