La "prigione" dell'onorevole Moro

Documento aggiornato al 25/02/2004
La Commissione - come del resto finora l'autorità giudiziaria - non è riuscita a individuare con certezza il luogo dove l'onorevole Moro è stato tenuto prigioniero durante i cinquantacinque giorni del sequestro.
Dopo il ritrovamento del corpo dello statista sono state effettuate dalle forze di polizia indagini a tappeto su tutto il litorale laziale a nord di Fiumicino, ritenendo che la sabbia rinvenuta nel risvolto dei pantaloni del Presidente della DC ed avente caratteristiche tipiche di quella zona, potesse significare che egli aveva camminato in quei paraggi. Successivamente si è ritenuto che la sabbia rinvenuta sugli abiti risalisse a tracce rimaste nel portabagagli della autovettura Renault, su cui è stato rinvenuto il corpo dell'onorevole Moro, di un piccolo imprenditore edile, il quale, in epoca precedente al furto dell'automezzo, aveva trasportato alcuni sacchi di sabbia. -Patrizio Peci, peraltro, ha dichiarato che la sabbia trovata fu messa artatamente dai terroristi nei pantaloni dell'onorevole Moro allo scopo di sviare le indagini.
Lo stesso Peci, nella sua deposizione, non è stato in grado o non ha voluto dare, elementi utili alla localizzazione della "prigione", limitandosi a fornire generiche indicazioni non rivelatesi idonee alla esatta individuazione. Egli ha parlato di un negozio con parete mobile, gestito da una coppia di coniugi prestanome e sito fuori Roma, ma nei pressi della città.
Anche il "fumetto" pubblicato su "Metropoli", pur significativamente esatto per molta parte della vicenda, è del tutto generico ed irrilevante per ciò che riguarda la "prigione" dell'onorevole Moro.
Più recentemente Antonio Savasta - la cui fonte di informazioni è stata soprattutto Bruno Seghetti, il quale sembra che abbia guidato la macchina su cui venne caricato l'onorevole Moro - ha riferito che il prigioniero venne tenuto segregato nella casa in cui vivevano Prospero Gallinari e Anna Laura Braghetti, casa che egli credeva sita in via Laurentina ma che poi è risultata essere quella di via Montalcini 8, alla Magliana.
Peci, nell'interrogatorio reso alla Corte d'Assise di Roma il 15 giugno 1982, ha spiegato che quanto riferitogli da Fiore poteva essere stato da lui frainteso; ma Savasta ha voluto precisare che "in realtà a Roma c'era un negozio del tipo di cui parla Peci, cioè con un retrobottega e tenuto da gente pulita. Ed io, a proposito della prigione di Moro ho sentito parlare proprio di pannelli scorrevoli. Quindi senz'altro questo negozio faceva parte delle possibili prigioni. Si trovava fra piazza San Giovanni di Dio e l'ospedale San Camillo... era un negozio di caccia e pesca".
Salvo ulteriori acquisizioni, le dichiarazioni dei pentiti non sono necessariamente contraddittorie. E' invero possibile che in un primo tempo il sequestrato sia stato tenuto prigioniero nel locale descritto da Peci e quindi trasferito successivamente nel locale di via Montalcini, 8.
Circa quest'ultimo, notizie giornalistiche hanno affermato che sin dal marzo 1978 esso era stato segnalato alla polizia. La Commissione non ha potuto tuttavia accertare la fondatezza delle notizie. In ogni caso l'appartamento di via Montalcini non venne interessato dalla grande ondata di perquisizioni a settore, compiute nel corso del sequestro. Neppure dopo il rinvenimento del corpo dello statista si procedette alla perquisizione, il che lascia presumere che, le forze di polizia non ne sapessero niente.
Il Ministero dell'Interno - Direzione Generale della P.S. - UCIGOS ha comunicato alla Commissione che solo nel luglio 1978 giunse dal Gabinetto del Ministro una segnalazione verbale secondo cui davanti all'abitazione di tale Laura Braghetti in via Montalcini 8, sarebbe stata notata, in precedenza, una "Renault R4" di colore rosso, uguale a quella su cui era stato rinvenuto, circa due mesi prima, il corpo dell'onorevole Moro. In conseguenza vennero disposti riservati accertamenti sul conto della Braghetti e del suo convivente, tale Maurizio Altobelli, che non fu possibile identificare in quanto scomparso, essendosi trasferito, pare, in Turchia. Allo scopo di stabilire la vera identità del convivente furono mostrate a persone che avevano conosciuto il sedicente Altobelli le fotografie di elementi ritenuti facenti parte di organizzazioni eversive. L'esito fu negativo. Nulla risultò anche in ordine alla Renault rossa oggetto principale della segnalazione.
