Relazione del Sen. Raniero La Valle

04. Terrorismo e Servizi segreti nelle relazioni tra gli Stati

Gruppo parlamentare della Sinistra Indipendente del Senato

Documento aggiornato al 29/04/2005
Impossibile rievocare, sia pure sommariamente, la lunga teoria di queste interferenze: tutta la storia internazionale di questo dopoguerra, per non andare più lontano, è stata in larga misura una storia di interferenze, dall'intervento anglo-russo in Iran nel 1941 contro lo Scià Reza Khan, all'inserimento di jugoslavi ed inglesi, e relativi alleati, nella lotta tra i comunisti di Markos e la monarchia greca nell'immediato dopoguerra, al colpo di Stato organizzato dagli Stati Uniti in Guatemala nel 1954 fino all'aperto appoggio dato dall'Unione Sovietica alla repressione militare in Polonia, e al rifiuto del Presidente Reagan di negare che tra le attuali "opzioni" degli Stati Uniti ci sia il rovesciamento del legittimo governo del Nicaragua (1).
Quello che occorre notare, è che questi interventi non sono sempre così plateali ed espliciti, come sono gli interventi di carattere militare, del tipo di quelli compiuti, ad esempio, dall'Unione Sovietica per determinare le sorti dell'Ungheria nel 1956, della Cecoslovacchia nel 1968, dell'Afganistan nel 1979-80, o di quello compiuto dagli Stati Uniti a Santo Domingo nel 1965; spesso gli interventi sono coperti e clandestini, ed è sotto questa forma che essi possono avere dei punti di contatto con il fenomeno del terrorismo. In questo senso si esprimeva il Ministro degli Interni Rognoni in una sua relazione del 21 gennaio 1982 alla Direzione della Democrazia Cristiana.
"L'esame obiettivo del complesso di indizi e di circostanze finora emerse - diceva il Ministro - fanno ritenere verosimile - prima ancora di essere vero - il fatto che il terrorismo sia o finisca per essere, o possa essere utilizzato come una forma di moderna aggressione dall'esterno contro le istituzioni dei Paesi nei quali esso autonomamente si è manifestato e si manifesta per ragioni e cause diverse (2).
"Mi sembra chiaro però in linea di principio - e lo dovrebbe essere a tutti - che un'azione destabilizzante attraverso l'uso del terrorismo che altri Paesi possono esercitare sulla nostra e su altre aree europee, sarebbe un'azione imputabile ai Servizi. Sono, in altre parole, i servizi segreti che possono esercitare questa azione che per una sua natura tende a rimanere clandestina e protetta; è impensabile - concludeva il Ministro - che un'azione del genere possa, infatti, essere esercitata direttamente dai governi." In quanto opera dei servizi segreti è assai difficile naturalmente rinvenire le tracce di tali azioni. Quello che però si può dire è che l'ipotesi astrattamente avanzata dal Ministro Rognoni, trova il suo fondamento in quanto si conosce del comportamento dei servizi segreti nel passato e nel presente, sia riguardo a tentativi di orientare in un determinato modo, ma in forme non cruente, la vita politica di determinati Paesi, sia riguardo a delitti tentati o effettivamente eseguiti. Notizie di questo tipo è più facile attingerne nell'ambito dei Paesi di democrazia occidentale, dove gli stessi servizi segreti sono sottoposti ad un qualche controllo dei Parlamenti e dell'opinione pubblica, che non nei Paesi socialisti dell'Est, dove nulla viene fatto trapelare dell'attività dei medesimi servizi. Gli esempi che è più agevole fare sono quindi necessariamente relativi ad attività dei servizi segreti occidentali. Come esempio di una azione "politica" dei Servizi con l'intento di influire sulla situazione interna di un Paese, si può citare l'azione condotta in Italia dal 1953 al 1958 dalla locale "stazione" della CIA, secondo quanto riferito dall'ex direttore della "stazione" e poi direttore della stessa CIA William Colby, nelle sue memorie (3). L'attività della CIA consisteva in quel tempo nel potenziare in Italia la lotta anticomunista, mediante un "aiuto clandestino alle forze democratiche"; il successo di quella azione, secondo il direttore di quel servizio americano, "dimostrò che gli Stati Uniti possono condurre tale lotta sul piano politico anziché attendere fino a quando diviene necessario portarla sul piano militare" (4).
