7. L'ipotesi di un'autonoma iniziativa dello Stato

Documento aggiornato al 27/12/2004
Il 26 aprile sull' "Avanti!" l'onorevole Craxi, in un fondo firmato, considerava la richiesta delle BR assurda ed irrealistica perché urtava contro invalicabili limiti di principio ed era obiettivamente impraticabile. I brigatisti non facevano altro "che confermare l'ipotesi, temuta fin dall'inizio, di una conclusione predeterminata e maligna". Confermando tuttavia che i socialisti non avevano sposato la linea della rassegnazione, l'onorevole Craxi avanzava la possibilità di un'iniziativa autonoma dello Stato fondata su ragioni umanitarie e che si muovesse nell'ambito delle leggi repubblicane. Egli pensava che la Besuschio, inclusa nell'elenco dei tredici dai brigatisti, ma già indicata dal professor Vassalli come possibile beneficiaria di un provvedimento liberatorio, potesse essere utilizzata per realizzare un possibile scambio "uno contro uno". La Besuschio era certamente un nome di rilievo, ma non aveva commesso delitti di sangue. Non sarebbe stata illegittima la grazia, perché la grazia non è mai illegittima; non sarebbe stata illegittima la libertà provvisoria perché i fatti a lei addebitati erano precedenti alle più rigorose disposizioni della legge 22 maggio 1975, n. 152, e, salvo il tentato omicidio, non imponevano il mandato di cattura obbligatorio. La deroga - o lo strappo - consisteva nel concedere la grazia o la libertà provvisoria che, in altre condizioni, non sarebbe stata data.
Lo stesso giorno il segretario della DC, onorevole Zaccagnini, si recava nella sede del Partito socialista per incontrare l'onorevole Craxi, che gli riferiva della sua iniziativa della ricerca sui detenuti.
Il comunicato del segretario del PSI a conclusione dell'incontro dava atto di un'intesa raggiunta su tutto ciò che ragionevolmente e legittimamente poteva essere fatto o tentato e l' " Avanti!" commentava che le espressioni "ragionevolmente e legittimamente" segnavano i limiti invalicabili oltre i quali non ci si poteva muovere, ma entro i quali lo Stato doveva avere la forza di tentare di rovesciare la spirale dell'odio e della violenza. L'unità e la solidarietà di fondo delle forze democratiche - proseguiva il testo del comunicato dell'onorevole Craxi - non possono non rafforzarsi di fronte ad una situazione che si fa sempre più aspra e drammatica. Poco dopo, con un suo comunicato, l'onorevole Zaccagnini confermava la disponibilità della Democrazia cristiana ad esaminare in quale modo potesse concretarsi, nell'assoluto rispetto dei principi costituzionali e delle leggi dello Stato, e con la solidarietà dei partiti democratici, l'iniziativa umanitaria alla quale lo, stesso onorevole Craxi aveva fatto riferimento nell'editoriale dell'" Avanti!". Anche all'onorevole Berlinguer il segretario del PSI espose i termini della sua proposta. Egli insistette perché il PCI attenuasse la sua opposizione all'iniziativa socialista e consentisse di sviluppare le iniziative che si ritenevano utili. Il 27 aprile l'ufficio stampa del Partito socialista smentiva che fossero state avanzate proposte formali e specifiche, ma riaffermava la necessità di valutare l'esistenza di possibilità concrete per un'iniziativa autonoma dello Stato fondata su ragioni umanitarie e che si muovesse nel pieno rispetto della legge.
Il comunicato proseguiva riferendo che il Partito socialista non aveva trovato opposizioni pregiudiziali e, anzi, era stato incoraggiato. Secondo l'onorevole Zaccagnini la concordanza di vedute tra la Democrazia cristiana ed il Partito socialista rispecchiava la più volte verificata solidarietà tra tutte le forze della maggioranza parlamentare e del Partito liberale, che si concretava in una linea che non precludeva gesti autonomi dello Stato che non ne vulnerassero le leggi e non cedessero a ricatti.
L'onorevole Craxi illustrava l'ipotesi socialista al Presidente del Consiglio, onorevole Andreotti, che non nascondeva una serie di difficoltà sia di ordine giuridico sia relative a possibili reazioni dei corpi di polizia. L'onorevole Craxi ne ricavò l'opinione che il governo, almeno in quel momento, non intendeva far propria l'iniziativa di un atto autonomo di clemenza dello Stato.
Incontrò riservatamente anche il Presidente Fanfani, il quale concordò sulla necessità di fare qualcosa e, in particolare, di convincere la DC ad assumere iniziative. Egli stesso si mostrò disponibile per un passo nei confronti del Capo dello Stato. Analoga disponibilità manifestò il Presidente Saragat.
L'onorevole Craxi ha riferito pure alla Commissione di avere chiesto, dopo che si erano levate le critiche di molti socialisti, la solidarietà dell'onorevole Pietro Nenni. Questi si manifestò molto scosso per quanto stava avvenendo ma scettico sulla possibilità di un risultato positivo.
 
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