Da Report del 14/06/2000
Originale su http://www.report.rai.it/2liv.asp?s=8

I paradisi fiscali e la Tobin Tax

Un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione finanziaria

di Stefania Rimini

Approfondimenti / DOSSIER


 
L'unico paradisto del terrorista, quello "fiscale".

Il numero dei paradisi fiscali catalogati dagli Stati e dagli Organismi finanziari internazionali può variare da 40 a 80, a seconda dei criteri di valutazione seguiti nella classificazione. Il fenomeno offshore infatti si può presentare in varie forme, può essere più o meno esteso, e può riguardare anche Paesi membri dell'UE o dell'ONU. Una recente ricerca a livello europeo(Euroshore) coordinata dal prof. V. Uckmar ha diviso i 48 paesi analizzati in tre gruppi di "centri finanziari" in base al loro livello di prossimità agli Stati membri dell'Unione Europea : 1) Paesi che hanno particolari contatti di ordine geografico, politico ed economico con l'Unione Europea (Andorra, Monaco, Bermuda, Malta San Marino ecc.). 2) Economie in transizione, cioè giurisdizioni appartenenti all'ex blocco sovietico (Romania, Moldavia, Albania ecc.). 3) Giurisdizioni offshore esterne all'Unione Europea (Bahamas, Barbados, Macao, Malesia ecc.). Sette paradisi, tra i quali il Principato di Monaco, Andorra e Liechtenstein hanno apertamente dichiarato di non volersi adeguare alle disposizioni internazionali in materia di trasparenza.
Mettiamo che si potessero tassare i Paperoni del mondo, quelli che per intendersi si arricchiscono speculando sui cambi, senza produrre niente, quelli che muovono il loro denaro passando per societa' offshore, senza pagare tasse...
...Basterebbe che sulle loro transazioni speculative si potesse prelevare anche soltanto lo 0,5% e tanti i problemi ormai cronici potrebbero essere finalmente affrontati con i mezzi necessari.
O almeno, cosi' credono le 26 mila persone che si battono per l'introduzione di una tassa di questo genere, la Tobin tax, e che si sono organizzate a tal fine in una rete internazionale, la rete Attac.
Dopo Seattle infatti e' apparso chiaramente che ormai alla gente la risposta "e' il mercato" non basta piu', che la "globalizzazione" non e' amata, anzi spesso rifiutata.
Il senso di impotenza dei cittadini viene dal fatto che la politica sembra avere perso il proprio primato a favore dell'economia, vera forza trainante dello sviluppo della nostra societa'.
La potente spinta verso la liberalizzazione (nessun vincolo, nessun balzello) si situa al polo opposto rispetto alla proposta della Tobin tax, che viene criticata come "utopica" e irrealizzabile".
Ma fermiamoci un momento... e andiamo a vedere da vicino chi non vuole la Tobin Tax, chi sono e come funzionano le lobbies finanziarie (punta di diamante del processo chiamato "globalizzazione"), piu' potenti dei politici stessi.
Facciamoci un giro anche noi, come loro, nei paradisi fiscali...

Aprire una societa' offshore? e' facilissimo
Ecco Road Town, la capitale di Tortola, alle Isole Vergini Britanniche.
Ci sono 15 mila abitanti e ben 350 mila societa' offshore, che significa letteralmente "societa' fuori giurisdizione".
Le societa' offshore non hanno uffici, non hanno dipendenti, non hanno altro che delle targhette fuori dalla porta, e spesso neanche quelle.
Ma perche' 350 mila societa', tutte a Tortola? Perche' aprire una societa' offshore a cui intestare i propri beni e' facilissimo: bastano 48 ore, la riservatezza e' totale e garantita e nel paradiso fiscale la societa' non paga tasse.
...Inoltre, dai tribunali dei paradisi fiscali non filtrano informazioni sull'identita' dei veri beneficiari dei conti correnti intestati alle societa' offshore, come ben sanno i magistrati della procura di Milano, che durante le indagini di Mani Pulite si sono trovati davanti centinaia e centinaia di societa' offshore.
La difficolta' per gli inquirenti e' che molti paradisi fiscali non rispondono alle richieste di assistenza. Ad esempio le Bahamas non danno nessuna risposta, e su 600 rogatorie, dopo 8 anni ne sono state soddisfatte soltanto la meta'. Ci sono paesi che garantiscono l'anonimato assoluto, come le Seychelles.

