GENOVA - Un pomeriggio d´agosto di sette anni fa, Ovidio Bompressi - agli arresti domiciliari nella sua casa di Massa - uscì per raggiungere l´orto e raccogliere alcuni pomodori. In cucina la televisione era accesa, sul tavolo del giardino c´erano un fiasco di vino e il bicchiere per metà colmo. I carabinieri, che tre volte al giorno andavano a controllarlo, lo salutarono cordialmente ma furono costretti a prendere nota e il verbale finì in Procura. Accusato di evasione, Bompressi fu assolto in primo grado. Ieri la Corte d´Appello di Genova ha ribaltato il verdetto: sei mesi di reclusione. Una sentenza non definitiva, tale da non pregiudicare la possibilità che il presidente Ciampi gli conceda la grazia - la Corte Costituzionale sta per decidere in merito al ricorso contro il ministro Castelli, che si è rifiutato di firmare la proposta del Quirinale - ma che «comunque getta un´ombra su tutta la vicenda», come commenta amaramente Ezio Menzione, legale di Bompressi. Condannato nel ´95 a 22 anni di reclusione per l´omicidio del commissario Luigi Calabresi, Bompressi ieri si è sfogato telefonicamente con l´avvocato: «Ma siamo matti? In dieci anni non ho mai commesso un piccolo errore, è pazzesco».
(m.cal.)