Processo Metropoli

04. Motivi della decisione

Documento aggiornato al 15/04/2005
Nell'assunto dell'ordinanza di rinvio a giudizio e, a monte di questa, nella motivazione della requisitoria dell'Ufficio dell'Accusa, prima ancora della strage di via Fani, del sequestro e dell'omicidio dell'on. Aldo Moro, tra le B.R. e, in particolare, tra una frangia di queste e gli imputati Piperno e Pace, correva un rapporto di stretto collegamento dapprima sotterraneo, poi venuto alla luce in occasione della diaspora del gruppo Morucci e Faranda: un rapporto tale, in questa impostazione, da consentire l'addebitamento al Piperno ed al Pace, attraverso l'intermediazione di costoro, di alcune condotte proprie delle Brigate rosse.
In quest'ottica costante dovrebbe risultare l'intento egemonizzante di Piperno e Pace, del primo sopratutto, in funzione della proclamata necessità di coagulo delle presenze armate in Italia "a sinistra" della sinistra per la realizzazione, variamente interpretata, a seconda dei momenti storici (come prospettiva immediata, vale a dire, in un primo tempo, a Rosolina, per intenderci, come aspirazione più sfumata nel tempo, più in là) della "presa del potere".
Un intento che, in questa ricostruzione, avrebbe riprova nell'articolarsi delle presenze di Piperno e Pace durante le c.d. "trattative" per la liberazione dell'on. Moro; più particolarmente nella trama degli incontri tessuta dai due odierni imputati con Morucci e Faranda, da un lato, e con Forze politiche istituzionali dall'altro e che troverebbe un'ulteriore riprova, dall'interno delle B.R., nell'accusa di queste a Morucci e Faranda di essere stati da sempre pedine nelle mani di Piperno e Pace; un'accusa esplicitata in un documento delle B.R. che esamina il comportamento dei due transfughi e lo aggancia espressamente al tentativo di egemonia di Piperno e di Pace, alla volontà di questi due soggetti di "mettere il cappello" sopra l'organizzazione armata.
Una linea di ricostruzione di quanto accaduto in questo campo nei c.d. anni "di piombo" nel nostro Paese, che fosse necessariamente attraverso i momenti di contatto tra le varie organizzazioni armate, la evidenziazione del muoversi di queste nel Movimento e il passaggio, attraverso i due, giudicabili di detti momenti di contatto, con al centro quello strumento di accorpamento e di elaborazione teorica unificanti, individuato, in questa prospettiva, nello strumento "Metropoli".
Proprio questa rivista e il vario far capo ad essa o ai singoli redattori di canali di incontri e di rifornimenti di armi ai vari gruppi eversivi a seguito di inquietanti incontri con aree internazionali costituisce, nell'assunto dell'ordinanza di rinvio a giudizio, il punto fondamentale dal quale prende l'avvio la conclusione di un'ulteriore affermazione che aggancia saldature con finanziamenti di enti pubblici e con responsabilità di indole penale per omicidi a sud di Roma.
Via via in un'ulteriore opera di collegamento più a sud con fasce di criminalità comune organizzata.
C'è indubbiamente un ruotare di Morucci e Faranda attorno alle posizioni di Piperno e c'è anche, nonostante le accuse personali di inaffidabilità, un muoversi di Pace e un rivolgersi a questo vuoi dal Morucci e dalla Faranda anche per la ricerca di luoghi ove continuare la latitanza, vuoi, da parte delle B.R. per ristabilire contatti con altre formazioni armate.
C'è anche un'accertata militanza di Pace nelle B.R. e la costanza di un rapporto con queste pur dopo l'affermata uscita dalle formazioni armate: punti tutti che non sono ovviamente da trascurare e che impongono una disamina particolareggiata dei singoli elementi processuali.
L'estensore della presente sentenza ritiene, però, necessario risalire nel tempo al fine di controllare anzitutto la radice del rapporto Morucci-Faranda da un lato, Piperno e Pace dall'altro e, poi, lo spessore degli elementi probatori a sostegno dell'accusa mossa a Piperno e a Pace di costituzione di banda armata non necessariamente sussumibile sotto la sigla esclusiva delle Brigate rosse.
 
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