Il buco. Scenari di guerra nel cielo di Ustica

Edito da Vallecchi, 2005
164 pagine, € 13,00
ISBN 888427026X

di Luigi Di Stefano

Quarta di copertina

Il 30 aprile 2004 la Corte di assise di Roma ha chiuso la vicenda relativa alla strage di Ustica con il proscioglimento per prescrizione dei principali imputati, senza rispondere a nessuno degli interrogativi aperti dalle varie istruttorie. Restano senza soluzione tanto i misteri relativi alla meccanica del disastro, quanto alle responsabilità. Eppure il foro, anzi, i fori di entrata e di uscita dei due missili che hanno colpito il Dc9 sono là, visibili agli occhi di tutti. Questo è dunque il fulcro dell'indagine condotta dall'autore, perito di una delle parti civili nel processo. Senza purtroppo offrire piena luce sull'accaduto, il volume spiega la dinamica del disastro, anche se il buio resta su chi lanciò quei due missili e soprattutto perché.
Recensione

Ustica. Il nome di una piccola isola, il titolo di una grande ingiustizia. Se ventisei anni di indagini, processi e perizie, non hanno lenito il dolore dei familiari delle vittime, producendo invece migliaia di carte, di filmati e materiale documentale fino a dar vita ad un vero e proprio museo della strage, il libro di Luigi di Stefano, da un punto di vista umano, non cambierà molto lo stato delle cose. “Il buco. Scenari di guerra sul cielo di Ustica”, non si inserisce sul fronte ideologico dei “perché” quanto in quello tecnico dei “come” sia avvenuta la strage di Ustica. L’autore, forte della sua esperienza di professionista nel settore della sicurezza, di consulente per l’esercito in materia di tecnologie avanzate, decide di lasciarsi chiamare in causa dall’abbattimento del DC9 e di formulare la sua ipotesi, avvalorata dal più accurato studio dei tracciati radar mai condotto in ambito processuale. La descrizione della tragedia che Di Stefano presenta nella sua perizia al processo in qualità di consulente di parte civile e che fa rivivere in questo appassionante volume, è lucida e plausibile: l’aereo dell’Itavia fu abbattuto da un solo missile, lanciato da un caccia nel corso di una azione di guerra. Il foro di entrata lasciato sulla fusoliera del DC9 non lascia dubbi. Le tracce di esplosivo e la dinamica della collisione consolidano la sua ipotesi: un solo aereo può aver lanciato quel tipo di missile, ed il pilota non parlava né la nostra lingua né quella parlata oltreoceano. Ben pochi stati possedevano la tecnologia necessaria per avviare nel cuore del Mediterraneo, nel lontano 1980, una azione di guerra aerea in grado di ingannare i radar del nostro Paese. Tuttavia il traffico di questo tipo di armamenti era fiorente, soprattutto dalle nostre parti. Scorrendo queste pagine, i luoghi comuni e le false piste sedimentate nell’immaginario collettivo per anni dai media e da abili depistaggi, raggiungono nell’abisso i pochi resti mai recuperati dello sfortunato DC9, lasciando spazio ad una versione dei fatti realistica e inquietante, inaccettabile per molti, anche per i familiari delle vittime.

Roberto Bortone

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