1. Le origini della strategia della tensione

8. La polizia segreta del Ministero dell’interno e il "Gruppo De Nozza"

Documento aggiornato al 30/11/2005
Documentalmente accertata è, viceversa, la creazione di una speciale struttura presso il Ministero dell’interno tra la fine del 1958 e l’inizio del 1959, e di rilievo è anzitutto l’emergenza di un pesante scontro tra il Servizio delle Forze armate – il Sifar – e l’Ufficio Affari riservati del Viminale, in merito al nuovo apparato "occulto" che il Ministro dell’interno intende costituire sopprimendo i vecchi Uffici Vigilanza Stranieri già presenti presso ogni Questura. Tutto origina da una nota del 7 settembre 1958, con la quale il capo centro CS di Trieste informa il Capo dell’ufficio D del Sifar che il Questore del capoluogo giuliano Domenico De Nozza "viene nominato ispettore generale di p.s. e trasferito a Roma con incarico speciale […], destinato a sostituire nell’incarico l’ispettore generale di p.s. dott. Barletta [capo dell’Ufficio Affari riservati]". Obiettivo del Ministro dell’interno Tambroni è la costituzione di un ufficio centrale occulto che, sulla scorta del lavoro di De Nozza, sia in grado di effettuare una vera opera di contrasto nei confronti delle forze comuniste.

In una nota dell’11 settembre, il capo centro CS di Trieste specifica la natura e il ruolo che il costituendo ufficio dovrà avere: "In una prima fase l’obiettivo principale dei predetti [i dirigenti e i funzionari trasferiti a Roma] dovrà essere la penetrazione nel p.c.i. – sia a Roma che nelle province – e la creazione di un nuovo tipo di schedario generale e provinciale, comprensivo dei dirigenti e degli attivisti più pericolosi. [...] Il funzionario [dal quale il capo centro CS assume le informazioni] ha fatto anche trapelare che all’iniziativa di rafforzare e riorganizzare l’ufficio A.R. non sono estranei gli elementi del servizio americano. […] Il predetto servizio per tale intento ha messo a disposizione ingenti somme".

E’ una prima, seppure parziale, dimostrazione di come gli Stati Uniti partecipino attivamente alla costituzione di un organismo segreto costituito con funzioni espressamente anticomuniste. Di più, questa struttura appare configurata con funzioni anticostituzionali, avendo come sua applicazione primaria, "la penetrazione nel p.c.i.", un’attività segreta e clandestina contro un partito legittimamente rappresentato al Parlamento.

La preoccupazione del Sifar, tuttavia, non è certo in questa direzione, condividendo in gran parte il Servizio militare i medesimi obiettivi perseguiti dal Ministero dell’interno. La preoccupazione è, viceversa, quella di una invasione di campo da parte del Servizio civile che va riorganizzandosi su nuove basi e con uomini espressamente addestrati a tale scopo. L’appunto del 6 dicembre 1958 proveniente dal centro CS di Napoli esprime chiaramente questo timore, segnalando che "gli uffici vigilanza stranieri, ora aboliti, si ricostituirebbero in sedi occulte, fuori dell’ambito delle Questure per assumere un ordinamento funzionale ed organico molto simile a quello dei nostri centri c.s.". L’Ufficio D del Sifar gira tre giorni dopo a tutti i centri CS la medesima informazione, riferendo della costituzione di "uffici al di fuori delle Questure e sotto copertura alla stregua dei Centri C.S. del Sifar".

La scelta del Viminale di conferire a De Nozza e ai suoi uomini – Beneforti, Corti e Mangano – un ruolo di tale rilievo è espresso riconoscimento dell’operato della Questura di Trieste in materia di schedatura politica. Secondo un appunto del 21 ottobre del ’58, il Ministro e il Capo della Polizia "sono rimasti particolarmente impressionati da due schedari loro mostrati dal dott. Beneforti e dott. Corti, rispettivamente per la parte politica e per gli stranieri, schedari che in effetti i due avevano ‘ereditato’ dalla polizia civile del già T.L.T. [Territorio libero di Trieste] che a sua volta li aveva così creati per ordine degli inglesi". L’efficienza degli uomini di De Nozza impressionò a tal punto i vertici del Viminale che dopo la visita venne data disposizione che "tutti i questori ed i funzionari degli uffici politici d’Italia seguissero un breve corso inf. [ormativo] presso la questura di Trieste".

