Da La Repubblica del 27/03/2008
Clima incandescente a Milano: sedici gli imputati, i giovani del "Gramigna" di Padova a fare da claque. Il giuslavorista e "Libero" chiedono di poter essere parte civile
Slogan, urla, attacchi a Ichino. Al via il processo alle nuove Br
Il pm Boccassini chiede che alcuni imputati vengano allontanati dall'aula. Dopo le minacce al candidato Pd: "Gli operai muoiono per le tue leggi"
News presente nelle categorie:
MILANO - Attacchi a Pietro Ichino ("gli operai muoiono grazie alle leggi fatte da lui"), pugni chiusi alzati, toni a volte accesi tra accusa e difese, e la richiesta perentoria del pm Ilda Boccassini di "non trasformare l'aula in un agone politico". E' questo il clima, piuttosto incandescente, in cui si è aperto oggi a Milano il processo alla nuove Br. Nelle gabbie o seduti tra i banchi, i sedici imputati, dietro le transenne; tra il pubblico, una folta schiera di giovani a fare quasi da claque: applausi e ritonelli del tipo "libertà, libertà, liberi tutti".
Questa mattina, subito dopo l'inizio dell'udienza alla prima Corte d'Assise è arrivata, come già preannunciato, la richiesta di costituzione di parte civile da parte del quotidiano "Libero" e del giuslavorista (nonché candidato del Pd alle prossime politiche) Pietro Ichino: secondo gli inquirenti, erano due dei futuri obiettivi "politici" del Partito Comunista Politico Militare, il Pcp-m.
Il legale di Ichino, l'avvocato Laura Panciroli, nell'illustrare la sua istanza ai giudici, ha spiegato che il suo assistito, secondo quanto è emerso dalle indagini, era "destinatario di azioni violente" attraverso l'utilizzo di armi, "volte alla sua eliminazione fisica". "Il progetto omicidiario - ha proseguito - era giunto in uno stato avanzato di realizzazione" e, quindi, Ichino ha subito un "grave danno esistenziale": non solo è stato privato dei "suoi diritti e delle libertà fondamentali", ma è stato costretto a vivere "sotto un regime di protezione".
Regime a cui era stato sottoposto già all'indomani dell'omicidio di Marco Biagi; e che poi, proprio dopo gli sviluppi dell'indagine sulle nuove Br, è stato potenziato. Le due istanze, che hanno raccolto il parere favorevole del pm e sulle quali la Corte scioglierà la riserva alla prossima udienza fissata per il 15 aprile, come da copione sono state bocciate dalle difese: le hanno ritenute guiridicamente infondate e poi, come ha osservato l'avvocato Giuseppe Pelazza, "a Ichino farebbe gioco entrare in questo processo, dal momento in cui si è candidato al Senato". Mentre "Libero potrebbe avere un aumento di vendite delle copie qualora entrasse come parte offesa".
E non solo: l'avvocato Sandro Clementi ha chiesto alla Corte le revoca della costituzione dell'unica parte civile già ammessa durante l'udienza preliminare, e cioè il movimento di estrema destra Forza Nuova, da lui paragonato alla 'ndrangheta: "Andrebbe disciolto", ha concluso il legale.
Ma la vera replica ad Ichino è arrivata dalle gabbie. Durante una pausa Alfredo Davanzo, uno dei leader del gruppo, non ha esitato ad alzare la voce: "Gli operai non sono morti ma sono stati uccisi sul lavoro grazie alle leggi fatte da questi signori, da gente che oggi si è costituita parte civile. Inchino invece non ha subito nulla". E ancora dichiarazioni contro "gli stati "borghesi e gli Usa che bombardano le popolazioni". Vincenzo Sisi gli ha fatto eco e ha aggiunto: "Terroristi? Io non ho terrorizzato nessuno".
Per queste dichiarazioni gridate da dietro le sbarre, il pm Boccassini ha fatto portare fuori dall'aula i due, insieme ad altri imputati. Il magistrato ha chiesto anche lo sgombero immediato dei giovani del pubblico - molti del centro sociale Gramigna di Padova - quando, in un paio di occasioni, con il pugno chiuso, hanno intonato ritornelli e appalaudito gli indagati. Solidarietà a Ichino, invece, è stata espressa da diversi esponenti politici, a cominciare dal segretario del Pd Walter Veltroni.
All'udienza di oggi, infine, anche le lamentele di difese e imputati per il trattamento carcerario e le istanze, poi accolte dai giudici, per consentire ai sedici di prendere appunti attinenti al processo. La Corte infine ha respinto l'istanza del pm di "rimpolpare il calendario", aggiungendo altre udienze a quelle già fissate fino a luglio.
