Processo Moro I grado

03. Le indagini

Documento aggiornato al 04/04/2005
Il 13 maggio il P.G. trasmetteva gli atti all'Ufficio Istruzione perché l'inchiesta fosse condotta con il rito formale e in questa fase i giudici davano incarico ai periti di procedere ad una serie di accertamenti specifici, descritti poi in relazioni ampie ed approfondite. Cosى, l'autopsia, conclamava che la morte di Zizzi Francesco, Iozzino Raffaele, Rivera Giulio, Leonardi Oreste e Ricci Domenico era stata cagionata da lesioni imponenti provocate da molti colpi di arma che avevano avuto per il primo decorso postero-anteriore ed obliquo dal basso in alto", per il secondo "un andamento da sinistra verso destra seppure con differenti obliquità; per il terzo differenti direzioni intrasomatiche, 5 con netto orientamento da destra verso sinistra"; per il Leonardi "differenti direzioni intrasomatiche, 6 con netto orientamento da destra verso sinistra, 1 al capo con obliquità più accentuata da destra verso sinistra, 2 orientate lungo l'asse perpendicolare del corpo" e per il Ricci una "direzione da sinistra verso destra seppure con lievi diverse variazioni di obliquità in dipendenza delle modificazioni di atteggiamento della vittima nel corso del ferimento" Invece la perizia medico-legale sulla salma dell'on. Aldo Moro concludeva che: l) i dati tanatologici rilevati sul cadavere di Aldo MORO alle ore 16,45 del 9.5.1978 consentono di far risalire l'obitus a 78 ore prima di detta osservazione, pertanto il momento della morte puٍ essere collegato tra le ore 9 e le ore 10 del 9 maggio 1978. 2) La causa della morte del soggetto va identificata in una insufficienza acuta di circolo quale epifenomeno del grave quadro lesivo obiettivato. 3) I mezzi produttori dell'evento mortale vanno identificati in undici proiettili facenti parte di undici cartucce a carica unica esplosi con arma da fuoco; detti proiettili hanno raggiunto la vittima sulla faccia anteriore dell'emitorace sinistro in uno spazio delimitato superiormente da una linea passante per la regione sottoclaverare, inferiormente da una linea passante per l'apofisi ensiforme, medialmente dalla parasternale e lateralmente dalla emiclaverare per una estensione di cm. 18 in senso verticale e 13 in senso trasversale; degli undici proiettili in questione otto sono stati ritenuti e 3 sono fuoriusciti; di questi ultimi, due sono stati rinvenuti nel corso della svestizione del cadavere tra la maglia a carne e la camicia, mentre il terzo è stato rinvenuto sul pianale posteriore dell'autovettura. Tutti i proiettili in questione hanno avuto
un percorso intrasomatico sostanzialmente unidirezionale dall'avanti all'indietro con lieve obliquità prevalente medio laterale; 4) la posizione della vittima al momento del ferimento e nel corso di esso è stata quella nella quale si è rinvenuto il di lui cadavere; 5) nessun dato obiettivo consente di stabilire quale sia stata la successione cronologica con cui sono stati esplosi i colpi i cui proiettili hanno attinto la vittima, potendosi solo prospettare che colpi siano stati sparati in più o meno rapida iterazione; 6) la mancanza di residui alimentari nello stomaco consente di escludere che nei momenti immediatamente precedenti il fatto il soggetto abbia assunto cibi liquidi e/o solidi, sino a un minimo rispettivamente di circa mezz'ora e un paio d'ore. 7) Certamente la morte non è stata istantanea, ma si è verificata in un intervallo cronologico presumibilmente non superiore a 15 minuti. 8) La vittima è stata attinta da proiettili esplosi con arma da fuoco nell'interno dell'autovettura Renault R4, stando adagiata sul pianale posteriore, nella posizione cos&#1609; come è stato rinvenuto il cadavere. 9) Nell'interno della predetta autovettura sono state rinvenute tracce di origine ematica con localizzazione sul tetto dell'abitacolo nella parte posteriore, sulla faccia interna del vetro del finestrino posteriore di sinistra nonché sul rivestimento in gomma del pianale portabagagli; detto materiale è risultato appartenere alla specie umana con assetto gruppo specifico Al <>MN e quindi compatibile con l'assetto gruppo specifico della vittima". E le perizie balistiche, nel sottolineare che in via Fani erano state utilizzate armi di grosso calibro automatiche, senza comunque poterne indicare con esattezza la classe, in merito all'omicidio di Aldo Moro precisavano che: 1) nel fatto vennero impiegate sicuramente due armi. L'una una "Skorpion Vz" 61 (Samopai 61 Ceska Zbrojovi-CZ- Narodini l'odnik, Czechoslovakia) in calibro 7,65 Browning 32 AUTO, che spar&#1613; almeno 10 colpi (cartucce di fabbricazione Western-Winchester con marchio sul fondello "W-W 32 AUTO, proiettili di tipo interamente mantellato in giding) di cui si rinvennero 8 bossoli, ma 10 proiettili indovati nel corpo della vittima o in diretto contatto di essa (tra maglia e carne e camicia). L'altra, non ben definibile per mancanza di riscontro di elementi identificativi di classe d'arma a carico dei solchi conduttori sul corpo di forzamento dei proiettili, comunque in calibro 9 mm corto Browning (380 Auto o 9 x 17), probabilmente una Astra spagnola, che spar&#1613; almeno un colpo (cartuccia G.F.L. 9m 34,75, ossia di fabbricazione per le forze armate 1975) e fece repertare un bossolo ed un proiettile; 2) dai rilievi tecnici e dalle sperimentazioni e da tutti gli accertamenti si hanno fondati motivi per ritenere che tutti i colpi vennero esplosi a brevissima distanza, alcuni sicuramente a contatto. L'arma calibro 7,65 Browing 32 AUTO era sicuramente munita di apparato di silenziamento per almeno otto dei dieci colpi esplosi; la pistola semiautomatica calibro nove mm. corto Browning che esplose un solo colpo, a stare ai reperti, era anch'essa munita di silenziatore;

