Moby Prince. Un caso ancora aperto

Edito da Paoline Editoriale Libri, 2005
266 pagine, € 13,00
ISBN 8831528572

di Enrico Fedrighini

Quarta di copertina

La sera del 10 aprile 1991 lo scalo civile di Livorno sembra un porto militare statunitense, con molte navi militarizzate di ritorno dalla prima guerra del Golfo. Quella stessa sera, il traghetto Moby Prince salpa da Livorno diretto a Olbia. Dopo pochi minuti di navigazione entra in collisione con una petroliera ancorata in rada che trasporta greggio altamente infiammabile. È una strage, la più grande tragedia della marineria civile italiana: 140 persone muoiono tra le fiamme a bordo della nave passeggeri. Queste pagine tentano di ricostruire in modo preciso e minuzioso le indagini, facendone emergere i lati meno chiari con l'obiettivo di cercare la verità.
Recensione

L’Italia delle tragedie annunciate, dei processi infiniti e senza colpevoli, degli omissis e dei silenzi, l’Italia dei misteri insomma, non si smentisce facilmente.

Il libro di Fredeghini ricostruisce i tragici fatti del 10 aprile 1991, quando un traghetto della Navarma, il Moby Prince salpa dal porto di Livorno, direzione Olbia ma non raggiungeva mai la sua destinazione. La sua breve corsa veniva fermata dalla superpetroliera Agip Abruzzo, all’ancora nella rada del porto. Una collisione e un incendio devastante non danno scampo ai 140 passeggeri del Moby. Una fitta nebbia e una partita di calcio, secondo le prime cronache di quei giorni sembrano gli imputati principali della più grande tragedia della marina civile italiana.

Ma fu ovvio fin dal mattino successivo alla tragedia che i conti non tornavano.
Fredeghini inizia proprio col narrare il “dopo”, attraversando questi dieci difficili anni in cui la giustizia e la verità hanno brancolato nel buio e nella nebbia, insieme al Moby Prince.
Perché la più grande sciagura della marina italiana in tempo di pace si è dovuta trasformare nell'ennesimo, odiato, mistero italiano. Perchè?

L’autore, deciso nelle intenzioni a restare ancorato ai fatti senza lasciar correre i teoremi, si lancia a modo suo alla ricerca della verità. Imboccando una strada impervia, fatta di misteri, rocamboleschi sabotaggi, traffici d'armi e tracciati radar spariti. La lettura che ne risulta è veloce come quella di un legal-thriller e tormentosa allo stesso tempo, perché i fatti sono veri. Addentrarsi nella storia del Moby Prince è in sostanza un po’ come fissare a lungo uno dei grandi ritratti di Monét e scoprire, sotto la superficie, la chiara ombra di un quadro tutto diverso, senza tuttavia mai riuscire a capire esattamente che cosa fosse stato dipinto in precedenza e poi sostituito dalla figura di donna.

Roberto Bortone

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