Massimo Carminati

Militante politico − Italia

Nato nel '58 a Milano. Trapiantato a Roma. Negli anni '70 milita nella sez. EUR del MSI. Milita quindi nei NAR. Si associa (dal '77-'78) alla Banda della Magliana, per la quale effettua "recupero crediti". Nell'aprile '80 uccide Teodoro Pugliese per ordine della Banda della Magliana. Si faceva valere anche come artificiere. Nel febbraio '81 disse a Cristiano Fioravanti di aver ucciso 2 persone per ordine di Franco Giuseppucci. Secondo la testimonianza di Claudio Sicilia, partecipò con Claudio Bracci e altri della Magliana al ferimento di Mario "palle d'oro" Proietti. Latitante, viene arrestato il 22.4.81 a pochi passi dal confine svizzero in compagnia di Domenico Magnetta. Secondo alcuni pentiti ebbe un ruolo nel depistaggio della strage di Bologna. E' stato condannato a 10 anni nell'ambito del processo alla Banda della Magliana. Inquisito e poi prosciolto per l'omicidio Pecorelli.

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Dal Centro di Documentazione Fausto e Jaio:

Uno dei maggiori indiziati per l'omicidio di Fausto Tinelli e Lorenzo "Jaio" Iannucci è Massimo Carminati. Carminati nasce a Milano nel 1957 e risiede nel capoluogo lombardo fino al 1983,quando chiede il trasferimento di residenza a Formello,in provincia di Roma.Militante di Avanguardia Nazionale,partecipa alle manifestazioni e agli scontri di piazza degli anni Settanta.Denunciato e condannato più volte per rissa,violenza,aggressione.Entra in contatto con la Banda della Magliana nel 1977.Per la Magliana uccide il tabaccaio Teodoro Pugliese a Roma e viene ritenuto responsabile.E' significativa la lettera del pentito Angelo Izzo alla Digos del 5/2/1992 che viene riportata nella sentenza ordinanza del 1994 sul depistaggio sul treno Taranto-Milano,avvenuto il 13 Gennaio 1981 e successivo alla strage della stazione di Bologna del 2 Agosto 1980.Nella lettera Angelo Izzo afferma: "Massimo Carminati nasce nell'ambiente dell'estremismo di destra come amico e compagno di scuola di Valerio Fioravanti,al quale si lega in modo forte, e di Franco Anselmi.In breve diviene un personaggio carismatico di uno dei gruppi fondanti dei nar:quello cosiddetto dell'Eur.Pur partecipando solo marginalmente a scontri,sparatorie ed episodi della miniguerra che ha insanguinato la capitale intorno al 1977 fra estremisti di destra e di sinistra,Carminati gode di grandissimo prestigio.Probabilmente perché è la pesona dell'ambiente di destra maggiormente legata già allora alla malavita romana,alla nascente Banda della Magliana.Un altro motivo di prestigio naturalmente potrebbe essere legato all'omicidio milanese di Fausto e Jaio,a cui potrebbe aver partecipato.In questo caso il movente vero di tale omicidio sarebbe da ricollegare non tanto alla faida tra rossi e neri,ma considerata la personalità di Carminati e i rapporti che deteneva con ambienti strani,l'omicidio del Casoretto sarebbe da addebitarsi a manovre di spezzoni deviati dei servizi segreti controllati all'epoca dalla P2.Carminati nel 1977 partecipa al sequestro Iacorossi e a rapine in banca correo di quelli della Magliana.Forse ha mano nell'omicidio del dirigente missino Pistoleri ed è già un personaggio con molti legami che vanno dall'ambiente di Avanguardia Nazionale di Stefano Delle Chiaie,a Franco Giuseppucci detto il Negro,a Danilo Abbruciati,a Flavio Carboni.Questo gli permette di tenere un rapporto di superiorità con i sorgenti terroristi neri,ai quali è in grado di fornire appoggi e aiuti di ogni genere". Su questo punto il Giudice Istruttore di Bologna Leonardo Grassi,nel libro "Fausto &Jaio" di Daniele Biacchessi dichiara: "Il pentito Angelo Izzo,quando