La trasmissione di radio Città Futura

Documento aggiornato al 25/02/2004
Un altro inquietante episodio è stato conosciuto in seguito alla segnalazione della signora Clara Giannettino, la quale dichiarò di avere ascoltato, circa 45 minuti prima dell'evento di via Fani, da Radio Città Futura, condotta all'epoca da Renzo Rossellini, la notizia del rapimento dell'onorevole Moro. Gli accertamenti di polizia vennero svolti dal dottor Umberto Improta, che ascoltò la signora Giannettino alle ore 14 dello stesso 16 marzo, e si conclusero negativamente per la "palese poca attendibilità della notizia, data verosimilmente in buona fede dalla Giannettino" la quale, nell'emozione del momento, avrebbe attribuito al comunicato "un orario diverso da quello che in realtà andava dato."
Tuttavia il 17 marzo, alle 8.15, la stessa Radio Città Futura informò che era stata chiamata dai conduttori di Radio Onda Rossa, alcuni dei quali il giorno prima avevano seguito una trasmissione di Teleroma 56. A detta di costoro nel corso della trasmissione un'ascoltatrice aveva telefonato dicendo di aver sentito la notizia del rapimento di Moro alle 8 del mattino da Radio Città Futura. A commento di questo episodio, Radio Città Futura parlò di "supposizione metafisica".
Purtroppo la Commissione ha potuto acquisire di Radio Città Futura soltanto la registrazione di una trasmissione delle ore 8.20, durata un paio di minuti, e relativa ad una manifestazione in programma a sostegno del popolo palestinese, nonché di una trasmissione iniziata alle ore 9.33 che, citando le notizie date dal GR 2, commentava gli avvenimenti di via Fani. In effetti è stato riferito alla Commissione che né gli organi di polizia, né i servizi informativi provvedevano all'epoca alla registrazione sistematica delle radio libere, ma operavano semplicemente su campioni, percorrendo cioè le varie lunghezze d'onda e fermando l'attenzione sulle notizie interessanti sotto il profilo dell'ordine pubblico. Né la stessa radio effettuava registrazioni delle proprie trasmissioni.
Il 4 ottobre 1978 il quotidiano francese "Le Matin" pubblicava un'intervista a Renzo Rossellini. Secondo l'intervistatore Rossellini avrebbe, tra l'altro, dichiarato: " Io ero personalmente all'antenna il mattino del 16 marzo. Ho spiegato che le BR stavano, forse il giorno stesso, per tentare un'azione spettacolare. Fra le altre ipotesi annunciai la probabilità di un attentato contro Aldo Moro. 45 minuti dopo, Moro fu rapito" .
" Io non affermavo. Era un'ipotesi. Preciso che questa ipotesi circolava negli ambienti dell'estrema sinistra. Noi sapevamo che il 16 marzo doveva presentarsi alle Camere il primo governo sostenuto dal PCI. Era evidente per noi che questa era l'occasione sognata dai brigatisti."
"Bisognava rapidamente, immediatamente marcare il nostro disaccordo, perché io temevo e temo sempre che una escalation della violenza abbia il risultato di criminalizzare l'insieme del movimento."
La Commissione ha interrogato a lungo Renzo Rossellini, nel corso di tre diverse sedute.
Il teste ha ammesso di avere parlato dai microfoni di Radio Città Futura la mattina del 16 marzo, ma ha precisato di avere soltanto formulato l'ipotesi di un'imminente clamorosa azione delle BR sulla base di notizie che circolavano da tempo negli ambienti dell'Autonomia romana. Le "voci" collegavano tale possibile evento al verificarsi dell'ingresso del PCI nella maggioranza governativa. Attraverso l'analisi del clima che si era creato negli ambienti più estremisti e una serie di deduzioni logiche che avevano a base il rapporto tra l'aggravarsi della situazione internazionale e la recrudescenza del terrorismo, era possibile – sempre secondo Rossellini – ipotizzare che le BR scegliessero come obiettivo un rappresentante della tendenza favorevole al compromesso storico. Radio Città Futura si era resa interprete di tali preoccupazioni in molte trasmissioni precedenti a quella del 16 marzo che, pertanto, sempre secondo Rossellini, non rappresentò una novità clamorosa, ma lo sviluppo di un discorso da tempo avviato.
Rossellini ha poi aggiunto che proprio perché molto allarmato si era deciso a chiedere un colloquio all'onorevole De Michelis per informare, suo tramite, la direzione del PSI dell'imminente pericolo. Anche nell'intervista a "Le Matin" Rossellini aveva parlato di tale incontro e aveva lamentato che l'onorevole De Michelis non gli aveva prestato attenzione.
Lo stesso 16 marzo il signor Rossellini fu convocato alla direzione del PSI ove si incontrò con gli onorevoli Craxi, Signorile e De Michelis. Anche in questa occasione Rossellini avrebbe espresso i suoi giudizi sul rapporto esistente tra l'acutizzarsi della tensione internazionale e la recrudescenza del fenomeno terroristico nonché sui possibili legami tra i servizi sovietici e le BR.
