Il seguito delle indagini

Documento aggiornato al 25/02/2004
Il 23 dicembre 1979, il Sostituto Procuratore generale, dottor Guido Guasco - cui erano state affidate le funzioni di Pubblico Ministero nel processo, dopo la formalizzazione decisa il 17 maggio - depositò una prima requisitoria con richiesta di rinvio a giudizio di Corrado Alunni, Prospero Gallinari Franco Bonisoli, Lauro Azzolini, Teodoro Spadaccini, Giovanni Lugnini, Adriana Faranda, Valerio Morucci, Mario Moretti, Enrico Triaca, Gabriella Mariani, Antonio Marini, Barbara Balzerani, Antonio Negri, Franco Piperno e Lanfranco Pace.
In ordine agli ultimi tre imputati, lo stesso magistrato chiedeva la separazione del procedimento per accertare ulteriormente gli elementi emersi. Chiedeva altresì la separazione dei procedimenti contro Peci, Bianco, Pinna, Marchionni, Ronconi, De Vuono e Negri, e il proscioglimento per insufficienza di prove di Pirri Ardizzone e Gioia.
In seguito allo sviluppo delle indagini ed alle dichiarazioni di Patrizio Peci, il Sostituto Procuratore Nicolò Amato, depositava il 19 novembre 1980 una seconda requisitoria e chiedeva il proscioglimento, per non aver commesso il fatto, di Peci, Bianco, Pinna, Marchionni, Ronconi, De Vuono e Negri; il proscioglimento per insufficienza di prove di Pirri Ardizzone e Gioia ed il rinvio al giudizio della Corte d'Assise di Roma di tutti i rimanenti imputati.
Il giudice istruttore Ernesto Cudillo, con provvedimento del 15 gennaio 1981, concludendo l'istruttoria ordinava il rinvio a giudizio di Gallinari, Faranda, Morucci, Moretti, Triaca, Spadaccini, Mariani, Marini, Balzerani, Bonisoli, Azzolini, Micaletto, Fiore, Nicolotti e Piancone, il proscioglimento, per non aver commesso il fatto, di Pirri, Ardizzone, Peci, Bianco, Pinna, Marchionni, Ronconi, Lugnini, De Vuono e Negri, e, con formula dubitativa, di Alunni e Gioia.
Per quanto attiene alla posizione di Piperno e Pace, il giudice istruttore proscioglieva entrambi per insufficienza di prove in ordine all'imputazione di sequestro e di omicidio dell'onorevole Moro, e perché l'azione penale non poteva essere proseguita per difetto di estradizione in relazione alle altre imputazioni.
Successivamente il giudice istruttore Ferdinando Imposimato, (P.M. dottor Nicolò Amato) ha svolto una nuova istruttoria riguardante tutti i processi relativi ai delitti commessi dalla colonna romana delle BR, "il così detto processo Moro-bis", estendendo ad altre persone le imputazioni per i fatti di via Fani e con ordinanza depositata in data 11 gennaio 1982 ha chiesto il rinvio a giudizio di cinquantuno persone. La relativa sentenza di condanna è stata emessa dalla Corte d'Assise di Roma il 24 gennaio 1983 con riguardo alle imprese criminose compiute dalla colonna romana delle Brigate Rosse dal dicembre 1976 al maggio 1980. Il processo denominato Moro ter riguarda invece tutti gli episodi delittuosi commessi da appartenenti alle Brigate Rosse dopo il maggio 1980, e riprende anche taluni episodi accaduti prima del maggio 1980, in quanto ascritti a imputati diversi da quelli già giudicati.
 
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