L'ipotesi di connivenza di organismi esteri

Documento aggiornato al 25/02/2004
Ben presto dall'ipotesi di collaborazione di singoli terroristi stranieri si passò al ben più grave sospetto di vere e proprie connivenza di organismi e perfino di servizi segreti di Paesi esteri, nell'agguato di via Fani. (1)
Il quotidiano "l'avvenire" del 29 marzo 1978 attribuiva al senatore Andreatta una dichiarazione secondo la quale l'onorevole Moro si sarebbe detto preoccupato per le attività destabilizzatrici dei servizi dei paesi dell'Est ed, in particolare, della Cecoslovacchia.
Il senatore Andreatta ha precisato alla Commissione di non avere ricevuto alcuna confidenza dall'onorevole Moro in proposito ed ha aggiunto di avere a suo tempo protestato e chiesto una rettifica al giornale.
Probabilmente la falsa notizia fu originata da una conversazione tra amici, nel corso della quale il senatore Andreatta fece riferimento alle voci che, in quei giorni, circolavano a Roma.
L'ipotesi di un rapporto delle BR con la Cecoslovacchia era effettivamente circolata subito dopo l'agguato e la stampa l'aveva riportata. Lo stesso sostituto procuratore dottor Infelisi aveva avuto indicazioni da alcune fonti, più o meno confidenziali, ma sempre provenienti dalla polizia, su un possibile ruolo nel sequestro dell'onorevole Moro dell'ambasciata cecoslovacca, sicché furono disposti controlli nella zona in cui quella rappresentanza diplomatica ha sede.
La stampa riportava l'opinione di Joseph Frolik, ex agente segreto cecoslovacco, secondo la quale i servizi segreti del suo paese si erano da tempo specializzati in faccende italiane avendo organizzato attentati in Alto Adige.
Anche Walter Laquer, direttore del Centro studi strategici internazionali di Washington, dichiarava che le BR beneficiavano nell'impresa Moro di aiuti stranieri in denaro ed armi, in particolare da parte della Cecoslovacchia e che era facile intuire chi ci fosse dietro i cecoslovacchi.
Veniva così chiamato in causa il KGB, cui si attribuiva il ruolo di fomentatore del terrorismo internazionale. Ad esso si riferivano ripetutamente fonti americane, anche se era evidente una divergenza di posizioni tra la CIA, che negava di avere riscontri attendibili, e il Dipartimento di Stato che assicurava di averli.
Al KGB, e comunque a un "ideologo" del Partito comunista sovietico, un esperto della lingua russa, il diplomatico Renzo Rota, già primo consigliere dell'ambasciata a Mosca dal 1965 al 1972, faceva risalire la parte ideologica del primo messaggio delle Brigate Rosse nonché tutto il secondo, relativi al sequestro Moro.
In uno studio fatto pervenire alla Commissione, il dottor Rota aveva raffrontato alcune espressioni contenute nei suddetti messaggi e le corrispondenti parole o frasi russe, deducendo che - per l'uso di stereotipi della propaganda sovietica nonché di espressioni caratteristiche del linguaggio ufficiale di quel partito comunista - tali messaggi dovevano essere considerati redatti da una persona che aveva "la preparazione politica, l'orecchio politico, il gusto politico" propri dei comunisti sovietici.
Per la verità molte delle "espressioni russe" individuate dal dottor Rota erano da tempo entrate nel lessico della sinistra extraparlamentare italiana.
I sovietici, all'opposto, accusavano la CIA di essere l'elemento di sostegno del terrorismo e citavano, a conferma delle loro accuse, l'attività svolta in Italia da Ronald Stark.
Il 27 aprile 1978, in una conferenza stampa, il procuratore generale de Il Cairo dichiarava che una corrente palestinese dissidente di Al-Fatah avrebbe tenuto contatti con le BR per eseguire operazione terroristiche in Svizzera. Detti contatti sarebbero stati confermati anche da un palestinese, già studente in medicina all'Università di Roma. Le autorità federali elvetiche smentirono tuttavia la esistenza a Zurigo di una organizzazione terroristica filoaraba legata alle BR.
Il 29 aprile, da Beirut, veniva comunicato che Farouk Kaddumi, la sera precedente, aveva chiesto di far pervenire al ministro Cossiga la rinnovata assicurazione che la Resistenza palestinese avrebbe ricercato notizie tramite qualsiasi militante dell'organizzazione in grado di avere contatti con le BR o con altri gruppi a conoscenza dell'operazione Moro.
Le accuse ad organismi stranieri continuavano anche dopo l'assassinio dell'onorevole Moro. Così, a fine maggio, i servizi israeliani facevano recapitare copia di un volantino trovato nel Libano e redatto in lingua araba in data 15 maggio 1978 da sedicenti Brigate Rosse - sezione Libano, nel quale si accennava alla lotta armata in vari Paesi: tra questi l'Italia, dove era stato sequestrato il "falso leader Aldo Moro".

(1) Secondo il rapporto dell'Interpol, Norman Ehehalt aveva posseduto, alcuni anni prima, una vettura Opel Kadett. Peter Stoll era stato visto incontrarsi con persone che si erano recate all'appuntamento a bordo di detta vettura.
 
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