3) si hanno fondati motivi di certezza per poter affermare che l'arma calibro 7,65 Browning 32 AUTO, ossia la Skorpion Vz 61, usata nel fatto, sia la stessa già impiegata nei fatti che videro il ferimento di Cacciafesta, di Rossi e con molta probabilità (dalle fotografie della perizia) il ferimento mortale di Palma; 4) si hanno validi motivi per ritenere che almeno 9 degli undici colpi sparati contro la vittima siano stati sparati dentro l'auto ove venne rinvenuto il cadavere; esiste perfetta compatibilità tra direzione e distanza di sparo con la posizione finale assunta dal corpo, e nella quale è stato ritrovato, per almeno i due colpi (1 cal. 7,65 Browning 32 AUTO ed uno corto Browning) che hanno provocato una impronta di deformazione sulla lamiera del pianale; 6) per almeno due colpi esiste la corrispondenza tra i fori di uscita nella schiena e le soluzioni di continuo nel di dietro della giacca indossata dalla vittima al momento dei ritrovamento, e le impronte sul pianale posteriore della "Renault".

Non meno rilevanti si dimostravano gli ulteriori esperimenti disposti dagli inquirenti. Cos&#1609; una perizia chimica testualmente affermava: "si esclude che al soggetto siano state somministrate nell'immediatezza della morte sostanze psicoattive in genere, stupefacenti ipnotici e anestetici; in particolare non si pu&#1613; nè affermare, nè escludere, tuttavia, che in epoca più remote ci&#1613; possa essere avvenuto; gli indumenti indossati al momento della morte (cappotto, pantaloni e giacca) non appaiono lavati a breve distanza dal nostro esame. Per quanto attiene la camicia, la maglia e le mutande appaiono essere stati usati per un periodo di tempo molto limitato". Una particolare indagine geologica-botanica e merceologica contribuiva a far luce su talune circostanze evidenziate dai tecnici intervenuti in Via Caetani: A) Materiale sabbioso ed elementi vegetali: 1) la sabbia nel risvolto del pantaloni sinistro dell'on. Moro e quella rinvenuta sul lenzuolo incerato sul quale poggiava il cadavere hanno mostrato caratteri di completa sovrapponibilità; 2) la sabbia è riferibile come provenienza ad un area di spiaggia del litorale tirrenico compresa tra il settore nord di Focene e Marina di Palidoro (provincia di Roma). Lo denunciano i caratteri di composizione, granulometria, morfoscopia dei granuli e la natura degli organismi identificati nella sabbia in esame e paragonati con una serie di campioni prelevati tra Terracina e Marina di Tarquinia nei giorni immediatamente successivi al ritrovamento dell'auto Renault R4; 3) materiale del tipo di quello esaminato si rinviene, per i luoghi sopra menzionati, ad una distanza del bagnasciuga molto ridotta, variabile da pochi metri ad un massimo, solo per limitatissimi settori del litorale indicato, di più di un centinaio di metri. Ci&#1613; s&#1609; pu&#1613; dedurre dagli aspetti composizionali granulometrici e morfoscopici di dettaglio della sabbia; 4) la presenza di bitume fresco sotto la suola delle scarpe e tracce analoghe rinvenute nel materiale repertato all'interno della vettura confortano quanto affermato al punto tre; inoltre alcune peculiarità lasciano presumere che, entro due, tre settimane prima del ritrovamento dell'auto la vittima abbia camminato in una zona molto prossima al bagnasciuga, ove massima è la presenza di bitume; 5) anche gli elementi vegetali rinvenuti sugli indumenti del de cuius sono specifici dell'ambiente del litorale tirrenico e indicano che essi sono stati raccolti in una epoca compresa tra la fine di aprile e il maggio 1978; 6) una parte del materiale rinvenuto sotto la suola delle scarpe indica che la vittima, in epoca anteriore a quella in cui è transitata sulla sabbia del litorale ha camminato su un terreno vulcanico tipico delle zone interne e peritirreniche del Lazio; detto, per alcuni caratteri, è simile a quello osservato nelle incrostazioni dei parafanghi della Renault 4. Infatti granuli e frammenti di rocce che per caratteri granulometrici e morfoscopici mostrano non aver subito che minime azioni di trasporto, onde la adesione alle suole deve aver avuto luogo nella stessa sede di provenienza, peraltro diversa da quella elettiva della sabbia.

