La democrazia bloccata. La strage di Portella della Ginestra e l'emarginazione delle sinistre
Edito da Rubbettino, Soveria Mannelli, 1997
di Umberto Santino
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Quarta di copertina
La strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947 non fu un fatto isolato, consumatosi in una remota periferia: in quel lembo di campagna siciliana si mise in scena quella che sarebbe stata definita la "democrazia bloccata" e si svolsero le prove generali del "doppio Stato".
A Portella si recita un copione destinato a ripetersi, anche se in tempi diversi e con soggetti diversi, ma con la stessa logica e con lo stesso scopo: allora si trattò di impedire alle sinistre l'accesso al governo, dopo la vittoria del Blocco del popolo alle elezioni regionali dell'aprile '47, concludere la fase dell'unità antifascista escludendo le sinistre dal governo nazionale e porre le premesse per una direzione del paese rigidamente chiusa a sinistra, che si sarebbe puntualmente realizzata e avrebbe avuta la sua sanzione con l'elezione del 18 aprile '48.
Dalla fine degli anni '60 in poi il copione viene rispolverato, con le stragi che hanno insanguinato l'Italia, da piazza Fontana a Brescia, a Bologna, che miravano ad impedire un ricambio al potere, e ci sono perfettamente riuscite. E come è avvenuto per la strage di Portella, anche per le altre stragi non sono stati individuati i mandanti. La "seconda repubblica" ha gli armadi pieni degli scheletri della "prima".
Il libro contiene una puntuale ricostruzione storica del dopoguerra in Sicilia e un'ampia raccolta di documenti: sulla strage, sul processo alla banda Giuliano, sulla Commissione parlamentare d'inchiesta sul fenomeno mafioso in Sicilia dedicati ai rapporti tra banditismo, mafia e poltica.
La strage di Portella della Ginestra del 1° maggio 1947 non fu un fatto isolato, consumatosi in una remota periferia: in quel lembo di campagna siciliana si mise in scena quella che sarebbe stata definita la "democrazia bloccata" e si svolsero le prove generali del "doppio Stato".
A Portella si recita un copione destinato a ripetersi, anche se in tempi diversi e con soggetti diversi, ma con la stessa logica e con lo stesso scopo: allora si trattò di impedire alle sinistre l'accesso al governo, dopo la vittoria del Blocco del popolo alle elezioni regionali dell'aprile '47, concludere la fase dell'unità antifascista escludendo le sinistre dal governo nazionale e porre le premesse per una direzione del paese rigidamente chiusa a sinistra, che si sarebbe puntualmente realizzata e avrebbe avuta la sua sanzione con l'elezione del 18 aprile '48.
Dalla fine degli anni '60 in poi il copione viene rispolverato, con le stragi che hanno insanguinato l'Italia, da piazza Fontana a Brescia, a Bologna, che miravano ad impedire un ricambio al potere, e ci sono perfettamente riuscite. E come è avvenuto per la strage di Portella, anche per le altre stragi non sono stati individuati i mandanti. La "seconda repubblica" ha gli armadi pieni degli scheletri della "prima".
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