Le guerre del Golfo

La prima guerra del golfo: Iran-Iraq (1980-1988)

Documento aggiornato al 08/08/2006

Approfondimenti / DOSSIER


 
Introduzione
Le guerre del golfo

Storia delle guerre contro l'Iraq condotta dal 1980 ad oggi: gli avvenimenti, i protagonisti e le ragioni profonde che la causarono. Se ne traggono utili indicazioni per comprendere i tratti della nuova guerra del Golfo che sta insanguinando il mondo.
Combattuta da:
Iraq (sostenuto da un'ampia coalizione di Stati occidentali e arabi) e Iran.

OBIETTIVI DEI BELLIGERANTI
Iraq Saddam Hussein tentò di approfittare della caotica situazione iraniana creatasi in seguito alla rivoluzione islamica condotta da Kohmeini per rivendicare alcuni territori petroliferi iraniani da molti anni in contestazione e per indebolire il prestigio iraniano tra le popolazioni arabe come interprete di una lotta di riscatto dall’occidente. Fu sostenuto dall'Occidente interessato a ridurre la potenza dell'Iran komeneista, preoccupato che il fondamentalismo islamico potesse impadronirsi dei paesi arabi e musulmani.

Iraq Parlando ai giornalisti stranieri accorsi a Baghdad per assistere alle prime operazioni di quella che doveva essere la guerra lampo dello Shatt El Arab, Saddam Hussein, vestito nell’alta uniforme di comandante in capo delle forze armate, dichiarò solennemente il 24 settembre 1980:

"La banda di estremisti fanatici che è andata al potere a Teheran ha i giorni contati. Il popolo iracheno ha deciso di riprendersi le terre arabe a occidente di Bassora e di aiutare gli iraniani a rovesciare il regime khomeinista. Questi sono due obiettivi a breve scadenza. Probabilmente entro la fine dell’anno saranno raggiunti."


LA RIVOLUZIONE KOMEINISTA

La rivoluzione in Iran Tra la fine del 1978 e l’inizio del 1979 l'Iran fu sconvolto da un’ondata di nazionalismo che sfociò in una serie di incidenti, scontri, e dimostrazioni violente contro Rheza Pahlevi. Lo scià, impotente, abdicava il 31 dicembre 1978 mentre ritornava dall’esilio l’ayatollah (= segno di Dio) Ruhollah Khomeini. Fu l'iniziò di un lungo periodo di crisi nell'area. L’Iran komeinista si diede da fare per esportare il radicalismo confessionale islamico all’interno della nazione irachena ed appoggiò quasi tutti i gruppi terroristici antioccidentali.

l'integralismo Un cartellone tenuto da donne islamiche, seguaci di Khomieni, durante una dimostrazione di protesta ci aiuta a comprendere cosa sia il fondamentalismo islamico (o integralismo). Sul cartellone era scritto: "Per ogni situazione la rivoluzione islamica è la sola soluzione"; nulla meglio di questa frase evidenzia lo spirito intransigente e determinato dell’integralismo islamico che non si ferma di fronte a nulla ma che anzi è disposto a combattere guerre durissime.


ANDAMENTO DEL CONFLITTO

13 settembre 1980
Scontri alla frontiera fra Iran e Iraq causano 200 morti.

18 settembre 1980
Si intensificano gli scontri al confine tra Iran e Iraq. L’Iraq intende conquistare territori a sinistra dello Shatt-el Arab, per il controllo degli sbocchi nel golfo Persico.

22 settembre 1980
Attacco iracheno alla raffineria iraniana di Abadan. Sui mercati, aumenta il prezzo del petrolio.

7 maggio 1981
A Baghdad, aerei israeliani bombardano lo stabilimento industriale di Daura nel quale sospettano che si stia fabbricando un ordigno nucleare.

7 giugno 1981
A Tamuz (Iraq), l’aviazione israeliana distrugge un impianto industriale che sospetta utilizzato per la produzione di armi atomiche. Israele accusa inoltre Italia e Francia di collaborare con l’Iraq per la messa a punto di un ordigno nucleare.

4 maggio 1982
Muore in Iran, per un incidente aereo poco chiaro, il ministro algerino Benyalia. L’Iran accusa gli iracheni della sua morte.

14 luglio 1982
Scoppiano scontri fra Iran e Iraq sulla via per Bassora.

18 luglio 1982
L’Iran lancia un appello agli stati arabi, perché non vendano armi all’Iraq.

