3. L'eversione di destra e le coperture istituzionali

04. Ordine Nero e il Viminale

Documento aggiornato al 30/11/2005
Grazie all’attività investigativa del ROS dei Carabinieri, è recentemente emerso un documento che contribuisce a far luce, in maniera determinante e forse definitiva, sul ruolo e la natura di Ordine Nero. L’appunto del Sid del 1974, di cui ora si dirà, contiene un’indicazione piuttosto circostanziata del fatto che Ordine Nero fu costituita, in realtà, dal Ministero dell’interno con il preciso intento di acuire la tensione politica, e alimentare il clima di sfiducia necessario per una svolta a destra del paese.

E’ un passaggio fondamentale nella strategia della tensione, perché segna il passaggio dal rapporto perverso tra gli apparati istituzionali e i gruppi comunque anticomunisti, originato fin dall’immediato dopoguerra, alla creazione ex novo di un movimento clandestino dichiaratamente di matrice neofascista ed eversiva. Il Ministero dell’interno, secondo il documento, non limita più il proprio ruolo al sostegno e alle coperture delle frange estremiste della destra – come, parallelamente, facevano Carabinieri e Servizi militari – ma interviene direttamente organizzando un gruppo armato cui attribuire gli attentati. Perché e come il Viminale operi in questo senso è riportato nell’appunto, che inizia ricordando come "il provvedimento di scioglimento di Ordine Nuovo abbia, inizialmente, colpito l’organizzazione e creato una situazione di profondo sconforto tra gli aderenti che, in gran parte, avevano approdato a quell’organismo dopo le deludenti esperienze di Avanguardia Nazionale. I veri capi di Ordine Nuovo hanno, però, impostato una reazione centrata sui criteri:

impedire la polverizzazione delle forze;
recuperare addirittura energia, galvanizzando anche coloro che un acceso spontaneismo aveva allontanato dai ranghi delle formazioni giovanili di estrema destra". E nel marzo 1974 a Cattolica, vengono tracciate le nuove linee di azione della formazione.
Secondo il Sid, i capi di On puntavano al perseguimento di questo obiettivo attraverso "la sopravvivenza clandestina di Ordine Nuovo; la propaganda di una idea politica valida che colmasse il vuoto provocato dall’abbandono di Almirante", utilizzando a tal fine anche il giornale del movimento Anno Zero. E’ qui da intendersi, molto probabilmente, che gli ordinovisti, con le sentenze di condanna e il decreto di scioglimento dell’organizzazione, si sentissero abbandonati dalle componenti istituzionali della destra delle quali godevano evidentemente di un appoggio.
E’ opportuno, a questo punto, riportare integralmente una parte dell’appunto, poiché emerge a chiare lettere il ruolo del Viminale in questa operazione. Scrive dunque il Sid:

"La manovra non è sfuggita al Ministero dell’Interno che, nel contesto di una politica dell’antifascismo opportunamente orchestrata anche con forze politiche estranee alla D.C., ha inteso colpire:

lo strumento divulgativo delle idee (ANNO ZERO, presentato non come giornale ma come movimento politico nato, solo per cambiamento di nome, da Ordine Nuovo);
il movimento stesso, creando un "Ordine Nero" (indicato come il braccio violento di "Anno Zero") cui si debbono attribuire una serie di atti violenti ed antidemocratici.
Nel contesto di quanto sopra vanno interpretate tutte le azioni delittuose etichettate da organi di governo e stampa come iniziative dell’extraparlamentarismo di destra".


Secondo il ROS, che per conto dell’Autorità Giudiziaria ha rintracciato il documento, "l’affermazione […] è di estrema gravità: secondo l’estensore del Sid, in pratica, l’organizzazione terroristica Ordine Nero non sarebbe altro che un prodotto dei ‘laboratori’ della guerra non ortodossa".
Prima di esaminare il contenuto di questo passaggio, è comunque il caso di aggiungere che in un appunto dell’11 novembre 1978, il Sismi riferisce di notizie apprese in ambiente della sinistra romana in relazione al caso di Roland Stark. Secondo la fonte del Sismi, Stark sarebbe stato in contatto "con gli esponenti di ‘Ordine Nero’, l’organizzazione eversiva sostenuta dai ‘servizi segreti italiani’". Letteralmente, da quanto riportato nell’appunto, sembra che l’affermazione che Ordine Nero fosse sostenuta dai Servizi italiani, non sia da attribuire agli ambienti della sinistra, bensì direttamente all’estensore dell’appunto Sismi. Ma anche volendo ritenere frutto della fonte l’affermazione citata, si tratta di una conferma che quantomeno sospetti erano i contatti tra Ordine Nero e apparati istituzionali.

Per tornare all’appunto Sid del 1974, è bene anzitutto considerare che, pur con la dovuta cautela, il Servizio militare non poteva certo mettere in circolo una nota con le considerazioni che abbiamo appena visto, senza avere contezza di quanto andava affermando. Seppure in un contesto che vedeva Ministero della difesa e Ministero dell’interno spesso in contrasto – ma drammaticamente con i medesimi fini – non è immaginabile che il Sid addossi all’Ufficio Affari riservati del Viminale la responsabilità di aver creato un’organizzazione terroristica, senza avere le prove di ciò. Con ogni probabilità, pertanto, il contenuto dell’appunto corrisponde largamente al vero, ed è semmai il contesto che può fornire elementi di riflessione.