Al supermercato del "viaggiatore fiscale"
Ma quanti sono i paradisi fiscali nel mondo? tutti pensano al vip che va a prendere la residenza a Montecarlo, ma quello e' un falso problema: il denaro senza nome segue altre rotte, tutte quelle segnate sulla black list, ovvero la lista nera stilata dal nostro ministero delle finanze. I paradisi fiscali infatti sono piu' di 100 e sono in continua crescita.
Secondo la Guardia di Finanza, ai paradisi fiscali si ricorre per evasione fiscale e per tutto cio' che richiede l'anonimato: dal riciclaggio di denaro, all'esigenza di sfuggire ai creditori o alle pretese del coniuge da cui ci si e' separati.
Con delle motivazioni cosi' , uno penserebbe che siano solo pochi ricchi a ricorrere ai paradisi fiscali, invece, secondo i professionisti del settore, la richiesta di societa' estere e' molto in aumento soprattutto tra le persone a medio reddito. Chiedo a chi "tratta" l'articolo come si presentano i clienti e mi dicono che la frase tipica : "Mi trovo nella necessita' di far si' che io non venga piu' considerato proprietario di questo..."
Vediamo quanto costa aprire una societa' offshore. Dipende dove la voglio fare. Per esempio, a Jersey costa 4 milioni. Alle Isole Vergini costa 3 milioni e mezzo.
Insomma, il mercato tira... e i prezzi sono ottimi, anche perche' i paradisi fiscali si fanno concorrenza tra loro. Ognuno e' piu' paradiso per qualcosa e cosi' i clienti si spostano da un paese all'altro, trasformandosi in "viaggiatori fiscali".
Proviamo a seguirli.
Dove? ...Tanto per cominciare, andiamo in Liechtenstein.

Il Liechtenstein, interessante paese
(per i riciclatori di denaro sporco)
A parte il castello del principe, non c'e' niente: sembra un paese abitato esclusivamente da avvocati, business men e intermediari finanziari.
Al ministro dell'economia chiedo se e' vero che in Liechtenstein ci sono due societa' e mezzo per ogni abitante, e lui mi risponde che non lo sa, non le ha contate, pero' ce ne sono tante perche' in Liechtenstein trovano un ambiente fiscale favorevole, e poi c'e' un forte segreto bancario. Il ministro pero' ci tiene a rimarcare che loro lottano contro il riciclaggio di denaro sporco. Soltanto nel novembre scorso i servizi segreti tedeschi hanno scoperchiato in Liechtenstein un sistema di riciclaggio di denaro sporco frutto del traffico d'argento, e in maggio e' stato arrestato per una questione di riciclaggio addirittura il fratello dello stesso ministro.
Anche nella risposta alle rogatorie il Liechtenstein non e' certo veloce, guarda caso. Con le sue tattiche dilatorie, il Liechtenstein ha provocato una vera e propria crisi diplomatica, rifiutandosi di dare informazioni relative all'inchiesta Imi Sir che coinvolge l'ex ministro della giustizia Cesare Previti.
Ma comunque i nomi dei "viaggiatori fiscali" non saltano mai fuori, tranne quando le cose vanno male e ci si mette di mezzo la giustizia.
Altrimenti, nessuno vuole parlare. Soltanto per essere ricevuta dagli avvocati e dagli intermediari che forniscono consulenza fiscale, e' stata necessaria tutta una trafila di presentazioni incrociate. Dopodiche' mi e' stato consigliato di presentarmi agli appuntamenti con un abbigliamento rassicurante, il che non mi ha risparmiato di dover tornare da tutti almeno due volte prima di ottenere uno straccio di intervista, e comunque i nomi dei "viaggiatori fiscali" rimanevano tabu'.
Alla fine sono riuscita a trovare delle persone che ammettono di aver intestato dei beni ad una societa' estera, ma solo perche' la storia e' finita male.

