Da RomaONE del 13/05/2007
Fioravanti: "Cerchiamo la verità storica su Bologna"
Fioravanti: "Cerchiamo la verità storica su Bologna"L'ex Nar chiede di ragionare sulla strage del 2 agosto 1980, in cui ha sempre negato di essere coinvolto. L'occasione è l'uscita del libro di Colombo 'Soria nera. Bologna, la verità di Fioravanti e Mambro'
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"Ora che ho finito di scontare la pena, che sono un uomo libero, chiedo di ragionare sul processo della strage di Bologna, cercare la sua verità storica".
Valerio Fioravanti condannato in via definitiva insieme con la moglie, Francesca Mambro, per una delle stragi più efferate della storia italiana, respinge ancora una volta la responsabilità per quell'atto terroristico che il 2 agosto 1980 procurò la morte a 85 persone e oltre 200 furono ferite.
Propone, a 27 anni di distanza, una lettura "serena" di quanto è avvenuto: "Affinché - dice - la verità processuale non sia anche quella storica. I processi non si discutono ma la storia è più complessa".
L'occasione all'ex fondatore dei Nar è data da un libro, 'Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti' di Andrea Colombo (Cairo Editore), che sarà presentato a Roma martedì 15 maggio; interverrà anche Francesco Cossiga, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio. Colombo, ex dirigente di Potere Operaio, collaboratore di Liberazione e portavoce di Rifondazione comunista al Senato, sposa la tesi del sospetto dell'ingiustizia della condanna dei due terroristi neri. Documenti e atti alla mano, l'autore fa proprie alcune perplessità, non più tanto isolate nel panorama intellettuale italiano.
Fioravanti, insieme a Mambro, ha contribuito alla redazione del libro: "L'obiettivo - spiega - è proprio stabilire una verità che finora non è stata appurata".
"Questo libro - dice - è stato scritto nel momento in cui io ho finito di scontare la pena. Sono un cittadino con un passato particolare ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, né altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo". "Il mio certificato penale - continua - è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, né a me né a Francesca".
"È una richiesta - sottolinea ancora l'ex terrorista - che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non c'è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perché, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? E un'altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini? Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni del gente comune. Siamo stati condannati in nome del popolo italiano, e al popolo italiano chiediamo di riflettere sulla strage, senza pregiudizi".
Nel libro, Colombo prende in esame ad esempio l'assenza del movente che "invece di costruire un elemento a favore, vale solo a dimostrare che questi agivano agli ordini di una organizzazione la cui esistenza, pur non provata, deve essere ugualmente data per certa".
"Traspare scrive - la logica rovesciata che ha ispirato sin dall'inizio il processo per la strage: la colpevolezza dei Nar non è la risultante degli elementi probatori raccolti, ma l'assioma iniziale a partire dal quale bisogna interpretare e riordinare tutto il resto. L'assoluzione dei coimputati non comporta l'inesistenza della cospirazione: indica la reticenza dei condannati e diventa così un ulteriore elemento a loro carico". Nel processo c'è un' "abbondanza di pregiudizi" che portano alla condanna. Come quello della responsabilità su altri atti di terrorismo. "I condannati, stragisti o meno che siano, innocenti certo non sono". E poi, Fioravanti e Mambro, "non solo solo terroristi ma anche fascisti. Riconoscere la loro innocenza significherebbe eliminare l'unica traccia giudiziaria della responsabilità neofascista dello stragismo".
Quali le piste alternative alla strage che si sarebbero potute seguire? Quella cosiddetta libica, palestinese, o anche fascista, ad opera di altri autori.
Valerio Fioravanti condannato in via definitiva insieme con la moglie, Francesca Mambro, per una delle stragi più efferate della storia italiana, respinge ancora una volta la responsabilità per quell'atto terroristico che il 2 agosto 1980 procurò la morte a 85 persone e oltre 200 furono ferite.
Propone, a 27 anni di distanza, una lettura "serena" di quanto è avvenuto: "Affinché - dice - la verità processuale non sia anche quella storica. I processi non si discutono ma la storia è più complessa".
L'occasione all'ex fondatore dei Nar è data da un libro, 'Storia nera. Bologna, la verità di Francesca Mambro e Valerio Fioravanti' di Andrea Colombo (Cairo Editore), che sarà presentato a Roma martedì 15 maggio; interverrà anche Francesco Cossiga, all'epoca dei fatti presidente del Consiglio. Colombo, ex dirigente di Potere Operaio, collaboratore di Liberazione e portavoce di Rifondazione comunista al Senato, sposa la tesi del sospetto dell'ingiustizia della condanna dei due terroristi neri. Documenti e atti alla mano, l'autore fa proprie alcune perplessità, non più tanto isolate nel panorama intellettuale italiano.
Fioravanti, insieme a Mambro, ha contribuito alla redazione del libro: "L'obiettivo - spiega - è proprio stabilire una verità che finora non è stata appurata".
"Questo libro - dice - è stato scritto nel momento in cui io ho finito di scontare la pena. Sono un cittadino con un passato particolare ma un cittadino come tutti, che vuole che sia appurata la verità. Non chiedo la grazia, come Sofri, né altri eventuali vantaggi giudiziari, non ne ho bisogno, ma chiedo di ragionare sul processo". "Il mio certificato penale - continua - è composto da 27 pagine, mezza pagina riguarda Bologna. Io non nego nulla delle 26 pagine e mezzo. Ma quella mezza pagina non mi appartiene, né a me né a Francesca".
"È una richiesta - sottolinea ancora l'ex terrorista - che facciamo con garbo. Non facciamo le vittime. Non c'è poi andata male nella vita, soprattutto ora che abbiamo una figlia. Ma il punto è: ora che nessuno paga più sulla propria pelle, nessuno tranne i parenti delle vittime, vogliamo o no parlare con serenità di quanto è avvenuto? È indubbio che tante cose nel processo non tornano. Perché, ad un esempio, una giuria popolare, al secondo grado del processo, ci ha assolti? E un'altra giuria popolare ha assolto anche Ciavardini? Poi, invece, una parte della magistratura con ragionamenti strettamente giurisprudenziali ha invertito le decisioni del gente comune. Siamo stati condannati in nome del popolo italiano, e al popolo italiano chiediamo di riflettere sulla strage, senza pregiudizi".
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"Traspare scrive - la logica rovesciata che ha ispirato sin dall'inizio il processo per la strage: la colpevolezza dei Nar non è la risultante degli elementi probatori raccolti, ma l'assioma iniziale a partire dal quale bisogna interpretare e riordinare tutto il resto. L'assoluzione dei coimputati non comporta l'inesistenza della cospirazione: indica la reticenza dei condannati e diventa così un ulteriore elemento a loro carico". Nel processo c'è un' "abbondanza di pregiudizi" che portano alla condanna. Come quello della responsabilità su altri atti di terrorismo. "I condannati, stragisti o meno che siano, innocenti certo non sono". E poi, Fioravanti e Mambro, "non solo solo terroristi ma anche fascisti. Riconoscere la loro innocenza significherebbe eliminare l'unica traccia giudiziaria della responsabilità neofascista dello stragismo".
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