2. Gladio e i Nuclei di Difesa dello Stato

5. Avanguardia nazionale giovanile

Documento aggiornato al 30/11/2005
Un ulteriore indizio circa la stretta connessione tra settori dell’Arma dei Carabinieri e gruppi neofascisti da utilizzare in casi di emergenza si può inoltre ricavare da un pro-memoria dell’ufficio Affari Riservati del Viminale inserito nel carteggio "L 5/6 Fascicolo Generale – Avanguardia Nazionale – Varie". Nell’appunto si dà, tra le altre cose, conto della nascita, nel 1960, di Avanguardia nazionale giovanile, l’organizzazione progenitrice di An, in quel periodo diretta da Stefano Delle Chiaie e in diretto contatto – come vederemo nell’ultima parte della relazione – con Gioventù Mediterranea, organizzazione dalle vocazioni neonaziste e antisemite presieduta da Giulio Maceratini. Si dice nella nota riservata: "Nel 1960, intanto, sorgeva l’avanguardia nazionale giovanile, i cui esponenti sarebbero stati in contatto con Ufficiali dell’Arma dei Carabinieri ed avrebbero preso accordi ché in caso di necessità l’A.N.G. (avanguardia nzionale giovanile, nda) avrebbe dovuto costituire la cosiddetta protezione civile. In questo periodo negli ambienti interessati si parlava con insistenza del generale Di (rectius, De) Lorenzo.

Verso la fine del 1964 l’A.N.G. fu sciolta, per riformarsi dopo brevissimo tempo in maniera totalmente diversa: alcuni elementi di sicura fede, appartenenti alla vecchia A.N.G. furono avvicinati cautamente e singolarmente e fu loro proposto, nelle forme che il caso richiedeva, se volevano entrare a far parte di una organizzazione segreta, composta da persone disposte a qualsiasi sacrificio per il trionfo del loro ideale e decise a tutto pur di contrastare il passo alla politica in atto (…).

Quindi, al pari del Sigfried, anche Avanguardia Giovanile di Stefano Delle Chiaie sarebbe stata una di quelle organizzazioni pronta ad entrare in azione e – come accadde per il Mar di Fumagalli – sciolta dopo il 1964 (con il fallimento e/o il superamento del piano Solo) per poi riformarsi in vista di un successivo impiego che si sarebbe realizzato negli anni della strategia dela tensione.

C’è da aggiungere che Carlo Digilio, sempre a proposito del ruolo di veneziani nel piano Solo (e delle successive strutture di civili) ha parlato del colonnello Antonio Campolongo, che – come si vedrà più avanti - sarebbe stato indicato come uno dei cospiratori in occasione del golpe Borghese: "Dai discorsi che io intrattenevo con i militanti di Ordine Nuovo emergeva che il Campolongo costituiva il punto di riferimento, se non addirittura il punto chiave, per eventuali "azioni di forza" nell’applicazione del Piano Solo e dei piani anticomunisti degli anni successivi.

Mi riferisco alla tempestiva aggregazione che i civili dovevano costituire per rapportarsi ai militari in caso di sommossa dei comunisti o in caso di invasione del nostro territorio di Nord-Est da parte dei comunisti, in attesa che venissero ricompattate le nostre Forze regolari".

Sui legami tra la base di Capo Marrangiu e il piano Solo, appare utile ricordare che nella scheda del gladiatore Giovanni Battista Andreazza – addetto alle pulizie presso la Camera dei Deputati - venne annotato che "dopo l’episodio De Lorenzo, ha manifestato di non voler far più parte dell’organizzazione". Il prof. Giannuli, nella citata perizia al giudice Salvini, così commenta la nota: "Se, come sembra ragionevole, l’ ‘episodio De Lorenzo’ altro non sia che un riferimento alla crisi del luglio 1964, dobbiamo dedurre che Andreazza ebbe elementi per pensare ad un coinvolgimento in essa di Gladio […] sino al punto di maturare la scelta delle dimissioni".

A conclusione del paragrafo, non si possono non ricordare le parole che l’avvocato generale dello Stato, Giorgio Azzariti, scrisse nel parere che fu allegato dal presidente del Consiglio, Andreotti, nella relazione bis su Gladio inviata alle Camere.

"Sembra che i dirigenti catturati avrebbero dovuto essere concentrati e ristretti nella sede del Centro Addestramento Guastatori che, come si è visto, costituiva uno strumento di attuazione dell’operazione Gladio in Sardegna. E’ allora troppo evidente la illegittimità, può parlarsi più precisamente di criminalità di simile disegno (…) Sarebbero perciò dichiaratamente violati non solo e non tanto i ricordati articoli 52 e 97 della Costituzione, quanto l’articolo 283 del codice penale".

Le connessioni tra Gladio, piano Solo e Nds, attraverso il gruppo Sigfried, nel frattempo, sono state ampiamente dimostrate. Le parole dell’avvocato generale dello Stato, quindi, rivestono un carattere ancor più stringente di censura. La stessa che deve essere ribadita nelle considerazioni finali sulla vicenda Gladio.
 
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