Per pagare meno tasse, si sono rovinati
Ecco come una famiglia che aveva delle case che valevano un miliardo, e' stata spogliata di tutto perche' le ha intestate a una societa' offshore a Vaduz nel Liechtenstein, con il meccanismo delle azioni al portatore, che sono come denaro contante, chi si presenta incassa...
Il padre mi racconta, beninteso a condizione di restare anonimo, che una persona aveva carpito la fiducia di sua moglie, si era fatta rilasciare una procura generale, era andata in Liechtenstein, si era fatta consegnare le azioni e le aveva poi vendute ad una societa' di Panama, che era sempre sua.
Scoperta la truffa, la famiglia ha iniziato una causa per recuperare il patrimonio immobiliare, ma il tribunale non sapeva a chi notificare il sequestro dato che le case, sotto forma di azioni al portatore, venivano cedute man mano ad altre societa' offshore, di cui non era possibile conoscere il proprietario... e per questa gente il patrimonio di famiglia e' scomparso nel buio del Liechtenstein.

L'isola di Jersey, paradiso fiscale dal volto pulito
Insomma, il paradiso fiscale, piu' e' segreto, piu' e' rischioso. Percio' il "viaggiatore fiscale" prudentemente trasloca verso altri lidi piu' tranquilli, sempre nel cuore dell'Europa: per esempio l'isola di Jersey nel canale della Manica.
L'isola di Jersey e' un regno indipendente legato alla corona britannica, qui ci sono circa 30 mila societa' offshore. Secondo il direttore della Commissione per i servizi finanziari, Jersey non deve essere considerata un paradiso fiscale, poiche' scambia informazioni con le autorita' degli altri paesi, e ha una legislazione contro i riciclatori di denaro sporco e le frodi finanziarie. Fatto sta che a Jersey ci sono oltre 200 filiali degli intermediari finanziari piu' importanti del mondo. Ne sento uno tra i piu' importanti e l'impressione e' che l'evasione fiscale non riguarda gli intermediari, che se ne lavano le mani. Sostengono infatti che non c'e' nessuno che ti impedisca di aprire una societa' a Jersey, sta a te dopo dichiararla o meno al fisco del tuo paese.
Ma la gente le dichiara o no le societa' che ha all'estero? Torniamo in Italia e giriamo la domanda a chi sa bene come vanno queste cose: la risposta e' che non lo fa quasi nessuno.

Se ho un miliardo e voglio farlo sparire. Ecco come si fa
In realta' per far traslocare i propri beni in un rifugio fiscale non e' necessario andare fino in Liechtenstein o fino all'isola di Jersey: basta andare in banca o dal professionista a 50 metri da casa. Pero' la crema e' tutta a Milano intorno a piazza del Duomo.
Chiedo a uno dei piu' quotati "prestanome": se ho un miliardo e voglio farlo rendere, che strade ho?
Ecco quello che succede: l'avvocato/fiduciario contatta un corrispondente in un paradiso fiscale e viene aperta una societa' offshore, intestata al fiduciario nel paradiso fiscale. Poi, attraverso una "dichiarazione di trust" il fiduciario dichiara (in via riservata) che la societa' non e' sua ma e' del cliente. E cosi' tutti i beni che io voglio intestare a quella societa' non risulteranno piu' miei agli occhi del fisco, pur essendolo a tutti gli effetti.
Questo schema di "triangolazione" e' sempre lo stesso, ma puo' essere ripetuto piu' e piu' volte, per inserire piu' barriere e poter occultare meglio il denaro.
Prendiamo il caso di un ipotetico signor Verdi, che ha una societa' in Italia. Come fara' a crearsi dei fondi neri? Prima di tutto apre non una, ma tre societa' offshore.
Ci sono tre societa' che sono legate attraverso una "declaration of trust" e posseggono ciascuna alcune azioni della societa' operativa, che e' una societa' offshore e che e' a Jersey. Questa societa', che con un nome di fantasia potremmo chiamare "Paradise", opera attraverso alcuni amministratori che hanno funzioni formali, e alcuni procuratori , che hanno funzioni sostanziali. Gli amministratori possono essere il fattorino o la segretaria della societa' fiduciaria. I procuratori invece possono essere dei legali che sono in contatto occulto con Verdi.
In questo modo si crea una frattura tra gli amministratori formali, che non sanno niente, e questi procuratori, che possono anche variare da operazione a operazione.
La societa' Paradise e' legata con un contratto fiduciario alla societa' Hell Anstalt, (altro nome di fantasia) che si trova a Panama, in un altro paradiso fiscale. La Hell deposita per conto della Paradise in una banca italiana una cifra che garantisce il finanziamento alla societa' che Verdi ha in Italia. Lo schema si chiama "back to back": apparentemente si tratta di un finanziamento che la banca ha concesso a Verdi, cioe' sono in Italia non come soldi di Verdi, ma come soldi della banca, che la banca ha prestato a Verdi.