Circa l'intervista a "Le Matin" , Rossellini ha precisato che essa sintetizza un lungo colloquio avuto con l'intervistatore sulla politica dell'URSS nel bacino del Mediterraneo, sugli appoggi dell'Unione Sovietica ad alcune forze politiche che hanno "bracci militari" , sui movimenti di liberazione e sui campi di addestramento palestinesi. Ha precisato di riconoscersi nel contenuto generale dei temi dell'intervista, ma non nel tono, né nelle affermazioni perentorie, tanto da avere smentito "Le Matin" con un comunicato e una conferenza stampa. Rossellini ha poi ribadito che le ipotesi da lui fatte dipendevano da una valutazione più generale sulla natura delle BR e sulla loro autonomia politica: se le BR erano una proiezione delle tensioni internazionali, dell'acuirsi della tendenza militare determinatasi alla ripresa della conflittualità tra i due blocchi, era possibile che servizi segreti di altri Paesi trovassero facilità di manovra in settori politici non controllati, anche con comportamenti criminali.
La Commissione ha potuto accertare che la smentita fu effettivamente diffusa a Roma, ma che il quotidiano francese non la pubblicò né replicò ad essa.
La Commissione si è anche chiesta se il fatto che il gruppo dirigente del PSI avesse ritenuto, in una giornata così drammatica e allo stesso tempo piena di impegni politici come il 16 marzo, di dedicare tempo prezioso al colloquio con Rossellini dovesse essere interpretato come la prova del convincimento che costui fosse depositario di notizie utili per la identificazione degli autori del sequestro e per la liberazione dell'onorevole Moro.
L'onorevole Gianni De Michelis ha dichiarato alla Commissione che il primo colloquio con Rossellini aveva avuto per oggetto l'utilizzazione di una catena di radio libere di sinistra e la possibilità di organici rapporti del PSI con tale rete. La conversazione, ad un dato momento, si spostò sul terrorismo e Rossellini espose le sue tesi sul rapporto tra situazione internazionale e attività terroristiche nonché le sue preoccupazioni per la possibile, conseguente repressione politica per una vasta area di sinistra contestatrice ma dissenziente dal terrorismo.
La mattina della strage di via Fani, De Michelis ricordò quella conversazione e ritenne utile l'incontro con Rossellini nella speranza di poterne ricavare utili elementi. Secondo De Michelis, in questo secondo colloquio, Rossellini fu molto più generico che nel primo, sicché l'incontro fu di breve durata e non ebbe alcun seguito durante i cinquantacinque giorni.
La Commissione ha anche ascoltato il dottor Improta in relazione alle dichiarazioni fatte da Rossellini, secondo le quali egli aveva avuto frequenti rapporti con l'Ufficio politico della Questura di Roma, e di avere addirittura partecipato a riunioni con lo stesso dottor Improta, il dottor Spinella e il dottor Fabrizio, nel corso delle quali era stato analizzato il fenomeno terroristico. Rossellini ha detto che gli sembrava moralmente giusto in quel momento cercare un contatto con l'apparato di polizia per analizzare e isolare il fenomeno terroristico, anche se coloro che operavano militarmente non erano noti neanche ai militanti politicamente più vicini.
Il dottor Improta ha dal canto suo dichiarato che i promotori delle varie manifestazioni venivano contattati per conoscere e capire il tenore delle manifestazioni stesse, e in questo quadro ha collocato alcuni colloqui con Rossellini, senza peraltro attribuire loro una particolare importanza. Si cercava, insomma, di capire da dove venisse la parte armata di Autonomia e le formazioni che operavano attacchi con bottiglie molotov; ma non si ottennero informazioni apprezzabili. La Commissione ha riascoltato Rossellini per verificare se egli avesse potuto ricavare le sue valutazioni dalle asserite attenzioni ai comunicati e ai documenti delle BR, ma egli ha mostrato di non ricordare neppure il contenuto della risoluzione della direzione strategia del novembre 1977 nella quale le BR indicano la DC come obiettivo fondamentale.
In ordine alla struttura e alle vicende di Radio Città Futura, la Commissione ha ascoltato anche l'altro conduttore della radio, Raffaele Striano.
Questi ha escluso che ci possa essere stata una trasmissione avente i contenuti sopra riportati ed ha anzi precisato di avere egli stesso comunicato per telefono alla Radio la notizia della strage, circa mezz'ora dopo il fatto, dalla redazione di Paese Sera.
La Commissione ha rilevato molte contraddizioni nella versione di Rossellini, il quale tra l'altro non ha chiarito perché, pur avendo continuato ad avere buoni rapporti con il dottor Improta, non abbia ritenuto poi di informarlo di quanto egli stesso poteva avere appreso circa un imminente attentato, secondo voci che circolavano nella sinistra, come da lui riferito all'onorevole Craxi. Né si può ritenere che egli avesse supplito a questo suo silenzio con l'iniziativa nei confronti del PSI che, come si è visto, fu casuale e, secondo quanto riferito dall'onorevole De Michelis, non avrebbe riguardato affatto la previsione di gravi ed imminenti fatti criminosi.
I verbali delle due prime deposizioni di Renzo Rossellini sono stati perciò trasmessi alla Magistratura per le valutazioni di sua competenza.
 
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�Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realt� � una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere)�... [Leggi]
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