Da Corriere della Sera del 16/05/2005

«Vidi Provenzano, era vestito da vescovo»

La confessione nel carcere di Rebibbia. «Parlo per amore dei miei figli»

La deposizione di Giusi Vitale, la prima donna boss che dopo avere comandato una cosca mafiosa ha iniziato a collaborare con i giudici
ROMA - Dopo l'aresto di Totò Riina, con cui condividieva il comando della cupola mafiosa siciliana, è considerato il capo dei capi di Cosa Nostra. E forse per questo nel suo bisogno di camuffarsi durante gli spostamenti da un covo all'altro deve aver pensato che non fosse sufficiente indossare un normale abito talare da sacerdote. Bernardo Provenzano, detto Binnu u trattore, latitante da 42 anni, per nascondere la propria identità è arrivato addirittura a vestirsi da vescovo.
Lo ha rivelato la pentita di mafia Giusi Vitale che nel corso della sua deposizione davanti ai giudici della Corte di assise di Palermo, svoltasi per motivi di sicurezza non nel capoluogo siciliano ma nell'aula bunker del carcere romano di Rebibbia, ha parlato del suo incontro con il boss. «Incontrai Provenzano nel 1992 - ha detto alla Corte -, era vestito da vescovo».
La pentita ha ricostruito la vicenda: «Accompagnavo mio fratello ad una riunione. In quell'occasione vidi un uomo vestito da vescovo. E chiesi a mio fratello Leonardo chi fosse quella persona vestita in maniera così insolita. Poi seppi che si trattava di Provenzano». Sempre rispondendo alle domande dei pubblici ministeri, Giusi Vitale ha poi spiegato che «con Provenzano non c'era accordo».
La Vitale, la prima donna boss che è stata ai vertici della cosca di Partinico e che dal marzo scorso sta collaborando con i magistrati della Dda di Palermo - ha detto di avere deciso di raccontare quel che sa di Cosa Nostra e dei suoi meccanismi perché «non ho più una famiglia, non vedo i miei figli da anni. La mia collaborazione - ha sottolineato - è nata proprio per amore dei miei figli, perché vorrei assicurare loro un futuro diverso dal mio».

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