Nessuna ispezione venne compiuta nell'appartamento segnalato. Solo nell'ottobre 1978 fu decisa dalla Polizia una irruzione nell'abitazione della Braghetti: ma proprio pochi giorni prima esattamente il 4 ottobre - la giovane aveva traslocato.
Ad ogni modo l'indagine accertò che l'appartamento di via Montalcini venne acquistato dalla Braghetti nel giugno 1977 per il tramite dell'agenzia immobiliare "Urbana insieme - via Cavour 147" per la somma di 45 milioni, pagata in contanti al venditore dottor Giorgio Roggi; che la Braghetti convisse nell'appartamento in via Montalcini fino al mese di giugno 1978 con tale Altobelli che si sarebbe trasferito per motivi di lavoro in Turchia; che dopo la partenza di Altobelli la Braghetti si recò solo saltuariamente in via Montalcini e che in data 4 ottobre lasciò definitivarnente l'appartamento traslocando i mobili parte in via Laurentina n. 501, ove abita il fratello Alessandro, e parte in via Rosa Raimondi Garibaldi n. 119, ove abita la zia materna, Gabriella Combi.
Al giudice istruttore Imposimato, l'ingegner Manfredo Manfredi, altro inquilino di via Montalcini, n. 8, ha dichiarato, il 5 luglio 1980, che "qualche giorno prima del trasloco della Braghetti, la moglie fu avvicinata da due uomini che, dopo essersi qualificati per funzionari dell'UCIGOS, chiesero informazioni sul conto della coppia che abitava al piano terra... Chiesero anche di poter incontrare altri inquilini dello stabile... Dopo qualche giorno, a casa sua, uno dei due funzionari dell'UCIGOS che aveva parlato con la moglie ed una donna, anche essa dell'UCIGOS, incontrarono i coniugi Piazza e Signore, oltre a lui stesso e alla moglie... I funzionari diedero i loro nomi e dissero che avrebbero eseguito una perquisizione nell'appartarnento della Braghetti a breve scadenza. Senonché dopo qualche giorno la Braghetti traslocò senza che fosse stata eseguita la perquisizione".
Gli accertamenti della Commissione hanno consentito di appurare che il sedicente Altobelli, come hanno affermato gli inquilini, scomparve alcuni mesi prima del trasloco della Braghetti. Il trasloco, come ha riferito l'UCIGOS nella sua nota 16/10/1978, avvenne il 4 ottobre 1978. La signora Piazza, in proposito, ha precisato di non avere più visto Altobelli dall'inizio dell'estate (1978). E il signor Manfredi, nella deposizione resa al giudice Imposimato, ha affermato di averlo visto nei primi mesi del 1978.
Il sedicente Altobelli, convivente della Braghetti nell'appartamento di via Montalcini, è stato individuato pressoché concordemente dagli inquilini dello stabile, in base alle riprese televisive degli imputata nel processo Moro e alle loro fotografie - con tutte le riserve su tale riconoscimento - nel terrorista Antonio Marini; questi fu appunto arrestato il 18 maggio 1978, data che coinciderebbe abbastanza con quella dell'allontanamento del sedicente Altobelli da via Montalcini.
Una perizia grafica compiuta su scritti autografi di Marini ha accertato tuttavia che non è sua la firma "Altobelli Maurizio" Con cui furono sottoscritti i contratti per la fornitura della luce e dell'acqua all'appartamento di via Montalcini.
Le suddette risultanze sono state riferite all'autorità giudiziaria tempestivamente.
Il 2 febbraio 1982 il Ministro dell'interno ha affermato alla Camera dei deputati che le dichiarazioni rese da Savasta circa la "prigione" di Aldo Moro e l'identificazione di Altobelli con il brigatista Prospero Gallinari, indicato come esecutore materiale dell'uccisione del prigioniero, erano con ogni probabilità attendibili. Alla Commissione il Ministro Rognoni ha confermato la dichiarazione resa alla Camera, senza tuttavia sostenerne l'assoluta fondatezza.
 
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