parla di Carminati è credibile.I fatti che racconta nella sentenza ordinanza sul depistaggio dell'inchiesta sulla strage di Bologna sono stati tutti accertati in via definitiva.Carminati è il terminale tra i servizi segreti e i gruppi di destra.Con Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte del Sismi aveva un rapporto strettissimo.Angelo izzo invia la lettera il 5 febbraio 1992,cioè prima che il pentito della Magliana,Maurizio Abatino,iniziasse a collaborare.Il documento contiene,riguardo a Carminati,una serie di indicazioni investigative che poi sono state in larga parte,puntualmente riscontrate" IL DEPISTAGGIO SUL TRENO TARANTO-MILANO Massimo Carminati è stato condannato per il depistaggio del treno Taranto-Milano insieme a Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, del Sismi e a Licio Gelli. In particolare Carminati ha prelevato dall'arsenale della Banda della Magliana,un mitra Mab, con numero di matricola abraso e calcio rifatto artigianalmente.Il mitra è stato ritrovato in una valigetta sul treno che conteneva due caricatori di cui uno con venti cartucce calibro 9 lungo, un fucile da caccia calibro 12,8, lattine con sette etti di sostanze esplosive innescate con capsule detonanti in alluminio e micce a lenta combustione, due passamontagna di lana color bleu, copie di giornali francesi e tedeschi, biglietti aerei.Dalla sentenza -ordinanza del Giudice Istruttore di Bologna Leonardo Grassi del 1994 con cui si chiede il rinvio a giudizio per Carminati: "Massimo Carminati,complice di Gelli,Pazienza Musumeci e Belmonte,nei reati per i quali costoro sono stati condannati dalla Corte d'Assise d'appello di Bologna,deve dunque essere rinviato a giudizio per tutti i delitti a lui ascritti" Dalla sentenza della Corte Suprema di Cassazione del 23 Novembre 1995 sulla strage del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: "Infatti, dalle risultanze acquisite era emerso che il mitra rinvenuto nella valigia che era stata collocata il 13.1.1981 sul treno Taranto-Milano apparteneva alla cosiddetta "banda della Magliana", una vasta associazione per delinquere, operante a Roma in quegli anni: Maurizio Abbatino, che di quell'associazione aveva fatto parte, aveva rivelato che negli scantinati del Ministero della Sanità l'organizzazione diponeva di un cospicuo deposito di armi e che alcune di esse erano state temporaneamente cedute a Paolo Aleandri, ma non erano state più restituite. Per costringere Aleandri a rispettate l'impegno assunto era stato sequestrato, ma poi era stato liberato, con la mediazione di Massimo Carminati quando all'associazione, in sostituzione delle armi date in prestito ad Aleandri, erano state date due bombe a mano e due mitra ed uno di questi mitra era stato prelevato da Carminati e mai più restituito. Abbatino, dopo aver descritto le peculiari caratteristiche del mitra finito nelle mani di Carminati, caratteristiche conseguenti ad un'artigianale modifica del calcio, riconosceva quell'arma nel M.A.B. che era stato trovato a Bologna la notte del 13 gennaio 1981, in quella valigia. Infine lo stesso Abbatino aveva precisato che Carminati faceva parte di un gruppo di giovani che gravitava nell'area della destra eversiva, gruppo del quale facevano parte i fratelli Valerio e Cristiano Fioravanti, Francesca Mambro, Giorgio Vale e Gilberto Cavallini.Una volta riconosciuta, sulla base di tale complesso ed articolato quadro probatorio, piena attendibilità alle dichiarazioni di Abbatino,, al giudice di rinvio è stato agevole rilevare che quel MAB. rinvenuto in quella valigia proveniva dalla "banda della Magliana", e questa, attraverso Carminati, collaborava con alcuni appartenenti ai