13. Il tentativo israeliano

Documento aggiornato al 27/12/2004
Dalle deposizioni di numerosi pentiti risulta che un po' tutti i dirigenti delle BR, erano a conoscenza di un tentativo operato dai servizi segreti israeliani di entrare in contatto con l'organizzazione terroristica attraverso un'offerta di aiuti in armi e denaro.
E' certo, quindi, che l'episodio era nella memoria dell'organizzazione. Più difficile è risultato, invece, collocarlo esattamente nel tempo e definirne i particolari giacché, spesso tramandato oralmente da una generazione all'altra dei brigatisti giunti alla guida dell'organizzazione, ha finito per arricchirsi di particolari diversi.
Il primo a fornire notizie su questo episodio fu Patrizio Peci, che ne fu informato da Nadia Ponti. Secondo il racconto fatto da questi alla Commissione i servizi israeliani, manifestando la preoccupazione che il coinvolgimento del PCI nella maggioranza di governo potesse determinare un'evoluzione in senso filo-arabo della politica estera italiana, erano interessati ad incoraggiare l'attività destabilizzatrice delle BR.
Al fine di accattivarsi la fiducia dei brigatisti gli israeliani avrebbero fornito i nominativi di due persone che stavano per essere arruolate nelle BR definendoli "infiltrati". Gli accertamenti svolti dalle BR avrebbero confermato trattarsi di persone pericolose per l'organizzazione, sicché ogni rapporto con esse fu immediatamente interrotto.
Secondo Peci la proposta israeliana fu respinta in considerazione dei pericoli che qualsiasi tipo di rapporto con i servizi segreti inevitabilmente comporta.
Dalla deposizione di Peci l'episodio sembrava collocarsi attorno al 1975.
Buonavita l'ha invece fatto risalire agli anni 1972-1973, pur avendolo appreso nell'ottobre 1974 allorché, entrato a far parte dell'esecutivo, fu messo al corrente dei "segreti" dell'organizzazione da Mara Cagol.
Secondo Buonavita i servizi israeliani contattarono le BR attraverso un professionista di Milano. Obiettivi dell'iniziativa israeliana erano quelli di favorire la destabilizzazione dell'Italia al fine di far apparire insostituibile, agli occhi degli americani, la funzione di Israele e di ottenere, di conseguenza, un più deciso appoggio politico, economico e militare.
In quella occasione alle BR, a testimonianza della loro buona fede, gli israeliani avrebbero segnalato il rifugio a Friburgo di Marco Pisetta, che le BR ricercavano in quanto transfuga e delatore.
Nell'estate 1973 Buonavita e Ognibene erano stati infatti inviati da Curcio a Friburgo (RFT) con l'incarico di giustiziare Pisetta. Curcio aveva però detto a Buonavita che l'indicazione del rifugio di Pisetta era stata fornita alle BR da militanti di Lotta Continua di Trento.
Un gruppo di militanti BR, tra i quali la Cagol e Fabrizio Pelli, era stato inviato a Friburgo per controllare l'autenticità dell'informazione. Solo dopo il ritorno di questo primo commando, che confermò la presenza a Friburgo di Pisetta, intravisto nei pressi dell'abitazione che allora occupava, fu deciso di dare a Buonavita e ad Ognibene l'incarico di giustiziare il delatore.
I due killer non riuscirono però nel loro intento perché, nel frattempo, la vittima designata si era resa uccel di bosco. Pisetta ha infatti raccontato alla Commissione di essersi, ad un dato momento, avveduto della continua presenza di due persone nei pressi della sua abitazione e di avere, di conseguenza, fatto perdere le sue tracce facendo uso di una uscita posteriore della quale l'abitazione disponeva.
Nel 1974 anche Galati ebbe notizia del tentativo israeliano nel corso di una riunione alla quale parteciparono, tra gli altri, la Ronconi e Semeria. Fu quest'ultimo ad informare gli altri della offerta ricevuta e della posizione negativa assunta dall'organizzazione.
Secondo Galati, Semeria fece anche esso riferimento all'intermediazione del professionista che precisò essere persona gravitante nell'area socialista, ed al fatto che gli israeliani avevano indicato il rifugio di Pisetta.
Alla Commissione risulta, dall'esame dei documenti rinvenuti nel covo di Robbiano di Mediglia, che le BR condussero una lunga inchiesta al fine di individuare il rifugio di Pisetta. Fu una ragazza di Trento, Rosanna Pegoretti, alla quale Pisetta era solito scrivere e telefonare, sentendosi ad essa sentimentalmente legato, a fornire alle BR ogni notizia in suo possesso.
La certezza che Pisetta era a Friburgo fu così acquisita dalle BR nel giugno 1973. La Commissione ha così acclarato che la prima fonte di notizie fu quella trentina indicata da Curcio. Per l'esattezza a far da tramite tra Pegoretti e le BR furono Antonio Bellavita ed Aldo Bonomi (Filippo).
Ma nel covo di Robbiano di Mediglia è stato anche ritrovato un documento che porta la data del I marzo 1974.