Ma come si fa a recidere definitivamente i legami dei propri soldi con l'Italia?
Una volta chi si caricava i soldi in spalla per portarli in Svizzera veniva chiamato "spallone".
La Guardia di Finanza continua a sequestrare valigie cariche di contanti, ma lo "spallone" moderno in realta' non ha bisogno di viaggiare, ci sono tecniche piu' sofisticate.
Ad esempio, il signor A ha intenzione di trasferire dei capitali all'estero. Allora si rivolge ai canali, che ci sono per queste operazioni, e dice: "Guardi, io ho una cifra X da trasferire in questa banca. L'esperto della situazione gli dice: "Invece di trasferire i soldi all'estero, c'e' il signor B che ha bisogno di fare un'operazione inversa. Cioe', A vuole portare dei soldi all'estero, B vuole portare dei soldi in Italia. Allora A passa la cifra a B, e viene aperto un conto corrente a una societa' intestata ad A all'estero, e B da' ad A il corrispondente. In questo modo il denaro non passa materialmente la frontiera, ma una somma uguale viene movimentata con segni opposti all'estero e in Italia.
Senza bisogno di ricorrere a tecniche come questa, quasi tutti sanno che vale la pena di portare i propri soldi in Svizzera. qual e' la convenienza?
Una sono le tasse, per le aziende e per le persone fisiche, che trovano organizzazioni in grado di gestire i fondi. E poi c'e' la discrezione, il segreto bancario, che pero' tiene finche' uno e' una persona onesta.
Il segreto bancario in Svizzera non e' piu' quello di una volta, ma tanti, tantissimi italiani corrono a Lugano perche' c'e' una novita': si chiama "trust". Il trust permette di risparmiare sulle imposte di successione e allo stesso tempo copre l'identita' dei beneficiari . Uno intesta dei beni al trust, indica chi sono i beneficiari del trust, e in questo modo se ne spoglia completamente.
Il trucco e': mettere come beneficiari del trust se' stessi. In questo modo uno puo' continuare a godersi i suoi beni anche se ufficialmente se ne e' spogliato.
Ovviamente non si tratta di un sistema legale.