N.A.R., come Fioravanti, Mambro e Cavallini: il percorso del mitra rappresentava la prova del rapporto di collaborazione tra i soggetti coinvolti nel processo." Sulle risultanze di questo depistaggio che ha avuto come protagonista Massimo Carminati il sostituto procuratore Libero Mancuso parla in un'audizione davanti alla Commissione Stragi: "Inanzitutto c'è il depistaggio dei servizi segreti militari del gennaio 1981. Pochi mesi dopo la strage di Bologna, sul treno Taranto-Milano viene scoperta una borsa contenente barattoli di esplosivo, il T4, oltre ad un fucile mitragliatore Beretta 3842, un fucile a canne mozze e due biglietti aerei intestati a un cittadino tedesco e a uno francese. Sulla provenienza delle armi da elementi della Banda della Magliana non dovrebbero esserci dubbi. Nell'inchiesta svolta con il collega Leonardo Grassi si ottennero le prove documentali che il depistaggio dell'81 venne organizzato da graduati del Sismi, Pietro Musumeci e Giuseppe Belmonte, iscritti alla P2. Questo rappresentava un collegamento estremamente allarmante tra esponenti dei Servizi, mafia siciliana e anche esponenti delle istituzioni; successivamente venne alla luce che un certo Domenico Balducci all'epoca guardaspalle di Pippo Calٍ e poi assassinato per mano di Calٍ, da latitante viaggiava su aerei del nostro servizio segreto, superava come è ovvio, i passaggi di frontiera ed era ospitato da Francesco Pazienza, condannato per questo episodio, per peculato e favoreggiamento di Balducci". La Commissione Stragi di Giovanni Pellegrino scrive nella sua relazione annuale del 1998: "La complessa vicenda del deposito di armi e munizioni in uno scantinato del Ministero della sanità. Tale deposito era gestito dalla banda della Magliana e da esso con certezza provenivano le munizioni utilizzate nell'omicidio Pecorelli ed il fucile mitragliatore MAB prelevatovi da Carminati, utilizzato in un'operazione di depistaggio relativo alle indagini sulla strage di Bologna (materiale fatto rinvenire sul treno Taranto-Torino). Dell'episodio di depistaggio sono stati ritenuti responsabili - con sentenza definitiva - ufficiali del servizio militare di sicurezza (Musumeci e Belmonte)." MASSIMO CARMINATI E LA BANDA DELLA MAGLIANA La cosiddetta "batteria" della Magliana era quella che aveva rapporti più frequenti e intensi con i neofascisti romani. Alcune indicazioni circa la relazione istauratasi tra la malavita romana ed eversione di destra ci vengono fornite dallo stesso Cristiano Fioravanti, fratello di Giusva. "I contatti avvennero in epoca precedente alla morte di Franco Anselmi (6/3/1978). "Successivamente essi furono mantenuti dal gruppo che faceva capo ad Alessandro Alibrandi, Massimo Carminati e Claudio Bracci, mentre io mi limitai a compiere un attentato a un benzinaio (...) L'indicazione ci fu data da Sparti Massimo il quale frequentava gli ambienti della Magliana, dai quali otteneva documenti e targhe per noi. Sparti disse a me e Tiraboschi, autori materiali, che per ingraziarci maggiormente la gente di quell'ambiente sarebbe stato opportuno fare loro il favore dell'attentato.Vi era infatti un rapporto stretto tra Alibrandi, Carminati e Bracci e ricordo, in particolare, che quelli della Magliana davano indicazione dei luoghi e persone da rapinare anche al fine di dare il corrispettivo di attività delittuose compiute per loro conto dagli stessi giovani di destra.Ricordo infatti che Alibrandi e gli altri due avevano la funzione di recuperare i crediti di quelli della Magliana (fu proposto anche a me ma io rifiutai) e di eliminare alcune persone poco gradite. Tali persone da eliminare gravitavano nell'ambiente delle scommesse clandestine