B) Materiale rinvenuto all'interno della vettura Renault 4: 1) è costituito dall'associazione di componenti di varia provenienza; non vi sono sostanziali differenze tra quanto rinvenuto sui tappetini, sul pianale e sul pianale del portabagagli; 2) nei reperti è contenuta una frazione che costituiva parte di materiale sabbioso-ghiaioso che, date le dimensioni dei suoi componenti, è presumibilmente pervenuta sull'auto non semplicemente solo per adesione a scarpe di occupanti. I caratteri granulometrici e morfologici di una serie di granuli hanno aspetti simili a quelli propri di ghiaia fluviale, in particolare nelle frazioni più grossolane; 3) un'altra frazione di reperti pu&#1613; essere rappresentata da sabbia analoga a quella rinvenuta nei risvolti del pantalone del de cuius. Sono stati infatti identificati componenti ad aspetti di dettaglio molto simili, ma il loro stato di frammistione con altro materiale non consente conclusioni definitive; 4) nell'auto sono stati rinvenuti materiali utilizzabili per opere artigianali edilizie di vario tipo in periodo verosimilmente antecedente al trasporto del cadavere del de cuius. Difatti sono presenti frammenti di vernici, laterizi, cemento, cavetti elettrici, vetro e plastica, di cui alcuni con chiare macchie di bitume fresco, analoghe a quelle rinvenute sotto le scarpe della vittima; gli occupanti della vettura sono transitati, entro due- tre settimane dal momento del ritrovamento della autovettura, in una zona ove era abbondante bitume analogo a quello presente in alcuni nostri litorali inquinati. Oltre che come patine su vari elementi rinvenuti all'interno della vettura, bitume in piccoli noduli è presente nei terricci all'interno della vettura, sotto i parafanghi (raro), sotto i pneumatici e sulla suola delle scarpe del de cuius; 5) alcune delle specie vegetali identificate, forniscono elementi indicativi sulla provenienza e sul momento del prelievo che sono in accordo con un'origine del materiale di aree del Lazio non montano bens&#1609; litorali con zone e giardini e coltivazioni. Per parte del materiale vegetale il ciclo biologico denuncia uno stadio evolutivo tipico di aprile e maggio;