2 ottobre 1982
A Teheran, un attentato incendiario provoca 60 morti e centinaia di feriti. Khomeini, in un discorso teletrasmesso, accusa esplicitamente gli Stati uniti e le sue pedine all’interno del paese. L’obiettivo delle stragi – afferma Khomeini – è "cercare una ripetuta rivincita per i loro ripetuti fallimenti, colpendo i poveri e gli oppressi dei quartieri meridionali della capitale…sviare l’attenzione mondiale dalle sconfitte dell’America e del suo servo Saddam". L’offensiva irachena è difatti rintuzzata e, nonostante le fortissime perdite umane, gli iraniani sono penetrati nella zona di Mandali, a 100 km. circa da Baghdad.

2 febbraio 1983
Aerei iracheni bombardano il giacimento iraniano di Nowruz causando un disastro ecologico: una immensa chiazza di greggio nel Golfo.

7 febbraio 1983
L’Iran annuncia la ‘offensiva finale’ contro l’Iraq, alla vigilia dell’anniversario della rivoluzione.

13 aprile 1983
L’Iraq bombarda un altro giacimento petrolifero iraniano, a 20 km circa da quello di Nowruz bombardato il 2 febbraio, dal quale continua a fuoriuscire petrolio che alimenta la chiazza ormai lunga 200 km.

24 luglio 1983
L’Iraq scatena una nuova offensiva contro l’Iran attaccando 9 città.

dicembre 1983
A Baghdad, Saddam Hussein incontra Donald Rumsfeld, inviato speciale in Medio oriente del presidente americano Reagan, in vista di un ristabilimento delle relazioni diplomatiche tra i due paesi che, interrotte nel 1967 in seguito alla guerra arabo – israeliana, riprenderanno nel 1984. Successivamente, Rumsfeld si impegnerà in ogni modo a potenziare le vendite di armi americane all’Iraq, tra cui 115 elicotteri militari.

11 febbraio 1984
L’Iraq attacca la città iraniana di Dezful, mentre le forze iraniane raggiungono il Tigri.

27 febbraio 1984
L’Iraq bombarda il terminale petrolifero iraniano di Kharg.

16 marzo 1984
In Italia, il responsabile della Dc per le questioni internazionali, Giulio Orlando, presenta un’interpellanza al governo sulla vendita e l’origine della produzione di armi chimiche usate dall’Iraq, ed accusa gli americani di appoggiare Saddam Hussein, responsabile dell’aggressione all’Iran.

13 maggio 1984
L’Iraq sferra un attacco aereo contro la petroliera iraniana Tabriz e una nave greca. Seguirà nei giorni successivi l’affondamento di petroliere saudite e kuwaitiane.

14 luglio 1984
L’Iraq firma un accordo economico con l’Urss concernente crediti a lunga scadenza.

24 agosto 1984
Aerei iracheni colpiscono una petroliera cipriota nel Golfo.

febbraio 1985
A partire da questa data e fino al novembre 1989, come sarà accertato nel 1992 da una inchiesta del Senato americano, la American type colture colletion company – una società statunitense i cui laboratori sono adiacenti al centro militare di Fort Detrik – effettua ben 61 consegne di colture batteriologiche all’Iraq.

12 marzo 1986
A New York, gli esperti delle Nazioni unite confermano in un loro rapporto, l’uso delle armi chimiche da parte dell’Iraq contro l’Iran.

21 marzo 1986
A Washington, sulla base del rapporto redatto dagli esperti dell’Onu sull’uso di armi chimiche da parte dell’Iraq contro l’Iran, gli Stati uniti formalmente deprecano la violazione del protocollo di Ginevra del 1925 da parte irachena; ma non cessano di aiutare l’Iraq nella guerra, anche chimica, contro l’Iran.

novembre 1986
Il presidente del Parlamento iraniano Rafsanjani rivela i contatti segreti intercorsi con l’amministrazione Reagan. In Usa scoppia lo scandalo Irangate: si scopre che, nonostante l’embargo assoluto decretato dal novembre del 1979, il governo ha venduto armi anche all’Iran, per ottenere fondi neri da destinare alla guerriglia dei contras contro il legittimo governo del Nicaragua.

23-31 dicembre 1986
L’Iran scatena una controffensiva contro l’Iraq a Bassora e in altre località, ed accusa nuovamente l’Iraq di aver impiegato armi chimiche, fornite dai paesi occidentali. L’Iraq per rappresaglia continua a colpire petroliere in transito nel Golfo, e rivendica un attentato che ha distrutto una caserma nel centro di Teheran, con centinaia di vittime: secondo gli iraniani peraltro l’esplosione sarebbe stata accidentale.