di cavalli: in particolare il Carminati mi disse, presumibilmente intorno al febbraio '81, di aver ucciso due persone: una di queste era stata "cementata" mentre l'altra era stata uccisa in una sala corse". Altro punto su cui è utile soffermarsi è il tipo di attività svolta da alcuni elementi della destra eversiva per conto del gruppo di Franco Giuseppucci parallelamente a quella della commissione di rapine. Dalle dichiarazioni rese da Walter Sordi al giudice di Roma in data 15 ottobre 1982: "Alibrandi mi disse che Carminati era il pupillo di Abbruciati e Giuseppucci. Parlando in particolare degli investimenti di somme di denaro da noi fatti attraverso la banda Giuseppucci-Abbruciati, posso dire che nel corso dell'80, Alibrandi affidٍ alla banda stessa 20 milioni di lire, Bracci Claudio 10 milioni, Carminati 20 milioni, Stefano Bracci e Tiraboschi 5 milioni.Ricordo che Alibrandi percepiva un milione al mese di rendita. I soldi affidati alla banda Giuseppucci-Abbruciati erano tutti in contanti. Come ho già spiegato, Giuseppucci e Abbruciati prevalentemente investivano il denaro da noi ricevuto nel traffico di cocaina e nell'usura, ma c'erano anche altri investimenti nelle pietre preziose e nel gioco d'azzardo". La Commissione Stragi del Presidente Giovanni Pellegrino nella sua relazione annuale del 1998 scrive: "All'autofinanziamento furono invece dirette numerose rapine prima presso negozi di filatelia poi agenzie ippiche e banche, rapine che frutteranno una disponibilità economica assai superiore a quella necessaria alla vita dell'organizzazione e connotarono di un tratto di delinquenza ordinaria sia la condotta ed il tenore di vita degli autori, sia l'ambiente criminale in cui gli stessi si muovevano. L'organizzazione e l'esecuzione di molti dei colpi avvicinٍ stabilmente - e per alcuni in modo irreversibile - i ragazzi dei NAR alla criminalità organizzata del gruppo che successivamente verrà indicato (sinteticamente e in parte impropriamente) come Banda della Magliana, attraverso lo stretto legame dei fratelli Fioravanti e di Alibrandi con personaggi come Massimo Sparti, e di Massimo Carminati e dello stesso Fioravanti con Franco Giuseppucci e Danilo Abbruciati. Tali legami verranno a cementarsi, oltre che con la pianificazione e attuazione di rapine (come presso le filatelie o alla Chase Manhattan Bank), attraverso le attività di reinvestimento dei proventi delle rapine (per lo più attraverso il prestito usuraio) che gli estremisti affideranno alla banda, per conto della quale eseguivano attività di intimidazione e di vero e proprio killeraggio. Il consolidarsi di tali rapporti segnerà fortemente il profilo puramente criminale di alcuni dei protagonisti, tanto da determinare in un personaggio come Valerio Fioravanti una situazione di incertezza e disorientamento dopo la fine del periodo di detenzione che lo tenne lontano dal gruppo dal giugno all'ottobre del 1979." Ancora sulla figura di Massimo Carminati bisogna citare la sentenza del 16 Maggio 1994 della prima Corte d'appello per la strage alla stazione di Bologna: "Sullo specifico punto dell'esplosivo, deve essere, poi, ricordato quanto è emerso dalle dichiarazioni rese, ovvero acquisite e confermate, in questo dibattimento da Maurizio Abbatino, uno dei più autorevoli esponenti della "banda della Magliana"; questi ha, fra l'altro, illustrato i rapporti esistenti tra la banda e un gruppo della eversione di destra, indicando in Massimo Carminati il terrorista che fungeva da elemento di collegamento con la banda medesima e che era l'unico (del gruppo eversivo) abilitato ad accedere al deposito di armi costituito dai criminali comuni negli scantinati del Ministero