4 agosto 1974

San Benedetto Val di Sambro. Treno Italicus, è strage

Documento aggiornato al 03/08/2006
12 MORTI E 44 FERITI

E' notte. Una bomba scoppia e sventra un vagone del treno internazionale che si sta avvicinando alla stazione di San Benedetto Val di Sambro. 12 morti, ed è ancora un miracolo: il convoglio è appena uscito dalla galleria più lunga d'Europa. Se la bomba fosse scoppiata nel tunnel, la tragedia sarebbe stata immensa.

LE VITTIME

Nicola Buffi 51 anni, Elena Donatini 58 anni, Herbert Kotriner 35 anni, Nunzio Russo 49 anni, Maria Santina Carraro 47 anni, Tsugufumi Fukada 32 anni, Antidio Madaglia 70 anni, Wìlbelmus Jacobus Hanema 20 anni, Elena Celli 67 anni, Raffaella Garosi 22 anni, Marco Russo 14 anni, Silver Sirotti 25 anni.

L'INCHIESTA GIUDIZIARIA

Prima Istruttoria

L'inchiesta si indirizza verso gli ambienti della destra parlamentare aretina. Vengono rinviati a giudizio, quali esecutori materiali della strage, Marco Tuti, Luciano Franci e Piero Malentacchi sulla base delle dichiarazioni rese da un teste, Aurelio Fianchini, compagno di detenzione e di evasione dal carcere di Arezzo, il quale aveva confidato di aver eseguito la strage unicamente al Tuti, che aveva fornito l'esplosivo, ed al Malentacchi, che aveva predisposto l'ordigno. Margherita Luddi è imputata del reato dì detenzione di esplosivo, Emanuele Bartoli, Maurizio Barbieri e Rodolfo Poli di ricostituzione del disciolto partito fascista. Il processo si concluderà per Tuti e Franci con l'assoluzione per non aver commesso il fatto; per Luddi e Malentacchi con pronuncia di non doversi procedere perché il reato contestato si è estinto per amnistia.

Durante l'istruttoria si verificano:

1. Un tentativo di indirizzare l'inchiesta verso gli ambienti del movimento studentesco di estrema sinistra. Francesco Sgroi rivela all'avv.Basile (il quale a sua volta riferisce all'on. Almirante che denuncia il fatto) che negli scantinati dell'Università di Roma è stato nascosto esplosivo destinato ad un attentato, da studenti di estrema sinistra. Lo stesso Sgroi ammetterà di avere inventato tutta la storia al solo scopo di ottenere denaro dal MSI. Sgroi, imputato di calunnia verrà assolto per prescrizione del reato contestatogli.

2. Claudia Aiello, italo-greca, interprete, dipendente del SID, pochi giorni prima dell'attentato fa una telefonata in una ricevitoria del lotto di Roma. Le due addette del banco del lotto dichiarano di aver sentito la Aiello pronunciare frasi quali "le bombe sono pronte" e fare riferimento a passaporti e treni, nonché alle città di Bologna e Mestre. I giudici non ritengono che da tali dichiarazioni possa evincersi alcun coinvolgimento dei servizi di sicurezza nella strage. D'altra parte, tale conclusione è quasi 'obbligata', posto che il direttore del SISMI ed il Presidente del Consiglio dei Ministri oppongono il segreto di stato sulle operazioni di controspionaggio svolte dalla donna e la cui conoscenza avrebbe, forse, reso più chiaro il significato delle parole pronunciate dalla Aiello nel corso della telefonata. Vengono ascoltati altri ipendenti del SID ì quali, insieme alla Aiello, vengono incriminati; saranno poi assolti, pur riconoscendo che le loro dichiarazioni possano essere state false e reticenti per coprire loro responsabilità in attività devianti del servizio e per collusioni con gruppi di eversori e terroristi. Questo elemento, infatti, non sarà ritenuto dal giudice indicativo di una loro responsabilità in attentati.

3. Si evidenziano rapporti tra la loggìa P2 e gli extraparlamentari aretini. I giudici ritengono dimostrato che esponenti della massoneria, nel decennio compreso tra il 1970 e il 1980, sollecitano e sovvenzionano l'estremismo di destra. Una parte di tali sovvenzioni è elargita ai membri di Ordine Nuovo dì Arezzo tramite Augusto Cauchi che è uno dei personaggi di maggior spicco dell'organizzazione, della quale fa parte sin dal 1972 Franci, imputato della strage dell'Italicus. I giudici concludono che, nonostante non siano emersi nel corso del processo elementi probatori che giustifichino anche la più vaga supposizione di un coinvolgimento della massoneria o di taluni dei suoi esponenti nel processo, occorre segnalare "l'assoluta non estraneità alla produzione e gestione dei comportamenti genericamente riconducibili alla c.d. strategia della tensione di taluni di quegli esponenti".

4. Alessandra De Bellis, moglie di Cauchi, nel 1975 rileva alla Questura di Cagliari di sapere molte cose sull'attività eversiva del marito e degli altri camerati in ordine alla strage dell'Italicus. I giudici non ritengono attendibili le sue dichiarazioni.

Seconda istruttoria

L'istruttoria si apre a seguito delle rivelazioni di alcuni testi e del coinvolgimento di alcuni imputati le cui attività mettono in collegamento la strage dell'Italicus e quella della Stazione di Bologna, per la quale si apre, di conseguenza, una nuova istruttoria. Nel 1993 le due nuove inchieste vengono riunìte. Tra gli indagati di questo nuova procedimento penale vi sono: Marco Ballan, Giancarlo Rognoni e Giuseppe Ortensi, imputati del reato dì associazione sovversiva e banda armata; Stefano Delle Chiaie, Augusto Cauchi e Adriano Tilgher, imputati della strage delI'Italicus, quali esecutori materiali dell'attentato.

L'indagine viene aperta a seguito di:

1. dichiarazìoni di Salvatore Sanfilippo, detenuto comune, compagno di reclusione nel carcere di Nuoro di Tuti e Franci, il quale riferisce di aver appreso da Tuti che, tra il 1979 e il 1980, si sarebbe verificata una strage (avvenuta alla stazìone di Bologna nell'agosto successivo). Le sue dichiarazioni portano all'incriminazione per strage di Delle Chìaie, Tilgher, Francì e Malentacchi: tutti esponenti di vertice di Avanguardia Nazionale, gruppo dell'estrema destra extraparlamentare, le cui attività eversive sono già affiorate in numerosi procedimenti. Riferisce, inoltre, che Tuti e Concutelli hanno ucciso in carcere Ermanno Buzzí (principale imputato della strage di Piazza della Loggia) perché stava per rivelare ciò che sapeva sui fatti dell'Italicus.

2. dichiarazioni di Valerio Viccei, il quale riferisce dei suoi rapporti con Gianni Nardi e Giancarlo Esposti, noti esponenti della destra eversiva milanese, nonché di una strategia dì destabilizzazione che prevedeva - tra il 1973 e il 1974 - la consumazione di quattro stragi (una delle quali, verosimilmente, quella dell'Italicus) gestita da eversori milanesi e dai gruppi loro collegati operanti nell'Italia centrale. Le sue incriminazionì portano all'incriminazione di Ortensi, Marini, Ballan e Rognoni .

LA RIVENDICAZIONE

Dal volantino a firma Ordine nero

«Giancarlo Esposti è stato vendicato. Abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare. Vi diamo appuntamento per l'autunno; seppelliremo la democrazia sotto una montagna di morti».
 
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