Non si comprende, anzitutto, il senso dell’affermazione iniziale, secondo la quale il Ministero dell’Interno avrebbe inteso colpire la disciolta Ordine Nuovo, "nel contesto di una politica dell’antifascismo opportunamente orchestrata anche con forze politiche estranee alla D.C.". E’ accertato anche in sede giudiziaria, e in questa relazione ve ne sono le testimonianze, che il Ministero dell’interno non operò certo in chiave antifascista, né allora né mai; e non è certo un caso che fino al 1994 la Democrazia cristiana non abbia mai abbandonato la gestione del Viminale, rinunciando ad ogni altro dicastero ma non a quello dell’interno. Non è chiaro, quindi, cosa si voglia dire con il termine "politica dell’antifascismo", se non interpretando il successivo periodo – "opportunamente orchestrata anche con forze politiche estranee alla Dc" – nel senso di un’ apparente iniziativa di contrasto ai movimenti neofascisti, tesa in realtà al loro controllo e alla loro eterodirezione.

L’attività dei gruppi eversivi di destra, nonostante lo scioglimento di Ordine Nuovo, ebbe modo infatti di manifestarsi ancora in più occasioni (di lì a poco con la strage di Brescia), e non vi era certo la necessità di creare una finta organizzazione di destra cui "attribuire una serie di atti violenti ed antidemocratici". E’ più probabile, invero, che il decreto di scioglimento di On colse impreparati i responsabili della guerra non ortodossa – in primis il Viminale – che decisero a quel punto di intervenire creando di fatto una nuova organizzazione da utilizzare per proseguire sulla folle strada della strategia della tensione. Ed è difficile non collegare le "forze politiche estranee alla Dc", con quegli ambienti dell’oltranzismo atlantico che saranno coinvolti nella strage di piazza della Loggia; quel blocco di forze (estranee alla Dc ma ad esse contigue) di cui faceva parte chi consentì la distruzione di tutti i reperti subito dopo la strage, chi era al corrente della preparazione dell’attentato, chi si adoperò successivamente per coprire i responsabili dell’eccidio.

GIANCARLO ESPOSTI:

Il finto antifascismo del Ministero dell’interno emerge nei passaggi successivi dell’appunto, laddove si dice che "la manovra può facilmente riuscire coinvolgendo estremisti di destra" e che la "provocazione è facilmente attuabile nell’ambito dei predetti movimenti anche per la compiacenza di aderenti che pensano opportuno ‘comporre in chiave individuale i dissidi con il Ministero dell’interno’".

Tra coloro che sembra possano essere utilizzati dal Ministero, l’appunto annovera Kim Borromeo, Giancarlo Cartocci e Giancarlo Esposti, e su quest’ultimo si sofferma l’attenzione del Sid, con accenni inquietanti. Dunque, Esposti, risulterebbe "implicato con la questione BRESCIA (ipotesi che trova scarso credito)"; e avrebbe "accettato un ‘incarico’ proposto dal M.I. [Ministero dell’interno]. Questa seconda evenienza è fortemente creduta e potrebbe essersi determinata nel quadro di un ventilato progetto di attentato – su commissione – durante la sfilata del 2 giugno (premio: 400.000.000 con anticipo già corrisposto). In realtà, i provocatori intendono solo far ‘scoprire’ un campeggio paramilitare e materiale esplosivo".

Secondo il ROS si tratta della parte più rilevante dell’appunto, poiché vi si fa espresso riferimento, in anticipo, alla scoperta del campeggio paramilitare di Pian del Rascino. "L’ignoto estensore – sempre per il ROS – ha in pratica appreso dalle sue fonti che il Ministero degli Interni ha promesso 400 milioni a ESPOSTI chiedendogli di realizzare un attentato nel corso della sfilata del 2 giugno 1974, consegnandogli già un anticipo. Il tutto al fine di arrestarlo, progetto durante, in un campo paramilitare con esplosivi".

Sempre con riferimento alla strage di Brescia, dall’appunto è possibile apprendere che "tra i responsabili di estrema destra prevale l’opinione che ‘BRESCIA’ sia stata voluta dal M.I.". Se si considera che l’appunto è datato 30 maggio 1974, cioè due giorni dopo la strage, appare in tutta la sua drammatica evidenza che non solo il Sid, ma con ogni probabilità anche il Ministero dell’interno, erano al corrente dell’origine e della matrice dell’eccidio. Ciononostante, per gli otto morti e i centrotre feriti non è ancora stata fatta giustizia.