della Sanità. L'Abbatino ha anche riferito che, grazie all'intercessione del Carminati, tre elementi del medesimo gruppo -i due fratelli Fioravanti e Pasquale Belsito- poterono trovare ospitalità per qualche tempo nell'appartamento della banda in via degli Artificieri.Orbene, l'Abbatino ha rivelato che il Carminati era un esperto nel confezionamento di ordigni esplosivi, tanto da impartire lezioni in materia a quelli della banda della Magliana; che l'esplosivo di cui disponeva la banda proveniva dal gruppo di Carminati; ancora, che i sacchetti con esplosivo (tritolo e nitrato di ammonio) rinvenuti nel deposito del Ministero della Sanità appartenevano al gruppo della destra e vi erano stati portati dal Carminati in persona.Resta da segnalare, a questo punto, la qualità dei legami che univano Massimo Carminati a Valerio Fioravanti.In proposito, si deve iniziare col ricordare che Cristiano Fioravanti ha dichiarato: "Sia io che Valerio siamo amici d'infanzia di Massimo Carminati, legato al giro della Magliana ed in particolare del Giuseppucci, Abbruciati, Diotallevi e Ducci." (22 mar. 85 al PM di Bologna).Si deve, inoltre, tenere presente che Carminati era un amico della prim'ora di Franco Anselmi (il cui ascendente su Valerio F. è già stato ricordato), con il quale aveva diviso l'abitazione di Perugia ove entrambi frequentavano l'Università; Carminati e Fioravanti, poi, avevano militato insieme nelle fila del gruppo neofascista EUR-Marconi; essi, ancora, erano stati correi nella rapina commessa il 27 novembre 1979 ai danni della filiale della Chase Manhattan Bank di piazzale Marconi all'EUR. Non si puٍ, infine, trascurare di ricordare, oltre al già citato episodio di via degli Artificieri, che una delle armi rapinate da Fioravanti e Mambro il 5 agosto '80 all'armeria Fabrini di piazza Menenio Agrippa -il revolver Smith & Wesson cal.38 matr.24K2722- fu rinvenuto dalla polizia nel deposito del Ministero della Sanità.Sono, dunque, provati, da un lato, la dimestichezza con gli ordigni esplosivi e la disponibilità di materiale esplodente che poteva vantare il Carminati in quegli anni, dall'altro, l'intenso rapporto che legٍ il Fioravanti al Carminati fin dall'infanzia e, segnatamente, dagli albori dell'attività eversiva degli imputati fino ad epoca successiva alla strage." LA SECONDA CONDANNA DI CARMINATI PER DEPISTAGGIO 9 giugno 2000.Condanna a nove anni di reclusione per Massimo Carminati, ex capo della banda della Magliana, a 4 anni e mezzo ciascuno per Federigo Mannucci Benincasa, ex direttore del centro Sismi di Firenze, e per Ivano Bongiovanni, delinquente comune con simpatie di destra. Assoluzione per il maggiore del Sios dell' aeronautica Umberto Nobili.ب la sentenza del processo per i depistaggi e i controdepistaggi della indagini sulla strage alla stazione del due agosto '80 (85 morti e 200 feriti).Mannucci Benincasa e Carminati sono stati condannati anche al risarcimento dei danni alle parti civili da liquidarsi in separata sede. IL FURTO DEL CAVEAU DI PIAZZALE CLODIO 24 Luglio 2000.Una serie di perquisizioni e arresti sono stati eseguiti da parte degli agenti della Squadra mobile romana nell'ambito dell'inchiesta sul furto al caveau della Banca di Roma interna al Palazzo di Giustizia della Capitale, avvenuto nel luglio dello scorso anno. I provvedimenti emessi dalla Procura di Perugia hanno colpito anche alcuni dipendenti della pubblica amministrazione. I reati ipotizzati vanno dall'associazione a delinquere finalizzata ai reati contro il patrimonio, alla corruzione di pubblici ufficiali, tentativo di corruzione di magistrati, al traffico di stupefacenti, detenzione abusiva di armi, ricettazione e falso. I