24 dicembre 1986
Il settimanale "Oggi" riporta le dichiarazioni di Falco Accame sulle responsabilità del governo italiano nella produzione di armi chimiche da parte dell’Iraq: "Abbiamo anche consentito agli iracheni, attraverso la vendita di elementi per l’agricoltura come defolianti e diserbanti, di produrre armi chimiche che hanno causato migliaia di morti fra gli iraniani".

6 febbraio 1987
Il quotidiano "Il Manifesto" riporta le accuse lanciate dal settimanale britannico "Observer" e dal quotidiano francese "Liberation" alla Montedison di aver costruito in Iraq uno stabilimento per la produzione di un antiparassitario, a base di fosgene, dal quale può essere ricavato il gas nervino. La Montedison smentisce.

23 aprile 1987
Il quotidiano "La Repubblica" riporta le dichiarazioni dell’ambasciatore iraniano che accusa la Montedison di essere "stata una delle fornitrici di prodotti per la fabbricazione di armi chimiche all’Iraq".

17 maggio 1987
Nel Golfo, è colpita da un missile per la prima volta anche una nave americana, la Stark, con la conseguente morte di 37 marines. Nella guerra delle petroliere sono già 230 le navi colpite dal febbraio 1984; motivo che ha spinto il Kuwait, bersaglio prevalente di Teheran per l’appoggio fornito all’Iraq, ad appoggiarsi alle due superpotenze chiedendo ‘protezione’.

2 luglio 1987
L’Iran mette sotto assedio l’ambasciata francese, per ritorsione contro l’analoga misura disposta contro l’ambasciata iraniana a Parigi e la violazione dell’immunità diplomatica per Wahid Gordji, sospettato dalla magistratura francese di coinvolgimento in attentati avvenuti nello scorso settembre. Teheran esige le prove, che non sono state fornite, e la cessazione dell’assistenza militare francese all’Iraq.

16 luglio 1987
L’Iran annuncia l’intenzione di rompere i rapporti diplomatici se la Francia entro 72 ore non porgerà scuse per i maltrattamenti riservati al diplomatico iraniano, non toglierà l’assedio all’ambasciata e continuerà negli aiuti militari all’Iraq. Prima della scadenza annunciata, la Francia replica rompendo per prima le relazioni e chiedendo all’Italia di assumersi la cura dei propri interessi a Teheran.

luglio 1987
Una risoluzione Onu decreta il cessate il fuoco tra Iraq e Iran, e l’apertura dei negoziati di pace; l’Iraq la accetta, mentre l’Iran pone come condizione per trattare la pace che il governo di Saddam sia rovesciato e che sia riconosciuta a livello internazionale la responsabilità irachena del conflitto, e quindi rifiuta la risoluzione.

marzo 1988
Ad Halabja (Iraq),l’esercito iracheno attua una feroce repressione interna contro la popolazione kurda del villaggio, accusata di intesa col nemico, attaccandola con armi chimiche e provocando la morte di almeno 5000 kurdi. (I kurdi, divisi e senza patria, spesso perseguitati nei paesi che si sono spartiti il loro territorio, sono frequentemente risucchiati nei conflitti tra questi stessi paesi: così, in questa guerra, i kurdi iracheni si sono in genere schierati con l’Iran e quelli iraniani con l’Iraq).

18 luglio 1988
Il governo iraniano accetta senza porre condizioni la risoluzione delle Nazioni unite per ristabilire la pace con l’Iraq, in precedenza rifiutata.

8 agosto 1988
Si conclude la guerra fra Iran e Iraq.

25 agosto 1988
A Ginevra iniziano, dopo la firma della tregua, formali negoziati di pace con la mediazione del segretario dell’Onu, Perez de Cuellar.

CONSEGUENZE DEL CONFLITTO

Il dittatore iracheno Saddam Hussein aveva invaso l’Iran per garantire al suo paese un sicuro sbocco sul Golfo Persico e per poter meglio controllare una delle regioni più ricche di petrolio del mondo. In quell’occasione sia l’Unione Sovietica sia gli Stati Uniti e molti altri paesi dell’occidente (come Germania, Francia, Italia) fornirono a Saddam Hussein le armi più potenti e moderne. Essi speravano che Saddam vincesse facilmente l’Iran di Khomeini, finanziatore dei terroristi che facevano capo ai vari movimenti islamici. Ma nessuno di questi obiettivi fu raggiunto.

Non vi furono conseguenze territoriali: la guerra si conclude nel 1988, in seguito ad un intervento dell'ONU, ripristinando i confini precedenti all’inizio della guerra.
Gravi furono invece le conseguenze economiche e sociali: oltre al prezzo altissimo di centinaia di migliaia di vittime, il conflitto stremò le economie dei due paesi a causa dei reciprochi attacchi ai centri nevralgici dell’industria e ai campi petroliferi da cui ricavavano gran parte dei loro introiti.