Un altro esempio di lotta sul piano politico in modo però assai più violento e lesivo degli ordinamenti investiti, è stato l'operazione "Track Il" mediante la quale nel 1970 in Cile "la CIA cercò di realizzare un golpe militare, per ordine diretto del Presidente Nixon" (5).
I fatti sono noti perché sono stati oggetto di inchiesta e di informazione al pubblico da parte di numerose Commissioni del Congresso degli Stati Uniti. Secondo la rievocazione dell'ex direttore della CIA, il Presidente Nixon, "furioso" per la vittoria elettorale di Allende in Cile, convocò nello Studio Ovale della Casa Bianca l'allora direttore della CIA, Helms, e alla presenza del consigliere per la sicurezza nazionale Henry Kissinger e del procuratore generale John Mitchell, "ordinò chiaramente ad Helms di impedire che Allende entrasse in carica". L'azione denominata "Track Il" doveva rimanere segreta, al punto che il Presidente ordinò ad Helms di non parlarne a nessuno, "al di fuori della CIA", nemmeno all'Ambasciatore degli Stati Uniti a Santiago, né ai Segretari di Stato e della Difesa e ai loro dipartimenti, né alla Commissione parlamentare di controllo. L'azione fallì, perché il generale René Schneider, comandante dell'esercito cileno, non era disposto a fare intervenire l'esercito per bloccare la procedura costituzionale di conferma del Presidente eletto. Schneider fu sequestrato "da un gruppo con cui la CIA era stata in contatto" (ma secondo Colby, non con il suo accordo) oppose resistenza e morì in conseguenza delle ferite riportate. "Allende venne insediato regolarmente, e la CIA chiuse Track Il"; tre anni dopo Allende veniva rovesciato ed ucciso nelle circostanze ben note.
Esempi di coinvolgimento dei Servizi in veri e propri delitti politici tentati o realizzati, sono ancora offerti dalle indagini parlamentari sulla CIA e dalle memorie di Colby. Riguardano i tentativi di assassinio di Castro, e le uccisioni di Lumumba e Trujillo; episodi dei quali, chiamata in seguito in causa la CIA, il suo direttore, fatti i dovuti accertamenti, non poté "smentire recisamente" che una attività rivolta ad assassini politici fosse mai avvenuta (6); direttive perché questo non dovesse accadere mai più nel futuro furono date alla CIA nel 1972-73; nel 1976 la Commissione Church del Senato americano concludeva la sua inchiesta affermando che "nessun leader straniero è stato ucciso in seguito a complotti avviati da funzionari degli Stati Uniti" e il Congresso emanò nuove norme volte a regolamentare le attività dei servizi segreti.
Per citare gli interventi di altri Servizi occidentali, si può ricordare quanto pubblicato sul New York Herald Tribune del 2/2/1982, sulle attività del Mossad israeliano, nei riguardi della Turchia, dell'Iran, del Vaticano e persino di funzionari del governo degli Stati Uniti, "per ridurre al silenzio le fazioni anti-israeliane in Occidente", secondo quanto è risultato da documenti segreti caduti in mano dei militanti iraniani che occuparono l'ambasciata degli Stati Uniti a Teheran nel novembre 1979. E un tentativo del Mossad di strumentalizzare le Brigate Rosse italiane, per destabilizzare il nostro Paese e rendere insostituibile Israele come partner degli Stati Uniti del Mediterraneo, è stato asserito da numerosi brigatisti processati, come ampiamente è illustrato nella relazione di maggioranza di questa Commissione.
Una denuncia degli inquinamenti prodotti sullo svolgersi delle politiche interne da prassi scorrette di rapporti internazionali, veniva espressa il 3 febbraio 1981 dal Presidente del Consiglio Italiano allora in carica, on. Forlani, nella sua risposta alla Camera a interpellanze e interrogazioni su eventuali collegamenti internazionali del terrorismo in Italia. L'on. Forlani riconosceva come di fatto esistente la situazione patologica per cui il terrorismo si configurava come uno dei possibili mezzi del rapporto tra gli Stati, citava in proposito lo studio di un esperto in materia, ed esplicitamente metteva in relazione l'acuirsi della tensione internazionale con taluni sgradevoli sviluppi delle situazioni interne di diversi Paesi.
Diceva il Presidente del Consiglio Forlani: "Robert Copperman, uno dei massimi esperti in materia, in un rapporto commissionato dal CESIS nell'ottobre 1980, afferma che il terrorismo e la guerra per procura saranno un problema strategico del prossimo decennio, perché la guerra convenzionale e quella nucleare sono troppo dispendiose e pericolose.