A margine, è da segnalare che l’appunto contiene un ulteriore paragrafo riferito al golpe Borghese, sul quale emergono ancora elementi certo non debitamente valutati all’epoca. La fonte del Sid, che è uno dei capi segreti dell’organizzazione, infatti, si dichiara disposta "a fornire (tramite contatto con il responsabile di Avanguardia Nazionale) alcuni numeri di matricola delle armi che il Ministero all’Interno distribuì agli ‘avanguardisti’ la sera dell’8 dicembre 1970 all’interno del dicastero e che questi non hanno più inteso restituire".

E così commenta il ROS a margine dell’appunto, premettendo che "il Sid ha evidentemente l’interesse a poter tenere sotto pressione il Ministero dell’interno": "Il particolare interessante è che, a differenza di quanto si era sempre detto, le armi non sono state prelevate manu militari ma, ‘distribuite’ dal Ministero degli Interni. […] A livello di ipotesi è possibile suggerire l'identificazione del capo segreto di Ordine Nuovo con il noto Clemente Graziani, di recente deceduto".

Molto tempo dopo l’appunto del Sid, una nuova e importante testimonianza circa un ruolo diretto del Viminale e, segnatamente, dell’Ufficio Affari Riservati, quale provocatore diretto di atti di terrorismo, è emersa a margine di un’inchiesta della Procura della repubblica di Firenze del 1993 sul tentativo di dare vita ad una sorta di "costituente" della destra radicale o, meglio, fascista, a seguito della contestazione per la presunta deriva moderata che avrebbe negli anni successivi trasformato il Msi (o meglio, la sua ampia maggioranza) in Alleanza Nazionale.

Nel corso di tale inchiesta era stata messa sotto controllo l’utenza di Graziano Carboncini, già segretario della sezione del Msi di Empoli, successsivamente transitato in formazioni extraparlamentari fino al rientro nel Ms-Fiamma Tricolore di Pino Rauti.

Il 29 marzo 1993, Carboncini ricevette la telefonata di Angelo Apicella, già appartenente ad Avanguardia Nazionale, nonché in contatto con Elio Massagrande. Nel corso della conversazione, nel rievocare in termini critici alcuni drammatici avvenimenti passati che avevano caratterizzato molti periodi della vita repubblicana, quali il caso Moro, le vicende Calvi e Sindona, nonché gli assassinii di Dalla Chiesa e Borsellino, Apicella si lasciava andare ad una confidenza di grande interesse, che sembra rappresentare una conferma di quanto sostenuto nel documento del Sid: "[…] io ero stato sollecitato dal dott. Amato [rectius D’Amato] dell’Ufficio affari riservati del coso… mi avevano offerto 750 milioni e ad un certo momento, siccome avevano capito che eravamo un gruppo di paracadutisti, e ci accorgemmo guardandoci in faccia che eravamo tutti ex sabotatori quindi con gli esplosivi sulla punta delle dita, io dissi questi ordini noi li possiamo avere solo da chi di dovere, noi non possiamo usare queste cognizioni per cose […]".

Secondo il racconto di Apicella, dopo le proposte dell’Ufficio Affari riservati – rifiutate dal suo gruppo – un secondo tentativo di aggancio istituzionale si sarebbe verificato poco tempo dopo all’aeroporto militare di Guidonia dove, a margine di alcune esercitazioni, il gruppo di Apicella sarebbe stato avvicinato dall’ammiraglio Eugenio Henke, dal generale Fanali e dal generale Boschetti, che avrebbero avanzato proposte analoghe a quelle di D’Amato.

L’importanza della conversazione – oltre al fin troppo evidente richiamo con le considerazioni svolte nell’appunto del Sid – deriva dal fatto che si trattava di un dialogo tra due "camerati" legati dal vincolo di una nuova comune militanza politica, i quali non potevano ragionevolmente sospettare di essere intercettati, perché in quel periodo il loro tentativo di riorganizzazione della destra radicale – ancorché di interesse della procura di Firenze – si era manifestato in maniera palese, con riunioni e iniziative politiche in gran parte pubbliche.

Si tratta, in ogni caso, di una chiamata in causa da parte di una persona, Angelo Apicella, che sarebbe testimone diretta delle proposte avanzate da Federico Umberto D’Amato e dal suo ufficio.

C’è da rilevare, in proposito, che il dirigente della Digos di Firenze, ben comprendendo la rilevanza delle affermazioni di Apicella, informò il giorno stesso, con una annotazione, la procura della Repubblica di Firenze nella persona del sostituto Gabriele Chelazzi, chiedendo di estendere le indagini anche sull’Apicella.

Al momento non è possibile dire quale tipo di sviluppo ha avuto questo filone, né se la procura di Firenze – essendo evidente la notizia di reato – abbia inteso inviare il fascicolo alla procura della repubblica di Roma, verosimilmente competente ad indagare, ovvero se abbia ritenuto di procedere autonomamente.

Se così non fosse stato e la segnalazione della Digos fosse rimasta senza seguito, ci troveremmo senza dubbio di fronte ad un comportamento censurabile, anche per il fatto che il periodo 1990-1995 è quello che ha consentito le maggiori acquisizioni processuali relative al terrorismo di destra e alle sue protezioni istituzionali.
 
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