Da Adnkronos del 10/07/2006

Terrorismo: Da via Montenevoso ad Abu Omar, stessi pm, stessi carabinieri

Da Via Montenevoso al caso Abu Omar di via Guerzoni. A trent'anni di distanza, per il sequestro dell'imam egiziano tornano in scena gli stessi protagonisti del famoso ritrovamento del memoriale Moro nell'appartamento milanese dello stato maggiore brigatista da parte degli uomini del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, al tempo comandante delle sezioni speciali anticrimine dell'Arma e responsabile di tutte le fasi dell'operazione. Stessa citta', e quasi tutti gli stessi protagonisti di quel mistero: da Marco Mancini, ex capo della I^ divisione del Sismi, ora agli arresti, a Giuliano Tavaroli, ex carabiniere ed ex capo della sicurezza di Telecom, a Gustavo Pignero, capo del primo reparto del Sismi e all'epoca capitano dell'Arma e collaboratore di Dalla Chiesa gia' nel '74 in Piemonte, fino agli ex sostituti procuratori della procura della Repubblica di Milano, Armando Spataro e Ferdinando Pomarici, che svolsero le indagini sul blitz di via Montenevoso dove l'1 ottobre 1978 avvenne il primo ritrovamento del memoriale del presidente della Dc. O almeno, delle copie in carta carbone del materiale, giacche' lo stesso generale Dalla Chiesa riferi' successivamente alla commissione Moro di essersi chiesto chi avesse ''recepito la prima battitura'' del dattiloscritto. Il blitz degli uomini di Dalla Chiesa, l'arresto di alcuni capi delle Br, come Lauro Azzolini, Franco Bonisoli e Nadia Mantovani, le modalita' del ritrovamento delle carte di Aldo Moro provocarono un terremoto politico e giudiziario.

Le ripercussioni si sono avvertite per molti anni a seguire, compreso il secondo ritrovamento delle carte, avvenuto nel 1990, e che provoco' un vero e proprio terremoto nei servizi. Un giallo,uno dei tanti, della storia della Repubblica. Un giallo mai del tutto risolto. Nel maggio 2000 il colonnello dei carabinieri Umberto Bonaventura, nel '78 capitano dei Nuclei antiterrorismo di Dalla Chiesa, poi capo della 1^ divisione del Sismi, scomparso proprio alla vigilia dell'audizione in commissione icamerale d'inchiesta sul caso Mitrokhin, riferisce alla commissione Stragi presieduta dal senatore Giovanni Pellegrino di aver fatto prelevare, fotocopiare e riportare a posto le carte prima dell'arrivo sul posto del magistrato Ferdinando Pomarici. Due mesi dopo, interrogato dalla Procura di Roma, Bonaventura si corregge e afferma di essere ''incorso in un errore di ricordo''. Sentito insieme al collega Spataro nel marzo 2000 a San Macuto, Ferdinando Pomarici afferma di essere arrivato in Via Montenevoso ''a distanza di un'ora piu' o meno'' dalla scoperta del covo. E aggiunge: ''L'intervento in via Monte Nevoso avviene verso le nove del mattino. Ero stato preavvertito che quell'intervento sarebbe avvenuto dal Procuratore della Repubblica. Il generale Dalla Chiesa aveva preavvertito il procuratore della Repubblica e gli aveva chiesto che il pubblico ministero fosse immediatamente disponibile ed io ero gia' pronto. Dopo di che avviene la sparatoria in via Pallanza. Dopo essermi recato li' - precisa Pomarici alla commissione Stragi- ritorno in via Monte Nevoso''.

Nella vicenda del ritrovamento delle carte di Moro a via Montenevoso avrebbe preso parte anche Gustavo Pignero, gia' collaboratore di Dalla Chiesa in Piemonte dove fu tra i protagonisti del blitz alla cascina Spiotta e dell'infiltrazione di 'frate Mitra', alias Silvano Girotto, che porto' all'arresto di Renato Curcio ed Alberto Franceschini e alla morte di Mara Cagol. Almeno secondo le rivelazioni dell'ex capitano di complemento dell'Arma, Roberto Arlati, l'ufficiale avrebbe ricevuto una copia delle carte prelevate da Bonaventura e l' avrebbe portata a Roma. Il primo giugno scorso, Gustavo Pignero, oggi responsabile del controspionaggio del Sismi, chiede di essere sentito dal pm Armando Spataro ed ammette che una squadra del servizio segreto militare italiano ha pedinato l'Imam egiziano Abu Omar prima del suo sequestro avvenuto a Milano il 17 febbraio 2003. Della sezione antiterrorismo guidata dal generale Dalla Chiesa, e colleghi di Umberto Bonaventura, fanno parte nel 1978 anche Giuliano Tavaroli e Marco Mancini, il primo accusato oggi dalla procura di Milano di acquisizione di informazioni coperte dalla privacy, il secondo coinvolto nel sequestro di Abu Omar, per il quale la procura di Milano ha emesso un'ordinanza di custodia cautelare anche nei confronti di alcuni agenti della Cia.

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