La guerra dunque è finita, ma altri fatti interessanti al proposito accadono o vengono in luce in periodi successivi. Alcuni di essi riguardano anche l’Italia, per forniture illegali di armi all’Iraq e in particolare per lo scandalo Bnl/Atlanta.


29 agosto 1988
Il governo iracheno riprende la repressione nei confronti della popolazione kurda, accusata di aver appoggiato l’Iran durante la guerra.

4 agosto 1989
Ad Atlanta (USA), l’Fbi perquisisce la sede della Banca nazionale del lavoro e rinviene che vi è uno ‘scoperto’ di 2155 milioni di dollari pagati ad industrie belliche per forniture di armi all’Iraq.

6 settembre 1989
Ad Atlanta (Usa), esplode lo scandalo che coinvolge la Banca nazionale del lavoro per i finanziamenti concessi al regime iracheno: il direttore della filiale americana, Chris Drogou, ha prestato senza adeguate garanzie 4.200 miliardi per l’acquisto di armi al regime di Saddam Hussein.

12 settembre 1989
A Baghdad, si suicida a causa dello scandalo della Banca nazionale del lavoro, l’addetto militare italiano Giuseppe Schiavo.

20 febbraio 1991
A Brescia, il Tribunale condanna 7 amministratori della Valsella, riconosciuti colpevoli di traffico d’armi con l’Iraq al quale avevano venduto illegalmente mine.

14 marzo 1991
A Brescia, altri 2 dirigenti della Valsella, Cesare Somigliana e Gabriel Van Deuren, sono condannati ad 1 anno e 8 mesi di reclusione con la condizionale per la vendita illegale di armi all’Iraq.

23 febbraio 1994
In Italia, la Commissione parlamentare d’inchiesta sui finanziamenti concessi all’Iraq dalla filiale di Atlanta della Banca nazionale del lavoro approva all’unanimità la relazione conclusiva, la quale afferma che all’epoca dei finanziamenti "gli Stati uniti avevano un fortissimo interesse a contrastare l’Iran, a tal fine nulla potevano di più semplice che appoggiare il nemico immediato dell’Iran, cioè l’Iraq"; aggiunge inoltre che "alcune operazioni finanziarie condotte con l’Iraq da Bnl Atlanta erano ufficiali e perfettamente conosciute dalla direzione centrale…Ciò ha riproposto il problema della responsabilità dei massimi organi della Bnl del tempo, dottori Nesi e Pedde; problema già ampiamente dibattuto dalla Commissione della X legislatura"; e conclude: "E’ ben più di una semplice ipotesi che personaggi del governo italiano e anche della Bnl fossero consapevoli di quanto stava accadendo o comunque avessero ricevuto autorevoli consigli di non guardare con troppa attenzione alle operazioni della filiale di Atlanta".

13 luglio 1998
Una sentenza della sezione lavoro della Corte di cassazione riprende la vicenda della filiale di Atlanta della Banca nazionale del lavoro e dei finanziamenti occulti all’Iraq di Saddam Hussein. Non è vero, affermano i giudici, che esisteva una contabilità occulta gestita dal direttore della filiale Chris Drogoul, ma tutti i 3600 miliardi di finanziamenti ‘illegali’ all’Iraq, già allora sotto embargo dell’Onu, erano iscritti nella movimentazione documentata e contabilizzata di Atlanta; quindi sia i vertici della Bnl che importanti diramazioni della banca, in Germania, Inghilterra e Canada, erano a conoscenza dei finanziamenti all’Iraq.

17 agosto 2002
Il "New York Times" pubblica le dichiarazioni di ex ufficiali dei servizi segreti Usa, secondo i quali, nel corso della guerra tra Iraq e Iran, nel quadro di un programma segreto del Pentagono, oltre 60 ufficiali della Dia hanno fornito al comando iracheno le foto satellitari dello schieramento avversario, piani tattici per le battaglie e indicazioni degli obiettivi da colpire, anche dopo aver saputo che il comando iracheno faceva normalmente uso di armi chimiche nell’attuare i piani d’attacco elaborati dai consiglieri americani. Nonostante il fatto l’amministrazione Reagan avesse ufficialmente condannato l’uso delle armi chimiche da parte irachena, l’allora vice presidente George Bush senior e l’allora consigliere per la sicurezza nazionale Colin Powell non hanno mai ritirato il loro appoggio al programma segreto con cui il Pentagono supportava la guerra dell’Iraq.
 
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