Contro il fisco affamato e' meglio fuggire in Lussemburgo
Se per difendersi dal fisco le persone vanno in Svizzera, le imprese invece vanno in Olanda, Irlanda e soprattutto in Lussemburgo. Vado anch'io a vedere.
Mentre cammino per boulevard Prince Henry, arrivo al numero 13 , e le trovo tutte nello stesso palazzo: la Pirelli, la Fiamm, Mondadori, Franco Tosi, Merloni Ariston, e poi, 50 metri piu' in la', trovo ancora: Meccanica Finanziaria, Lucchini, Autogrill, Franzoni, Gazzoni Frascara e Valentino.
Ci sono le solite banche dei paradisi fiscali, ma...sorpresa! e' anche pieno di banche italiane.
Ma perche' tutte in Lussemburgo? e' semplice: le imprese vanno in Lussemburgo per creare delle "holding".
Ce ne sono oltre 11 mila. La holding e' una societa' che detiene partecipazioni, le vende e le compra e su questa attivita' in Lussemburgo non si pagano imposte. "Non pagano le imposte" in linguaggio tecnico si chiama "pianificazione fiscale". Secondo molti imprenditori, il carico fiscale in Italia (47%, terza in Europa) insopportabilmente alto, e rende consigliabile sfruttare la concorrenza fiscale che gli stati si fanno tra loro.
Ma quante sono le aziende italiane che sono andate in Lussemburgo per risparmiare? Lo chiedo all'archivio della Consob, l'organo che controlla le quotate in borsa. Consultiamo la banca dati... che pero' non riesce ad elencarle tutte insieme, perche' sono troppe!
Quanto ci perdiamo noi in Italia? Non si sa, pero' i francesi l'hanno calcolato e hanno scoperto che a causa della concorrenza fiscale ci perdono 30 mila miliardi l'anno.

Societa' offshore e societa' "off the shelves".
Ci sono poi i soliti furbi ai quali non bastano i vantaggi offerti dal sistema, allora creano delle holding che sono solo delle scatole vuote e le piu' vuote di tutte sono quelle che aspettano di essere riempite.
Sono chiamate anche "societa' nel cassetto" perche' ci sono studi professionali che le creano e poi, quando un cliente ne richiede una, le tirano fuori dal cassetto belle pronte per l'uso: possono essere girate al cliente nel giro di 24 ore.
La patria mondiale delle societa' nel cassetto sono le Isole Vergini Britanniche , e li' ha sede la Elan, una compagnia che vende societa' offshore su Internet. Voglio andare la' a vedere che cosa combinano...

Alle BVI, il paradiso delle societa' offshore. Bocche cucite
Prendo un volo e arrivo a Tortola, Isole Vergini Britanniche. Qui ci sono isole completamente disabitate dove si spende un patrimonio. In quella di proprieta' di Richard Branson, il magnate della Virgin records, si pagano 14000$ a notte, accettano solo 20 persone su tutta l'isola e si pagano 25 milioni a notte.
Per un cocktail si va sulle 40 mila lire. L'isola e' privata e ti raccomandano di non disturbare la privacy degli ospiti. A Road Rown, la capitale di Tortola, pare che ci sia la sede di 350 000 societa' offshore.
Ma dove sono? Tutto quello che si vede sono delle targhette di fiduciari, ognuno dei quali fa da prestanome a centinaia di societa'. Queste societa' in se' stesse non sono altro che un recapito postale, e per quel che ne so, una certa signora che ritira la posta potrebbe essere l'amministratore di una o piu' societa' che movimentano miliardi.
Quella che io sto cercando e'la societa' che ho visto su internet in Italia, la Elan... ed eccola la'. Telefono e richiedo un'intervista. Dopo averci pensato un paio di giorni, mi dicono che sono disponibili a parlare. Ma quando mi presento con la telecamera, fanno marcia indietro: niente interviste per la televisione, prego, e' contrario alle nostre politiche.
Allora provo con l'altro contatto che avevo avuto dall'Italia. Anche questi fiduciari pero' non ne vogliono sapere di parlare: ogni volta che richiamo, la responsabile guarda caso e' troppo occupata. Provo a sentire se almeno parla il Governo: chiamo la commissione per i servizi finanziari. Una funzionaria gentilmente mi fa capire che ci si puo' incontrare per una chiacchierata pero' niente interviste televisive, e mi chiede: "Ma lei si rende conto del nostro genere di industria?".
Certo che capisco qual e' il loro genere di industria: far sparire le tracce del denaro. e comunque dei loro affari ne parlano solo con i giornalisti" amici". Visto che di nomi non ne vengono fuori e che stare qui costa un occhio della testa, torno a casa.
Guardate un po' cosa pubblicizzano sulla rivista di bordo? proprio quelle societa' con le quali nessuno vuole ammettere di averci a che fare. Ma perche'?