Questa mattina, subito dopo l'inizio dell'udienza alla prima Corte d'Assise è arrivata, come già preannunciato, la richiesta di costituzione di parte civile da parte del quotidiano "Libero" e del giuslavorista (nonché candidato del Pd alle prossime politiche) Pietro Ichino: secondo gli inquirenti, erano due dei futuri obiettivi "politici" del Partito Comunista Politico Militare, il Pcp-m.
Il legale di Ichino, l'avvocato Laura Panciroli, nell'illustrare la sua istanza ai giudici, ha spiegato che il suo assistito, secondo quanto è emerso dalle indagini, era "destinatario di azioni violente" attraverso l'utilizzo di armi, "volte alla sua eliminazione fisica". "Il progetto omicidiario - ha proseguito - era giunto in uno stato avanzato di realizzazione" e, quindi, Ichino ha subito un "grave danno esistenziale": non solo è stato privato dei "suoi diritti e delle libertà fondamentali", ma è stato costretto a vivere "sotto un regime di protezione".
Regime a cui era stato sottoposto già all'indomani dell'omicidio di Marco Biagi; e che poi, proprio dopo gli sviluppi dell'indagine sulle nuove Br, è stato potenziato. Le due istanze, che hanno raccolto il parere favorevole del pm e sulle quali la Corte scioglierà la riserva alla prossima udienza fissata per il 15 aprile, come da copione sono state bocciate dalle difese: le hanno ritenute guiridicamente infondate e poi, come ha osservato l'avvocato Giuseppe Pelazza, "a Ichino farebbe gioco entrare in questo processo, dal momento in cui si è candidato al Senato". Mentre "Libero potrebbe avere un aumento di vendite delle copie qualora entrasse come parte offesa".
E non solo: l'avvocato Sandro Clementi ha chiesto alla Corte le revoca della costituzione dell'unica parte civile già ammessa durante l'udienza preliminare, e cioè il movimento di estrema destra Forza Nuova, da lui paragonato alla 'ndrangheta: "Andrebbe disciolto", ha concluso il legale.
Ma la vera replica ad Ichino è arrivata dalle gabbie. Durante una pausa Alfredo Davanzo, uno dei leader del gruppo, non ha esitato ad alzare la voce: "Gli operai non sono morti ma sono stati uccisi sul lavoro grazie alle leggi fatte da questi signori, da gente che oggi si è costituita parte civile. Inchino invece non ha subito nulla". E ancora dichiarazioni contro "gli stati "borghesi e gli Usa che bombardano le popolazioni". Vincenzo Sisi gli ha fatto eco e ha aggiunto: "Terroristi? Io non ho terrorizzato nessuno".
Per queste dichiarazioni gridate da dietro le sbarre, il pm Boccassini ha fatto portare fuori dall'aula i due, insieme ad altri imputati. Il magistrato ha chiesto anche lo sgombero immediato dei giovani del pubblico - molti del centro sociale Gramigna di Padova - quando, in un paio di occasioni, con il pugno chiuso, hanno intonato ritornelli e appalaudito gli indagati. Solidarietà a Ichino, invece, è stata espressa da diversi esponenti politici, a cominciare dal segretario del Pd Walter Veltroni.
All'udienza di oggi, infine, anche le lamentele di difese e imputati per il trattamento carcerario e le istanze, poi accolte dai giudici, per consentire ai sedici di prendere appunti attinenti al processo. La Corte infine ha respinto l'istanza del pm di "rimpolpare il calendario", aggiungendo altre udienze a quelle già fissate fino a luglio.
Sullo stesso argomento
Articoli in archivio
Lettera aperta dal segretario del Prc: errore quel no all'aula per suo marito
«Signora Biagi, le chiedo scusa»
Non avrei mai pensato di scrivere queste parole
«Signora Biagi, le chiedo scusa»
Non avrei mai pensato di scrivere queste parole
di Tiziano Loreti su Corriere della Sera del 09/02/2007
Il pg di Roma chiede incostituzionalità della norma e stralcio
Legge Pecorella: Br, rischio proscioglimento
Ben 14 brigatisti, accusati dell'omicidio D'Antona e assolti in primo grado, potrebbero non essere più processati
Legge Pecorella: Br, rischio proscioglimento
Ben 14 brigatisti, accusati dell'omicidio D'Antona e assolti in primo grado, potrebbero non essere più processati
di AA.VV. su Corriere della Sera del 03/05/2006
La conferma nei file della Banelli: l´arma è la firma delle Br
Una Walther uccise D´Antona e Biagi
La procura di Firenze: "Portare a Roma il processo per le rapine agli uffici postali"
Una Walther uccise D´Antona e Biagi
La procura di Firenze: "Portare a Roma il processo per le rapine agli uffici postali"
di Claudia Fusani su La Repubblica del 14/10/2004
News in archivio
su Corriere della Sera del 13/02/2007
su Corriere della Sera del 09/02/2007
su Ansa del 29/01/2007
In biblioteca
di Emilio Randacio
Rizzoli, 2008
Rizzoli, 2008