Uno sparo in caserma. Il caso Lombardo

Edito da Città del Sole Edizioni, 2007
188 pagine, € 12,00
ISBN 8873511236

di Daniela Pellicanò

Libro presente nelle categorie:
Storia del crimine organizzato in Italia1. Mafia
Quarta di copertina

“Questa storia finisce in una notte di marzo. A Palermo due carabinieri chiacchierano nel cortile della caserma Bonsignore, qualcun altro passeggia. All’improvviso un colpo di pistola rompe il silenzio. Un brigadiere corre verso una macchina, riverso sul sedile c’è il maresciallo Antonino Lombardo. Si è suicidato. È il 4 marzo 1995. Questi sono i fatti. E questo è il sospetto: si è suicidato o è stato suicidato? Sono passati undici anni. Il caso è aperto”. In questa premessa l’epilogo di una storia strana ed inquietante. Il protagonista è il maresciallo dei carabinieri Antonino Lombardo. 31 anni di carriera alle spalle interamente dedicati alla lotta alla mafia e sempre in prima linea. Per 14 anni comandante della Stazione dei carabinieri di Terrasini, piccolo paesino alle porte di Palermo. Sin da allora collabora con la Dia e il Ros, il nucleo speciale dell’Arma. È grazie a lui infatti che nel 1993 si arriva all’arresto di Totò Riina. Nel 1994 lascia il comando della Stazione ed entra a far parte ufficialmente del Reparto Operativo Speciale. Il motivo è semplice: per i suoi superiori è “la memoria storica del fenomeno mafioso”. Prima di morire è sulle tracce di Provenzano e di Giovanni Brusca. Ma ha un altro compito non meno importante da portare a termine: deve accompagnare in Italia il boss Tano Badalamenti. Il maresciallo e il padrino si sono incontrati già due volte negli Usa. Hanno parlato, si sono capiti. Ma questo terzo viaggio non è mai avvenuto. Una casualità? Non si direbbe, perché è lui stesso a lasciare una traccia: “La chiave della mia delegittimazione sta nei viaggi americani”. La sera del 4 marzo 1995 dopo un lungo colloquio con alcuni ufficiali, Lombardo sale sull’auto di servizio e scrive una lettera “che è quasi un rebus”. Intorno alle 22.30 si spara un colpo alla tempia. Cosa è accaduto durante quell’incontro? E nei giorni precedenti? Cosa ha indotto Lombardo a un gesto così estremo e disperato? Attraverso l’attenta analisi di tutti i documenti disponibili, l’inchiesta di Daniela Pellicanò ricostruisce gli ultimi dieci giorni di vita del maresciallo soffermandosi su una serie di episodi determinanti. Nel giro di poco tempo infatti si verificano in sequenza degli avvenimenti molto gravi che fanno affiorare un sospetto: che sia stata orchestrata, ai danni del maresciallo, una vera e propria campagna di diffamazione? Viene accusato di essere colluso con la mafia dai sindaci Leoluca Orlando e Manlio Mele dagli schermi televisivi di “Tempo Reale”. Qualche giorno dopo il cadavere di un suo confidente viene fatto ritrovare a poca distanza dalla sua abitazione. E infine Angelo Siino, il ministro dei Lavori Pubblici di Riina, all’epoca confidente dei carabinieri, rivela al colonnello Mori e al capitano De Donno che Lombardo “è un cane che porta le ossa fuori”, in altre parole è un venduto. Queste sono solo alcune tessere del complicato e misterioso puzzle ricostruito attraverso questa indagine. E il libro, nel riportare fedelmente gli avvenimenti, evidenzia una serie di inquietanti interrogativi, che nascono spontanei da una lettura attenta dei documenti e della lettera che il maresciallo scrive prima di morire. Interrogativi ancora attuali che nonostante l’inchiesta condotta dalla Procura di Palermo, non hanno trovato risposte. È un caso irrisolto che si deve riaprire. Lo dimostrano l’analisi dei documenti condotta nel libro e le parole proferite dallo stesso Lombardo poco prima di morire: “Il sospetto e la delegittimazione, in Sicilia, sono sempre stati l’anticamera della soppressione fisica”. Basta questa frase a sollevare il dubbio inquietante che ancora oggi accompagna questa storia: ma è stato davvero un suicidio?

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