Toni Negri
Militante politico − Italia
E' nato a Padova, padre comunista, nonno socialista. Tra i diciotto e i vent'anni nella Gioventù dell'Azione Cattolica, poi iscritto al Partito socialista, libero docente universitario a 25 anni. Fa parte del gruppo di "Quaderni Rossi", rivista fondata a 25 anni da Raniero Panzieri, già direttore del socialista "Mondo operaio". "Quaderni Rossi" ha un'impostazione operaista: teorizza, tra l'altro, lo sciopero improvviso e imprevedibile, detto a "gatto selvaggio", contro la programmazione neocapitalista. E' solidale con gli operai che durante i grandi scioperi per i rinnovi contrattuali del 1962 di scontrano per tre giorni con la polizia in piazza Statuto, a Torino, e assediano la sede della UIL che ha accettato un accordo separato.
In uno dei suoi più famosi saggio "Dominio e sabotaggio", il cui proclama mutato da Lenine era "Grande il disordine sotto il cielo. La situazione quindi è eccellente", scriveva: "Nulla rivela a tal punto l'enorme storica positività dell'autovalorizzazione operaia, nulla più del sabotaggio. Nulla più di quest'attività di franco tiratore, di sabotatore, di assenteista, di deviante, di criminale che mi trovo a vivere. Immediatamente mi sento il calore della comunità operaia e proletaria, tutte le volte che mi calo il passamontagna". E poi: "La violenza il filo razionale che lega la valorizzazione proletaria alla destrutturalizzazione del sistema e quest'ultima alla destabilizzazione del regime. Basta con l'ipocrisia borghese e riformista contro la violenza".
Nel 1963 Negri lascia il Partito Socialista per dissensi sulla prospettiva politica di centrosinistra e nel 1969, con Franco Piperno e Oreste Scalzone, fonda Potere Operaio e la rivista dallo stesso nome. Nel 1970, al primo convegno tenutosi a Firenze, la violenza rivoluzionaria viene definita discriminante e decisiva; l'anno dopo l'organizzazione dichiara, senza mezzi termini, che il "partito armato" è immediatamente all'ordine del giorno.
In uno dei suoi più famosi saggio "Dominio e sabotaggio", il cui proclama mutato da Lenine era "Grande il disordine sotto il cielo. La situazione quindi è eccellente", scriveva: "Nulla rivela a tal punto l'enorme storica positività dell'autovalorizzazione operaia, nulla più del sabotaggio. Nulla più di quest'attività di franco tiratore, di sabotatore, di assenteista, di deviante, di criminale che mi trovo a vivere. Immediatamente mi sento il calore della comunità operaia e proletaria, tutte le volte che mi calo il passamontagna". E poi: "La violenza il filo razionale che lega la valorizzazione proletaria alla destrutturalizzazione del sistema e quest'ultima alla destabilizzazione del regime. Basta con l'ipocrisia borghese e riformista contro la violenza".
Nel 1963 Negri lascia il Partito Socialista per dissensi sulla prospettiva politica di centrosinistra e nel 1969, con Franco Piperno e Oreste Scalzone, fonda Potere Operaio e la rivista dallo stesso nome. Nel 1970, al primo convegno tenutosi a Firenze, la violenza rivoluzionaria viene definita discriminante e decisiva; l'anno dopo l'organizzazione dichiara, senza mezzi termini, che il "partito armato" è immediatamente all'ordine del giorno.