1. Le origini della strategia della tensione

7. Il piano Demagnetize/Clydesdale

Documento aggiornato al 30/11/2005
Tra il citato Convegno di Parigi del 1951 e la firma dell’accordo tra Italia e USA per la formalizzazione di Gladio, si inserisce un altro capitolo della strategia statunitense nei confronti delle sinistre europee, in particolare dei partiti comunisti di Italia e Francia. E’ il famoso Piano Demagnetize (che per la Francia assumerà il nome di Cloven), con il quale il governo americano, d’intesa con quello italiano, intende porre un definitivo argine ad ogni attività comunista nel paese.

Il piano viene approvato il 21 febbraio 1952 dal Psychological Strategy Board (Pbs), la struttura deputata da Washington alla guerra psicologica, contestualmente alla creazione di un comitato - Lenap - composto da membri del dipartimento di Stato, della Difesa, della Cia e della Mutual Security Agecy. Un ruolo di responsabilità è affidato all’Ambasciata americana di Roma, all’epoca retta da James Dunn, con funzioni di informazione, di coordinamento e di collegamento con il governo italiano.

Come in altri numerosi episodi relativi all’ingerenza americana in Italia, anche in questo vi è una clausola segreta, relativa proprio al ruolo giocato all’interno dal nostro governo. Un rapporto del 16 luglio dello stesso anno, segnalava, infatti, che "l’ambasciatore Bunker ha sottolineato l’estrema importanza di proteggere il suo rapporto confidenziale con De Gasperi su questo problema", e sembra di rileggere il medesimo copione del 1947, quando lo stesso De Gasperi chiede agli alleati di non far trapelare le sue richieste di mantenere nel mediterraneo unità navali USA. La regolare frequentazione – ancorché in parte segreta – del Presidente del Consiglio italiano con gli americani, non doveva, in realtà aver del tutto fugato i dubbi circa il mantenimento di una politica rigidamente anticomunista nel nostro paese, ed è proprio per compensare questo declino di linea politica che gli americani stabilirono di adottare un piano speciale di contrasto ed emarginazione della sinistra in Italia.

Situazione emblematica quella italiana, tanto da diventare per gli USA il terreno in cui sperimentare gli effetti e i risultati della guerra psicologica, passata alla fase operativa tra il giugno e il luglio del 1952, con il piano nel frattempo denominato Clydesdale. Le linee guida del piano, elaborate nel corso di una riunione del Comitato Lenap, prevedevano di dedicare particolare attenzione al blocco Pci-Cgil, individuata come l’asse portante del mantenimento di potere della sinistra italiana. Obiettivo conseguente doveva, quindi, essere quello di "rompere il controllo comunista sulle organizzazioni sindacali", con corrispondente e favorevole attenzione nei confronti degli altri sindacati. Nel dettaglio, il Piano di guerra psicologica per la riduzione del comunismo in Italia, prevedeva due tipologie di azioni, le prime di carattere repressivo nei confronti del partito comunista e dei suoi affiliati, e le altre più dirette alla crescita economica e sociale del paese.

Da parte sua, il governo di De Gasperi avrebbe dovuto "apportare revisioni alla legge elettorale per diminuire la rappresentanza del Pci a tutti i livelli governativi, […] adottare misure legislative e amministrative più vigorose per prosciugare le fonti di finanziamento del Pci in Italia, specialmente quelle provenienti da accordi commerciali con le industrie sovietiche o con altri paesi satelliti, […] ridurre la vendita e la distribuzione di pubblicazioni sovietiche e del Cominform […], prendere misure legali contro tutti coloro che fossero coinvolti in movimenti illegali o nascondessero armi […], favorire i non comunisti nell’affitto di case realizzate con l’utilizzo di fondi lire". Più generalmente, il Piano prevedeva un’azione del governo italiano tendente a eliminare l’influenza comunista nei campi della difesa, della sicurezza interna, dell’informazione e dell’economia, nonché a ridurre la presenza dei comunisti all’interno delle industrie statali.

Con un duplice e convergente interesse, agli Stati Uniti veniva lasciata mano libera per la localizzazione delle basi americane e alleate, avendo l’accortezza di estromettere da ogni commessa società vicine al Pci e dalla partecipazione ai lavori società e lavoratori vicini alle formazioni di sinistra. Laddove fosse stata maggiore e più radicata la presenza di lavoratori comunisti, gli USA prevedevano anche l’applicazione di speciali contratti offshore, in base ai quali le aziende che avessero voluto ottenere commesse da parte di società americane – e particolarmente da quelle di Stato – avrebbero dovuto preventivamente licenziare gli appartenenti alle cellule comuniste e socialiste. Risulta che questo genere di contratto venne certamente applicato alle Officine Galileo, e scatenò la ovvia reazione del sindacato e dei partiti di sinistra, a testimonianza di un impegno costante in difesa dei lavoratori e dei diritti conquistati con la nascita della Repubblica.

Negli anni successivi (e precisamente il 1° gennaio 1957), presso la Caserma Passalacqua di Verona viene istituito il Battaglione Guerra Psicologica, che assume la denominazione di Reparto Guerra Psicologica e viene posto alla dipendenza del Comando Forze Terrestri Alleate del Sud Europa (FTASE), la struttura della Nato sovrintendente tutte le forze di terra del Patto Atlantico. Benché non esista documentazione sufficiente a dimostrare un coinvolgimento del Reparto G.P. nella guerra non ortodossa, il solo fatto che abbia operato per quasi quaranta anni, e direttamente alle dipendenze del Comando FTASE induce a ritenere che il Reparto possa aver funzionato con un ruolo di coordinamento di molte delle operazioni attivate dall’alleanza atlantica nei confronti dei comunisti, e l’ipotesi può ritenersi confermata anche da quanto scritto dal G.I. Mastelloni, nella sua ordinanza sentenza relativa ad ARGO 16: "Dalla deposizione del citato ufficiale [il gen. dell’esercito in ausiliaria Eugenio Cartechini] è emerso che il Battaglione di supporto psicologico aveva avuto origine all’inizio degli anni Cinquanta [e non già nel 1957] con sede allocata presso l’Ospedale militare di Verona […]". La sua dipendenza dai Servizi militari americani, dai quali "dipendevano" anche noti elementi neofascisti come Digilio e Soffiati, induce ulteriormente a ritenere che il Battaglione possa aver svolto funzioni non irrilevanti nell’ottica di quella "guerra senza confini" scatenata dagli Stati Uniti nei confronti dell’Italia.
 
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