Da mondoacolori.org del 13/02/2005

Europa Cristiana

A venticinque anni dalla morte, Azione Cattolica e FUCI ricordano Vittorio Bachelet

SEMINARIO DELL' ACI - La Fuci (Federazione giovani universitari cattolici) e i giovani di AC lo ricorderanno oggi, mercoledì 9 febbraio, in un seminario intitolato "Passione intellettuale e impegno civile", che si svolgerà alle ore 16 nell’aula magna della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università per gli Studi di Roma “La Sapienza”. “L’incontro sarà per noi un momento di riflessione sull’eredità culturale di Vittorio Bachelet, che ci interroga sul nostro impegno intellettuale e civile. Riteniamo giusto che le nuove generazioni non dimentichino le scelte coraggiose e le istanze di rinnovamento portate avanti da Bachelet all’interno dell’Azione Cattolica, dell’Università, del Csm”, dicono Enrica Belli e Davide Paris, presidenti nazionali della Fuci.“È importante ricordare oggi uno dei nodi fondamentali del pensiero di Bachelet: l’intimo legame tra l’azione ‘sociale’ e l’azione ‘religiosa’ dei cattolici, eredità fondamentale per la nostra federazione”. All’incontro saranno presenti, tra gli altri, Giovanni Bachelet, ordinario di Fisica, Università di Roma "La Sapienza", figlio di Vittorio, e la presidente nazionale dell'Azione Cattolica Paola Bignardi. Seguirà un dibattito animato da giovani studenti romani. Al termine del seminario è previsto un momento di raccoglimento e preghiera con padre Paolo Bachelet, fratello del professore, davanti alla lapide che ricorda l'assassinio di Vittorio Bachelet. Il 12 febbraio 1980 quest’ultimo veniva, infatti, brutalmente assassinato sulle scale della facoltà di Scienze politiche dove insegnava come docente ordinario di Diritto pubblico dell’Economia, vittima delle Brigate Rosse. Nato il 20 febbraio 1926 a Roma, Bachelet a 33 anni fu nominato da Giovanni XXIII vicepresidente dell’Azione Cattolica italiana, dopo una lunga esperienza come capo redattore di “Civitas”, una rivista di studi politici diretta da P.E. Taviani. Nel 1973 divenne vicepresidente della Commissione pontificia per la famiglia, del Comitato italiano per la famiglia, della Commissione italiana “giustizia e pace”. Secondo il giornalista Piergiorgio Liverani, Bachelet “maturò con grande anticipo quei contenuti ideali che ancora oggi caratterizzano l’AC”. Così Bachelet concludeva la seconda assemblea nazionale dell’ACI, nel 1974: “Volevo dire che mi è caro dare testimonianza di una maturità, di una crescita graduale, che mi pare di avere riscontrato sempre in questi anni nel livello, nel cuore, nell'amicizia, nell'incontro di tanti responsabili e amici dell'Azione Cattolica. Mi pare sia giusto (sono ormai quindici anni che come Vice Presidente prima e Presidente poi partecipo a questi incontri) io dia testimonianza di questa continua crescita di uno stile di fraternità, di libertà, di uno sforzo di costruzione che insieme siamo andati assumendo. E questo credo che sia estremamente positivo, perché vedete, è stato chiesto anche in questa Assemblea di avere una chiarezza su quella che è la realtà, l'identità, la collocazione dell'AC, la lucida definizione delle sue scelte, in particolare della scelta religiosa, e tutto questo è necessario che noi facciamo approfondendolo ogni giorno, non solo nella riflessione ma dirci soprattutto nella esperienza di vita”. Dal 1974 assunse la cattedra di Diritto Pubblico dell’Economia presso la Facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Roma “La Sapienza” e due anni dopo veniva eletto a Roma nel Consiglio Comunale. Finito il suo lungo servizio di presidente dell’Azione cattolica (dal 1964 al 1973) assunse tre anni dopo un altro servizio: quello di vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura. “In quello stesso salone del Palazzo dei Marescialli, due anni prima del suo ‘martirio’ nella sua università – ricorda Liverani -, i membri di quel consesso lo avevano sentito ricordare con coraggio (“Se noi tacessimo griderebbero le pietre”) le figure di un magistrato e di Aldo Moro, anch’essi vittime delle Brigate Rosse”. Vogliamo concludere questo breve omaggio alla vita e all’opera di Bachelet con le parole di Rosy Bindi e Paolo Nepi nella Introduzione al volume “La responsabilità della politica”, 1992: “Il piú alto insegnamento politico di Vittorio Bachelet dobbiamo cercarlo nella sua morte, nel dono definitivo della sua vita per una vita migliore del paese. Giustamente il cardinal Martini definì la sua morte “martirio laico”, perché fu ucciso in nome di quei valori laici di libertà e di democrazia, di giustizia e di pace per i quali aveva operato. Se ci chiediamo infatti perché fu ucciso, dovremo rispondere che egli fu vittima di quel terrorismo che nella sua perversione ebbe la lucidità di privarci degli uomini migliori, di quelli che erano capaci di rendere trasparenti ed efficienti quelle istituzioni che voleva distruggere, dovremo rispondere che fu vittima di un progetto politico che va oltre le Brigate rosse e che persegue, anche oggi, il disegno di privare il paese della guida o comunque della presenza significativa dei cattolici democratici in politica.

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