Walter Tobagi. Morte di un giornalista

Edito da Baldini Castoldi Dalai, 2005
181 pagine, € 13,00
ISBN 8884907373

di Daniele Biacchessi

Quarta di copertina

Milano, 28 maggio 1980. Alle 11,10 Walter Tobagi esce dal portone della sua abitazione in via Solari. Sei ragazzi seguono i suoi spostamenti. All'altezza di via Salaino, viene raggiunto mortalmente da sei colpi di pistola. È l'evento da cui muove il libro. Gli artefici del delitto: i militanti della Brigata 28 marzo che tramarono alle spalle di Tobagi, inviato di punta del "Corriere della Sera" che ricopriva il ruolo di presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti. Venticinque anni dopo, il giornalista Daniele Biacchessi ricostruisce quell'omicidio, basandosi su atti processuali, sentenze del Tribunale di Milano e della Corte di Cassazione, una vasta bibliografia e testimonianze inedite.

"Che cos'è la paura? Camminare per strada e sobbalzare a ogni macchina che ti passa vicino, guidare l'automobile e spaventarsi a ogni moto che ti si affianca. L'altra mattina, 30 gennaio, è stata ritrovata una scheda con il mio nome nella borsa tipo 24 ore lasciata da un terrorista in viale Lombardia. Provo una sensazione di angoscia. Questa paura mi accompagna da più di un anno, da quando uccisero Carlo Casalegno e mi toccò di scrivere di brigatisti. L'assassinio di Emilio Alessandrini vuole dire che non valgono più le regole di un anno fa. Nel mirino ora entrano proprio i riformisti, quelli che cercano di comprendere. Mi pare di essere, forse è una suggestione, il giornalista che come carattere e come immagine è più vicino al povero Alessandrini. Se toccasse a me, la cosa che mi spiacerebbe di più è di non aver trovato il tempo per scrivere una riflessione che spiegasse agli altri, penso a Luca e a Benedetta, il senso di questa mia vita così affannosa."

Walter Tobagi
Recensione

Walter Tobagi. Una storia di umanità e professionalità spezzate.

La sua esistenza onesta veniva fermata alle 11.10 di una mattina di maggio del 1980 da sei colpi di pistola, ferocemente esplosi da giovani figli di papà che avevano perso il senso del presente e della storia. Volevano entrare nelle Brigate Rosse, diranno in seguito.

Tobagi che, oltre ad essere un inviato di punta del Corriere della Sera ricopriva anche il ruolo di Presidente dell'Associazione Lombarda dei Giornalisti, la sera prima di essere ucciso aveva presieduto una riunione dell'Associazione. Per questo i terroristi erano sicuri di trovarlo a Milano la mattina seguente.
In questo modo un uomo giovane, riformista, per niente accecato dall'ideologia, bravo nel suo lavoro viene stroncato nel fiore degli anni. Ma da chi? E perchè? Diciamo subito che, come bene emerge dalle pagine del libro di Biacchessi, la storia di Tobagi non è una storia di Brigate Rosse. E' piuttosto il dramma umano di un caso emblematico degli anni di piombo e che in questi giorni, a distanza di venticinque anni, come ogni tragica ricorrenza in questo Paese, ci restituisce il nodo mai affrontato del dramma storico e generazionale di quegli anni.
Tobagi fu ucciso da giovani accecati dall'ideologia e dall'emulazione, ragazzi che avevano tutto, compreso il tempo di immaginare lucidamente come azzerare le loro esistenze e quelle di altri in nome di una insofferenza che poco aveva a che fare con la sofferenza che operai e studenti manifestavano in quel periodo. Fu ucciso forse anche da padri che non hanno saputo fare gli adulti andando ad alimentare anzicché prosciugare l'acqua nello stagno del terrorismo e da uno Stato che ha celato e continua maldestramente a celare molte cose, abbandonando i suoi migliori figli nelle mani di una classe politica che ancora si arroga il diritto di strumentalizzare morti e tragedie.
L'onesto approccio giornalistico di Biacchessi, basato su atti processuali, sentenze, una vasta bibliografia e testimonianze dirette, ridimensiona la sterile polemica sui mandanti occulti e sui veri perchè del suo assassonio e rida' il giusto spessore umano alla figura di Walter Tobagi, ai suoi familiari e ai suoi colleghi.

Roberto Bortone

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