E’ quindi in base a queste considerazioni che venne deciso di modellare il nuovo Ufficio politico centrale presso il Ministero dell’interno. Schedari efficienti, determinazione degli uomini – ne verranno trasferiti da Trieste a Roma diverse decine – e assenza di scrupoli nell’attività di infiltrazione nei confronti della sinistra, che – dopo la presa di posizione del Psi nel 1956 – si identifica unicamente nel Pci e nei suoi esponenti.

L’organizzazione del nuovo Ufficio politico, che avviene con uno spostamento massiccio di uomini da Trieste, per i motivi suesposti, non sfugge peraltro agli stessi dirigenti del partito comunista, che avvertono come il Ministero dell’interno intenda proseguire la sua incredibile guerra contro la sinistra.

Un altro aspetto inquietante è il ripetuto riferimento all’OVRA, citato nelle note inviate dai centri CS all’Ufficio D del Sifar. Il primo appunto nel quale compare un riferimento all’OVRA, è del centro di Bologna che riferisce come i nuovi uffici "assumeranno una fisionomia analoga alla disciolta OVRA", mentre il centro CS di Bari sostiene che la costituenda struttura dipenderebbe non più dalla Direzione Affari riservati, bensì dalla Direzione Affari vari generali, proprio "per non avere il sapore di OVRA", che doveva, con ogni evidenza, aleggiare in quegli ambienti.

Da Bari giunge poi un’ulteriore conferma dell’indirizzo di attività che il Viminale intende dare a questa "polizia segreta", nella quale "dovrebbe avere gran parte l’intercettazione: telefonica e postale". E come peraltro già evidenziato, in questa attività un ruolo di primo piano è quello degli americani "che seguono da vicino il lavoro del dr. De Nozze [sic]" e che proprio per le intercettazioni telefoniche "fornirebbero alcune attrezzature tecniche".

Nei diversi rapporti che i centri CS inviano a Roma viene poi sottolineato – a riprova della rilevanza di questa struttura – che i funzionari chiamati a Roma a farne parte godranno per un intero anno dei benefici del personale in missione, e comunque successivamente di due terzi dell’indennità di missione, benché formalmente distaccati a presso gli Uffici del Viminale.

Cercare di limitare la portata di una tale operazione sembra davvero impresa impossibile. E’ fuor di dubbio, infatti, che l’organizzazione del nuovo Ufficio politico, con la soppressione in tutte le Questure degli Uffici di vigilanza stranieri (copertura di fatto degli uffici politici), doveva essere a conoscenza del Governo o quantomeno del Presidente del Consiglio, e non si giustificherebbe altrimenti la promozione a Ispettore generale di p.s. di De Nozza e la sua collocazione a capo della Direzione A.R., né il distacco a Roma di decine di funzionari, né tantomeno il contributo tecnico (e forse economico) degli USA per quanto riguarda le intercettazioni.

Nell’omogeneità dei rapporti che dai centri CS giungono a Roma, stupisce tuttavia che il capo centro di Cagliari affermi che "l’ufficio di vigilanza stranieri […] non è mai esistito in nessuna delle Questure della Sardegna" e che conseguentemente nulla risulti circa una "eventuale organizzazione nell’Isola del nuovo servizio su basi occulte". Sebbene non possa aversi conferma, è da ritenere che, con ogni probabilità, in Sardegna non fossero mai stati attivati particolari Uffici politici in considerazione della presenza nell’isola di una struttura già abbondantemente funzionante, e con funzioni in parte analoghe, vale a dire la base di Capo Marrangiu presso la quale era dislocato il centro di Gladio.

Si vedrà oltre, che Gladio, lungi dall’essere una solo uno strumento di carattere difensivo, si configura come vera e propria organizzazione adibita al contrasto di ogni mutamento politico e istituzionale a favore delle sinistre. Se si considera, inoltre, che la Sardegna e la Sicilia erano considerate in ambito Nato come i due avamposti occidentali nel caso di un’invasione sovietica dell’Italia, a maggior ragione avrebbe dovuto esserci un Ufficio adibito al controllo dei soggetti ritenuti potenzialmente pericolosi; in altre parole, non era immaginabile che la Nato pensasse di lanciare la propria controffensiva da luoghi che non fossero sotto stretto controllo dell’Alleanza occidentale. Che un Ufficio politico – con ruolo di spionaggio e controllo degli esponenti comunisti – non fosse stato impiantato quantomeno nel capoluogo, si giustifica allora solamente con la presenza in Sardegna di una struttura ben organizzata e funzionante come Gladio.
 
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