"Il terrorismo in sostanza si è rivelato in una serie di circostanze come un nuovo elemento nei rapporti tra gli Stati. In questo scenario, che risulta per altro composito e con fondali di segno politico diverso e qualche volta contrastante, nasce e si sviluppa un intreccio di difficile individuazione e che di volta in volta è stato e viene diversamente analizzato, commentato e propagandato, anche a seconda delle diverse convinzioni politiche di chi vi si cimenta e delle conclusioni che intende trarre".
Dopo aver inquadrato la questione del terrorismo nel processo di deterioramento in atto "della distensione e della consistenza pacifica di sistemi diversi", e aver stabilito una probabile diretta relazione di causa ed effetto tra l'aggravarsi della tensione internazionale e la fine della democrazia parlamentare in Turchia, nonché aver evocato il Libano come tragico esempio di correlazione tra condizionamento esterno e devastazione interna, l'on. Forlani aggiungeva: "Quando parliamo di collegamenti internazionali del terrorismo non possiamo non inquadrare l'analisi sullo sfondo delle vicende che caratterizzano la scena internazionale e non considerare in modo attento e obiettivo le azioni che hanno concorso a realizzare la destabilizzazione di varie regioni del mondo. Sono queste azioni ad alimentare il sospetto che sussistano o si inseriscano strategie internazionali dirette ad alimentari situazioni di crisi". Il Presidente del Consiglio concludeva dicendo che il Governo pur essendo "consapevole del fatto che il terrorismo in Italia è in larga misura fenomeno interno, ha prevalenti origini interne e deve essere battuto soprattutto all'interno del Paese, non intende per questo chiudere gli occhi sui supporti internazionali dei quali possa giovarsi"; ed anzi, affermando questa volontà, intendeva "rendere avvertito chi per avventura avesse mano in questa vicenda all'esterno del Paese, che noi non intendiamo rassegnarci ed arrenderci".
Questi giudizi, nella misura in cui collocano semplici supposizioni o ipotesi su complicità nei singoli episodi, nel quadro di una più generale valutazione politica, pongono un problema politico di carattere oggettivo: pertanto se essi possono essere formulati a proposito del terrorismo in generale, tanto più possono essere evocati a proposito del delitto Moro, che ha rappresentato l'apice della carica eversiva del terrorismo italiano e il momento della sua massima rilevanza internazionale.
Tuttavia anche per la scarsa o nulla collaborazione dei Servizi italiani, all'epoca del delitto Moro diretti da personalità rivelatesi poi affiliate alla Loggia P2, la Commissione Parlamentare di inchiesta non è stata in grado di andare molto avanti nell'indagine su questa materia.
Annotazioni − (1) Dalla conferenza stampa del Presidente Reagan del 18 febbraio 1982:
Domanda: Signor Presidente, ha Lei approvato attività clandestine per destabilizzare il presente governo del Nicaragua?
Risposta:No, noi lo stiamo sostenendo. Oh, aspetti un minuto, aspetti un minuto. Mi scuso. Stavo pensando al Salvador, a causa della precedente domanda, quando lei ha chiesto del Nicaragua. Qui, di nuovo è qualcosa che ricade nell'interesse della nostra sicurezza nazionale. Non farò commenti...
Domanda:Se posso continuare, lei approva, o lei si preoccupa di definire la politica che consiste in operazioni americane clandestine volte a destabilizzare qualsiasi governo esistente, senza specifico riferimento al Nicaragua?
Risposta:Si. Vorrei dire che questo è come discutere le opzioni. No comment, su questo.
Servizio Quotidiano dell'International Communication Agency, U.S. Embassy, febbraio 1982.
In seguito, la pressione americana per il rovesciamento del governo di Managua è giunta fino allo spiegamento della flotta e al sostegno politico e militare all'invasione tentata dalle formazioni somoziste appoggiate dall'Honduras.
(2) Identica affermazione, senza però la successiva specificazione riguardante i Servizi, il Ministro Rognoni faceva il 12 ottobre 1982 a New York, in una conferenza alla facoltà di giurisprudenza della Columbia University.


(3) William Colby, "La mia vita nella CIA", Mursia, 1981, cap. IV, "Politica segreta in Italia".
(4) Op. cit., pag. 103
(5)Op. cit., pag. 226.
(6) Op. cit., pag. 231.
 
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