particolari dell'operazione Sono contenute nelle 187 pagine di ordinanza del Gip del tribunale di Perugia i fatti e i motivi che hanno portato ai nuovi arresti per il furto al caveau della Banca di Roma interno al Palazzo di Giustizia avvenuto il 17 luglio scorso. I nuovi arresti riguardano altri "cassettari", ricettatori, complici e basisti e soprattutto colui che è ritenuto uno degli organizzatori, Manlio Vitale, di 51 anni un altro reduce della Banda della Magliana. Il furto secondo gli inquirenti aveva più di un obiettivo: assicurare agli autori un notevolissimo bottino di denaro e preziosi trovati nelle cassette segnalate proprio da un impiegato della banca; doveva servire anche il furto come arma di pressione sui clienti dell'Istituto che avessero avuto nelle cassette materiale compromettente. Secondo il Capo della Squadra Mobile romana, Nicolٍ d'Angelo, la banda avrebbe anche messo le mani su due chilogrammi di cocaina che erano stati nascosti in una delle cassette violate del caveau. Ancora da definire la modalità di pressione che un uomo dipendente della Corte d'Appello di Roma, Reginaldo Velocchia, 64 anni, anche egli tra gli arrestati, avrebbe esercitato, con la complicità di un avvocato penalista romano, Antonino Iuvara (quest'ultimo sottoposto solo alla misura di obbligo di dimora) su un presidente della Corte di Appello di Roma, Sigliuzzi, affinché alleggerisse nel secondo grado la condanna di Vitale nell'ambito del processo alla Banda della Magliana e che portasse quindi alla sua scarcerazione.Confermato, anzi aggravato, il ruolo di quattro carabinieri in servizio a Piazzale Clodio imputati ora anche di associazione a delinquere insieme a tutto il gruppo; sono ora ai domiciliari Mercurio Digesu, di 41 anni, Feliciano Tartaglia, di 37, Adriano Martiradonna, di 48, Flavio Amore di 30 anni, mentre un quinto militare, Roberto Cozzolino è accusato solo di concorso in furto aggravato. Altre volta la banda, sempre secondo gli inquirenti, avrebbe potuto contare sulla complicità dei carabinieri, come sarebbe già avvenuto in occasione di un furto al Tribunale di Civitavecchia e a un esercizio di tabacchi di viale delle Milizie a Roma. Il tramite con l'Arma era il capo dei "cassettari" storici romani, Stefano Virgili, 49 anni, apparentemente uscito dal giro e boss dei parcheggi dell'Eur con la sua societa', Mutua Nova.Al vertice della banda anche un pericoloso esponente dell'eversione di destra, Massimo Carminati, 42enne, anch'egli interessato al contenuto delle cassette di sicurezza. Una banda a tre teste, secondo il dottor D'Angelo, ognuna delle quali perseguiva particolari obiettivi. Nel corso delle perquisizioni la polizia ha ritrovato interrati in un fondo di uno degli arrestati, Vincenzo Facchini, 47 anni, alcuni gioielli, praticamente le briciole del miliardario bottino. Il ramo "cassettaro" della banda, che aveva preparato con cura l'impresa, tanto da rinviarla piu' volte, progettava anche un raid ancora piu' clamoroso nell'Ufficio corpi di reato del Tribunale di Roma. In tutto sarebbero una trentina le persone coinvolte, venti delle quali già identificate; di queste, tre irreperibili, mentre all'appello mancherebbero una decina di fiancheggiatori, che hanno permesso la clamorosa impresa minuziosamente ideate a realizzata. Per arrivare al totale controllo del territorio del Palazzo di Giustizia, oltre alla complicità di un dipendente della stessa Banca di Roma, Orlando Sembroni, 49 anni, e alla distrazione dei carabinieri, era stata ottenuta anche la riapertura di un'edicola interna affidata a un personaggio della banda, Lucio Smeraldi, 61 anni.

 
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