Processo Moro Ter
01. Nota introduttiva
Corte Di Assise - 12 ottobre 1988
Documento aggiornato al 04/04/2005
Presidente: Dott. Sergio SORICHILLI;
Giudice: Dott. Pasquale PERRONE;
Pubblico Ministero: Dott. Nitto Francesco PALMA;
Segretario: Enzo GIAMMARINI.
Giudici popolari:
Sig.ra Mara GRIPPAUDO
Sig.ra Clara MULLIRI
Sig. Alberto DI FELICE
Sig. Massimo TORELLI
Sig.ra Gianna COLANGELI
Sig. ra Paola DI PIETRO
SENTENZA
nella causa penale
CONTRO
- ABATANGELO Pasquale nato il 2.11.1950 a Firenze
E altri
Il processo "Moro ter" si basa sull'istruttoria condotta dal giudice Priore, completata il 3 agosto 1984, che consiste in sette volumi e 2112 pagine e riguarda tutta la storia della colonna romana delle Brigate Rosse. L'istruttoria dichiara come già acquisiti gli sviluppi più importanti sul caso Moro e considera "con ragionevole grado di certezza" che il luogo dove era stato tenuto prigioniero Moro fosse un appartamento di via Montalcini a Roma. Sebbene molti dubitassero della possibilità che da questo nuovo procedimento emergesse qualche novità sostanziale, altre deposizioni e testimonianze di 'pentiti' e 'dissociati' erano state aggiunte agli atti.
Il dibattimento e l'escussione dei testi cominciò nell'autunno del 1986, con presidente il giudice Sorichilli, assistito dal giudice a latere Perrone; pubblico ministero era il giudice Palma. Il processo fu lungo e prolisso, in una sequela di pentiti che raccontavano la propria storia ma poco dicevano del sequestro Moro, mentre all'esterno continuavano le ultime azioni delle Brigate Rosse. Nel frattempo, nell'aprile 1987, Curcio e Moretti, insieme a Jannelli e Bertolazzi, redigono un documento in cui dichiararono conclusa l'esperienza della lotta armata, pur senza per questo sottoscrivere "alcuna abiura o forma di rinnegamento".
Dopo una pausa estiva, il processo riprese il 22 settembre 1987, con uno strascico di polemiche sollevate da Flaminio Piccoli a proposito di un possibile filmato delle Brigate Rosse sulla prigionia di Moro. Mentre continua l'escussione dei testi, vengono pubblicate diverse testimonianze: il libro di Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, che ricostruisce, tra l'altro, la prima 'inchiesta' su Andreotti e presenta il proprio ruolo durante il sequestro Moro come quello di detenuto ininfluente sebbene fortemente critico sulla conduzione da parte di Moretti; un libro di Fenzi, sulle responsabilità collettive e sulle comuni radici tra sinistra, rivoluzionari, intellettuali e brigatisti a proposito della lotta armata; due interviste, a Craxi ed Andreotti sui giorni del rapimento. Intanto, ci sono ancora attentati mortali da parte di quel che resta dell'organizzazione armata.
Il 12 ottobre 1988 vengono depositate le motivazioni della sentenza. Le novità riguardano una maggiore conoscenza del commando di via Fani (che esclude qualsiasi presenza straniera) e la quasi certezza che l'appartamento di via Montalcini fosse stata la 'prigione del popolo'.
Giudice: Dott. Pasquale PERRONE;
Pubblico Ministero: Dott. Nitto Francesco PALMA;
Segretario: Enzo GIAMMARINI.
Giudici popolari:
Sig.ra Mara GRIPPAUDO
Sig.ra Clara MULLIRI
Sig. Alberto DI FELICE
Sig. Massimo TORELLI
Sig.ra Gianna COLANGELI
Sig. ra Paola DI PIETRO
SENTENZA
nella causa penale
CONTRO
- ABATANGELO Pasquale nato il 2.11.1950 a Firenze
E altri
Il processo "Moro ter" si basa sull'istruttoria condotta dal giudice Priore, completata il 3 agosto 1984, che consiste in sette volumi e 2112 pagine e riguarda tutta la storia della colonna romana delle Brigate Rosse. L'istruttoria dichiara come già acquisiti gli sviluppi più importanti sul caso Moro e considera "con ragionevole grado di certezza" che il luogo dove era stato tenuto prigioniero Moro fosse un appartamento di via Montalcini a Roma. Sebbene molti dubitassero della possibilità che da questo nuovo procedimento emergesse qualche novità sostanziale, altre deposizioni e testimonianze di 'pentiti' e 'dissociati' erano state aggiunte agli atti.
Il dibattimento e l'escussione dei testi cominciò nell'autunno del 1986, con presidente il giudice Sorichilli, assistito dal giudice a latere Perrone; pubblico ministero era il giudice Palma. Il processo fu lungo e prolisso, in una sequela di pentiti che raccontavano la propria storia ma poco dicevano del sequestro Moro, mentre all'esterno continuavano le ultime azioni delle Brigate Rosse. Nel frattempo, nell'aprile 1987, Curcio e Moretti, insieme a Jannelli e Bertolazzi, redigono un documento in cui dichiararono conclusa l'esperienza della lotta armata, pur senza per questo sottoscrivere "alcuna abiura o forma di rinnegamento".
Dopo una pausa estiva, il processo riprese il 22 settembre 1987, con uno strascico di polemiche sollevate da Flaminio Piccoli a proposito di un possibile filmato delle Brigate Rosse sulla prigionia di Moro. Mentre continua l'escussione dei testi, vengono pubblicate diverse testimonianze: il libro di Alberto Franceschini, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, che ricostruisce, tra l'altro, la prima 'inchiesta' su Andreotti e presenta il proprio ruolo durante il sequestro Moro come quello di detenuto ininfluente sebbene fortemente critico sulla conduzione da parte di Moretti; un libro di Fenzi, sulle responsabilità collettive e sulle comuni radici tra sinistra, rivoluzionari, intellettuali e brigatisti a proposito della lotta armata; due interviste, a Craxi ed Andreotti sui giorni del rapimento. Intanto, ci sono ancora attentati mortali da parte di quel che resta dell'organizzazione armata.
Il 12 ottobre 1988 vengono depositate le motivazioni della sentenza. Le novità riguardano una maggiore conoscenza del commando di via Fani (che esclude qualsiasi presenza straniera) e la quasi certezza che l'appartamento di via Montalcini fosse stata la 'prigione del popolo'.