Esso riproduce, sotto forma di dialogo, che induce a pensare all'uso di un registratore, un colloquio avvenuto a Friburgo nella suddetta data tra Pisetta e un anonimo interlocutore. In calce al documento è riportato il nome sotto il quale Pisetta si celava a Friburgo (Alfredo Maritz) e l'indirizzo.
Da altro documento si desume che a fornire alle BR prima una fotografia di Pisetta e poi la registrazione del dialogo, il falso nome e l'indirizzo del transfuga, fu un non meglio identificato "avvocaticchio" il quale, a sua volta, indicò come interlocutore di Pisetta tale Corrado Maroso, che a Milano era membro di un collettivo di quartiere in zona Sempione collegato con "Il Manifesto" e che aveva lavorato presso la ditta Crouzet (1). Risulta quindi evidente che, dopo l'infruttuoso tentativo operato da Buonavita, le BR continuarono a cercare e ad acquisire ogni possibile notizia su Pisetta.
Il Prefetto Sparano, segretario generale del CESIS, ha dichiarato del tutto inattendibili le notizie relative ad un tentativo dei servizi segreti' israeliani di entrare in contatto con le BR, ma ciò ha fatto sulla base di un argomento assolutamente inconsistente e cioè che Pisetta non sarebbe mai stato a Friburgo.
Anche il ministro Lagorio ha riferito alla Commissione in questo senso, evidentemente sulla base di informazioni non esatte fornitegli dai servizi. Parlando alla Camera, il ministro ha addirittura indicato Buonavita e Pisetta come pedine di un complicato gioco di depistaggio tendente a distogliere l'attenzione dalla cosiddetta pista bulgara (1).
La presenza di Pisetta a Friburgo è invece certa ed è provata sia dal racconto fatto da Pisetta, sia dai documenti trovati nel covo di Robbiano di Mediglia.
Pisetta si rifugiò a Friburgo per circa due anni (1973-1974) occupando diverse abitazioni e lavorando presso diverse aziende.
Certo si potrebbero avere oggi maggiori certezze se, a suo tempo, fossero state condotte serie indagini da parte dei nostri servizi. Purtroppo, invece, ci si è limitati a dichiarare "incredibili" le dichiarazioni dei brigatisti in considerazione dei buoni rapporti esistenti tra servizi italiani e israeliani e a tacciare di provocazione Buonavita, la cui attendibilità è risultata invece del tutto evidente.
Eppure si sarebbe dovuto non dimenticare che la motivazione che i servizi israeliani avrebbero dato alla loro iniziativa trova riscontro nella posizione del governo israeliano che, proprio nel 1974, mentre si svolgeva il viaggio del Presidente Leone e dell'onorevole Moro a Washington, per bocca del suo Primo Ministro Rabin prospettò i rischi che il sistema occidentale correva a causa dell'inaffidabilità politica dell'Italia (2).
Concludendo, la Commissione ritiene credibile che i servizi israeliani abbiano cercato di stabilire un rapporto con le BR nel 1974.
Sbaglia Buonavita allorché colloca l'episodio nel 1972-1973. Egli, infatti, quando nell'ottobre 1974 venne informato dalla Cagol, erroneamente collegò tale notizia con la missione da lui svolta a Friburgo nel 1973 e trasse la conclusione che Curcio gli aveva mentito indicando come fonte Lotta Continua di Trento. Partendo da questo errato presupposto, Buonavita fu di conseguenza portato a collocare il contatto con gli israeliani in data anteriore all'estate 1973, durante la quale egli si recò a Friburgo.
L'aggancio di Pisetta a Friburgo da parte del secondo informatore delle BR avvenne, invece, come si è detto, il I marzo 1974.
Si spiega così la riunione di cui parla Galati, che avvenne appunto nel 1974, mentre non avrebbero senso l'informazione data in quella sede da Semeria e il dibattito che ne seguì ove si fosse trattato di fatti avvenuti ben due anni prima.
La Commissione ritiene che esistano oggi le condizioni per identificare l'"avvocaticchio", utilizzando le notizie di cui essa è venuta in possesso attraverso l'accurato studio dei documenti rinvenuti a Robbiano di L' "avvocaticchio" è stato certamente un informatore delle BR. Probabilmente è anche il professionista che propose alle BR un contatto con i servizi israeliani. Mediglia. Dovrebbe trattarsi di un avvocato originario di Trento o che ha studiato a Trento, ma residente a Milano, la cui identità è certamente nota a Corrado Maroso.
Annotazioni − (1) Anche tale Paolo Assente che, per un certo periodo, coabitò a Friburgo con Maritz-Pisetta, fornì all'avvocato Giuseppe Melzi di Sesto San Giovanni una foto di Maritz per avere conferma che si trattasse di Pisetta. Ai giudici Guido Viola, Ciro De Vincenzo di Milano e Giancarlo Caselli di Torino, l'avvocato Melzi ha dichiarato di non aver fornito ad altri la foto e di non conoscere Maroso.
(1) Vedi Resoconti della Camera dei deputati, seduta del 20 dicembre 1982.
(2) Intervista al giornale "Maariv" del 26 settembre 1974, riportata nella prima pagina del "New York Times" del 27 settembre 1974.
 
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