Che cosa dice la legge?
Costituire una societa' offshore non e' reato. Diventa un reato quando il soggetto la utilizza per porre in essere rapporti simulati diretti ad ingannare il fisco, in questo caso si tratta di frode fiscale, e la pena e' di 1 anno e 6 mesi.
Gli altri reati che si possono commettere con le societa' offshore sono falso in bilancio e riciclaggio, e qui le pene sono piu' dure. Comunque chi rischia la galera e' solo il cliente, non l'intermediario.
Il fisco vuole il 25% della somma che e' stata portata all'estero e che non e' stata dichiarata, e inoltre, da domani, le imprese che gonfiano le fatture utilizzando intermediari dei paradisi fiscali, non avranno piu' vita facile... almeno cosi' dice il Ministero delle Finanze.
Anche la Consob si sta mobilitando, perche' proprio dai paradisi fiscali spesso partono le operazioni che turbano i mercati.

Ma il problema grosso e' quello della trasparenza:
il caso Telecom Italia
Facciamo un esempio prendendo spunto da una polemica recente. Il piu' importante gruppo italiano, cioe' Telecom Italia, e' controllato da una societa' con sede in Lussemburgo, la Bell, e tra i soci della Bell figurava una societa' con sede alle isole Cayman, in un paradiso fiscale.
Il succo della polemica era: ma allora chi c'e' dietro al piu' grande gruppo italiano?

La speculazione finanziaria, un mostro ormai fuori da ogni controllo
Comunque, contro i paradisi fiscali i grandi consessi internazionali (Fmi, Ocse, G7, Gafi, Fatf, Ue) stanno facendo una battaglia almeno di facciata.
Non si puo' dire lo stesso della speculazione finanziaria, che trae vantaggio dall'esistenza dei paradisi fiscali, che ha gia' messo in ginocchio le economie del Sud Est asiatico, del Messico, del Brasile e della Russia, ma che non interessa a nessuno.
Come mai?
Secondo alcuni, e' perche' chi specula ha abbastanza potere per impedire che venga preso qualsiasi provvedimento per il controllo dei movimenti di capitale a breve termine, per esempio la tassa sulla speculazione (Tobin tax).

La Tassa Tobin, un granello di sabbia negli ingranaggi della speculazione finanziaria
Basti pensare che ci sono degli speculatori che accumulano ogni giorno l'equivalente di 3600 milioni di miliardi. Come? Facile: li giocano in borsa, operano in dieci minuti, comprano Euro e li rivendono e su questi guadagni non hanno pagato neanche lo 0,5% di tasse.
La battaglia per l'introduzione della tassa Tobin non fa comodo a nessun governo, ed e' per questo che in prima linea c'e' soprattutto gente comune, piu' di 26 mila tra cittadini e associazioni di vari paesi, riuniti nella rete Attac. Per esempio il Canada il Belgio, la Francia e l'Italia hanno dichiarato l'intenzione di introdurre la tassa contro le speculazioni, ma molti altri non ne vogliono sapere, in particolare negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, ovvero le centrali della finanza (e del riciclaggio) mondiali.
E agli speculatori miliardari poco importa se con una miserabile tassa dello 0,5% si potrebbe creare un fondo che eviti a qualche milione di persone in Africa di morire di sete, e a qualche milione di persone in Europa di mangiare il grano radioattivo dell'Ucraina (come successe nel 1986 all'epoca di Chernobyl) o di mangiare la carne malata delle mucche pazze, il tutto per tenere in piedi l'economia ucraina o quella inglese.
Per gli speculatori, protetti dai governi, il giro d'affari e' di 3 milioni e 600 mila miliardi di lire al giorno, esentasse. Questo e', e continuera' cosi' fino al giorno in cui i criminali saranno almeno tassati.

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