7) le strutture filamentose riferibili a fibre tessili di varia natura non danno, a questo livello delle indagini, elementi circa la loro provenienza 8) la presenza di formazioni pilifere umane e di peli bianchi di animale potrebbero costituire interesse nel proseguo delle indagini qualora venissero analizzati con tecniche appropriate. C) Incrostazioni sui parafanghi della vettura Renault 4: 1) nelle incrostazioni della parte interna dei parafanghi della vettura Renault R4 in cui si è rinvenuto il cadavere sono stati identificati granuli di minerali, frammenti di rocce vulcaniche e sedimentari, strutture filamentose con elementi eterogenei; 2) l'area di provenienza di parte del materiale componente queste incrostazioni è la regione occupata dai prodotti dei vulcani Sabatini, compresa fra Roma e l'area a nord del lago di Bracciano o, in via subordinata, il territorio dei Colli Albani; 3) il materiale vulcanico non ha subito trasporto e quindi deve aver aderito ai pararafanghi direttamente dalla sua originaria area di provenienza; 4) sulla base dei risultati delle analisi dei pollini contenuti nelle incrostazioni dei parafanghi sembra potersi dedurre che queste ultime hanno aderito alla vettura in periodo invernale. Le analisi polliniche hanno infatti mostrato la presenza solo di rare forme invernali, non compatibili con quanto si ritrova nell'ambiente del Lazio in primavera; 5) una parte del materiale ha provenienza diversa, ma, data la sua eterogeneità , non consente una localizzazione precisa; 6) la vettura ha transitato anche in un'area ove è presente bitume in forme analoghe a quelle che sono frequenti lungo le nostre spiagge e a quelle rinvenute sotto le scarpe del de cuius, all'interno dell'auto e sui pneumatici; 7) la vettura ha transitato anche in un'area ove di recente, sono stati effettuati lavori di pavimentazione stradale. Sono stati infatti rinvenuti frammenti di agglomerato bitumoso; 8) sono presenti occasionali frammenti di sostanza polimerica termoindurente analoghi a quelli molto più abbondanti rinvenuti in quantità notevole nei pneumatici. Ci&#1613; sembra dimostrare che detti frammenti sono stati raccolti in un momento successivo a quello in cui il materiale vulcanico ha aderito ai parafanghi stessi; 9) frammenti di plastica, vetro, laterizi ruggine, vernice, ceramica, mostrano che la vettura ha transitato in luoghi inurbati ove anche, é presumibile, si stavano eseguendo lavori edilizi o di carattere artigianale. D) Incrostazioni sui pneumatici della vettura Renault R4: 1) non vi sono sostanziali differenze tra i reperti prelevati dai pneumatici anteriori e posteriori, ma solo variazioni nei rapporti reciproci tra i diversi componenti; 2) granuli di minerali e frammenti di rocce sono in massima parte provenienti da aree vulcaniche alcalino- potassiche (gruppi vulcanici dei Vulsini, Vico, Sabatini e Colli Albani) del Lazio peritirrenico centro settentrionale. Non vi sono comunque elementi sufficienti a discriminare meglio una possibile area di provenienza; 3) prima di aderire ai pneumatici il materiale vulcanico non sembra aver subito azioni di trasporto e quindi deve essere stato prelevato direttamente dalla sua area originaria 4) una parte dei granuli di minerali e frammenti di rocce ha provenienza diversa, ma data la eterogeneità non consente una localizzazione precisa; 5) rimane confermato quanto dedotto dalla analisi delle incrostazioni dei parafanghi e cioè che la vettura ha transitato in un'area ove è presente bitume e in luoghi inurbati ove anche si stavano svolgendo lavori edilizi o a carattere artigianale; 6) la vettura ha transitato in un'area ove era grande diffusione di sostanze polimeriche termoindurenti quali usate anche per la fabbricazione di barche, come ben risulta dalla frequenza e abbondanza di frammenti in tutti i reperti e in tutte le granulometrie". Una ulteriore perizia chimico- botanica aveva la finalità di individuare, attraverso l'esame degli indumenti indossati dell'on. Moro al momento del ritrovamento del cadavere, la presenza di micro tracce utili ad indicare la località di permanenza a far tempo dal 16 marzo 1978. Al termine degli esami i periti rassegnavano le seguenti considerazioni l) sugli abiti dell'on. Moro sono state individuate 13 formazioni pilifere bianche con i caratteri dei capelli umani; è possibile, anzi verosimile, trattasi di capelli dello stesso on. Aldo Moro; 2) sugli abiti sono state individuate tre formazioni pilifere rosse, della lunghezza di 14-18 centimetri, con i caratteri dei capelli umani. La mancanza del bulbo non consente di precisarne il sesso biologico; 3) sugli abiti è stata individuata un formazione pilifera rossa della lunghezza di cm. 14, con traccia di lacca, tintura o colore; 4) sugli abiti sono state individuate due formazioni pilifere animali, che non corrispondono alla pelliccia ne alle coperte di vello da noi esaminate, verosimilmente riferibili ad un canide; 5) sul cappotto è stato reperito materiale granulare (sabbioso) corrispondente a quello già identificato dai proff. Valerio Giacomini e Gianni Lombardi;


6) sugli abiti sono stati individuati 221 pollini, 112 sul cappotto, 48 sulla giacca e 61 sui pantaloni. E' possibile che almeno in parte tali pollini siano stati assunti dalla coperta nella quale era avvolto il cadavere, fibre della quale sono state individuate sul cappotto, sulla giacca, e sui pantaloni; 7) per quanto concerne la sola analisi pollinica, anche tenendo conto di tale possibile contaminazione, sugli abiti dell'on. Moro non sono stati individuali pollini che non siano reperibili nell'area di diffusione eolica della regione di Monte Mario in Roma".
 
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