Altiero Spinelli

Politico − Italia

Altiero Spinelli (1907-1986) è stato un uomo di grande statura morale e un grande politico. Giovanissimo, ha sviluppano una chiara visione del futuro e per essa ha combattuto tutta la vita.
Nato a Roma nel 1907, Spinelli viene iniziato alla politica dal padre, socialista. Appena diciassettenne, nel 1924, aderisce alla sezione giovanile del Partito Comunista e partecipa alla lotta clandestina. Gramsci, come menzionato nelle memorie di Camilla Ravera, si fida di lui e ne parla come di un giovane «serio maturo e prudentissimo».

Il prudentissimo Spinelli viene però arrestato nel 1927 a Milano. Non ancora ventenne, è condannato dal Tribunale Speciale a 16 anni e 8 mesi. Ne sconta dieci, di cui sei a Civitavecchia, dove entra in contatto con personaggi di spicco dell’antifascismo, quali Umberto Terracini e Leo Valiani. Scarcerato nel 1937, viene arbitrariamente mandato al confino sull’isola di Ventotene per altri 6 anni.

In carcere, Spinelli passa il tempo studiando: scienze, le lingue, storia e filosofia. Approfondendo le opere di Kant e Hegel, matura un certo distacco dalle tesi del Partito Comunista, cosa che lo farà espellere dal Partito nel 1937 per critiche nei confronti di Stalin. Al confino studia anche le opere dei federalisti inglesi del XVIII secolo e quelle di Lord Lothian e di Lionel Robbins, approfittando del fitto scambio di libri tra Ernesto Rossi, anch’egli al confino, e Luigi Einaudi.

Con Rossi, Eugenio Colorni e Ursula Hirschmann (sua futura moglie) redigerà nel ’41 il Manifesto per un'Europa Libera e Unita, meglio conosciuto come Manifesto di Ventotene, il documento che mette le basi del Movimento Federalista Europeo.

Il Manifesto, risultato di un ampio dibattito durato alcuni mesi, al quale partecipa un gruppetto di confinati che Spinelli, nel suo Diario1, ricorda essere Dino Roberto, Enrico Giussani, Giorgio Braccialarghe e Arturo Buleghin, ha il pregio di tradurre le idee di grandi pensatori del passato e della contemporaneità in un programma politico di ampio respiro. Le conclusioni tratte da Spinelli, Rossi e Colorni sono che per contrastare le tendenze dittatoriali ed espansionistiche dei singoli stati nazionali, è urgente creare un solido stato internazionale che si sostituisca ad essi in materie quali la moneta, la politica estera ed economica e la difesa; che la battaglia politica per la creazione di tale struttura creerà una frattura tra le forze politiche nazionali, che si divideranno tra reazionarie, ovvero schierate nella difesa dello status quo, e innovative, ovvero quelle che aderiranno al progetto; che è necessario mettersi in contatto con gruppi che siano giunti alle medesime conclusioni in altri Paesi europei al fine di estendere l’organizzazione del movimento su scala internazionale.

Con la caduta di Mussolini, nell’agosto del 1943, Altiero Spinelli viene liberato. Parte per Milano, dove a fine agosto fonda il Movimento Federalista Europeo, di cui sarà segretario sino al 1962. I fondatori, oltre a Spinelli e Ernesto Rossi, sono Giorgio Braccialarghe, Arturo Buleghin, Enrico Giussani, Ursula Hirschmann, Dino Roberto, Ada Rossi, Arialdo Banfi, Ludovico Belgioioso, Alberto Mortara, Mario e Rita Rollier, Manlio Rossi Doria, Fiorella e Gigliola Spinelli, Leone Ginsburg, Guglielmo Jervis, Franco Venturi, Cerilo Spinelli, Guglielmo e Luisa Usellini, Vindice Cavallera, Vittorio Foa, Giangio Banfi, Lisli Carini Basso, Ugo Cristoforetti, Alberto Damiani, Giovani Gallo Granchielli, don Ernesto Gilardi, Elena Moncalvi Banfi, Guido Morpurgo Tagliabue e Bruno Quarti.

Qualche giorno dopo, parte con la moglie per la Svizzera, dove raggiunge Ernesto Rossi, conosce Adriano Olivetti, ricuce rapporti con altri esuli o confinati e mette le basi per l’internazionalizzazione del Movimento.

Nel ’44, grazie all’appoggio di Jean-Marie Soutou, rappresentante della France Libre, che vince la diffidenza nei confronti degli italiani da parte della resistenza provenzale, il neonato CFFE (Comitato Francese per la Federazione Europea) aderisce alle tesi del Manifesto di Ventotene, prima tra tutte quella che definisce prioritaria l’istituzione di una federazione europea per il ritorno del continente alla democrazia. Nel frattempo, i coniugi Spinelli non interrompono i contatti con il Comitato di Liberazione in Italia, coordinando la stampa di riviste e libri. Nell’aprile del ‘44, Spinelli parte per Parigi dove parteciperà ad una storica riunione in cui fonderà, assieme a politici e intellettuali inglesi (tra cui William Beveridge e George Orwell), francesi (Vincent Auriol, André Philip, Henri Frenay, Albert Camus), tedeschi e svizzeri, il Comitato Internazionale per la Federazione Europea.

Nel 1946, assieme a Ernesto Rossi lascia il Movimento Federalista Europeo (nel quale rientrerà e che lascerà più volte nel corso della vita, ogni volta che pensava di poter essere più utile altrove).

Subito dopo la guerra si pone il problema di come organizzare le forze europeiste all’interno del dibattito politico. Spinelli decide che il Movimento federalista non diverrà né semplicemente un centro studi né un partito politico, che si sarebbe arenato nella competizione con altri partiti su questioni meramente nazionali, ma che la vera forza dell’ideale europeista sta nella trasversalità. «Saremmo dunque stati un movimento che avrebbe chiamato a raccolta chiunque si volesse battere per la federazione, e perciò aperto a membri dei vari partiti antifascisti che si andavano formando, ma deciso a restare autonomo rispetto ad essi».2

Membro del Congresso di Montreaux e dell’Aia, Spinelli rimane un battitore libero nei confronti della politica classica. Il suo ruolo è però spesso determinante, come per la genesi del progetto della Comunità europea di difesa (Ced) del ‘54: un vero e proprio esercito europeo che presupponeva la nascita di un potere politico soprannazionale, in cui propose che l’assemblea ricevesse un mandato per l’elaborazione di uno statuto della comunità politica europea. Siamo a un passo dall’Europa unita, ma la Francia decide di non ratificare il progetto, e si riparte da zero.

Spinelli non si dà per vinto. Nel ’57 è a Torino, e il discorso che pronuncia al Congresso del popolo europeo contiene il nocciolo del suo pensiero: gli stati europei devono rinunciare a parte della loro sovranità; e il popolo europeo deve partecipare alla definizione di una costituzione che inquadri le forme e le responsabilità di una nuova forma di governo sovranazionale.

In Italia, Spinelli partecipa attivamente alla vita politica, divenendo consigliere del socialista Pietro Nenni, più volte presidente del Consiglio. Dal 1976 al 1983 è deputato della sinistra alla Camera.

Sulla scena europea, è membro della Commissione della Comunità europea dal 1970 al 1976, per la quale si occupa di politica industriale e ricerca. È inoltre deputato del Parlamento europeo dal 1976 al 1986.

È grazie alle sue pressioni e quelle di un ristretto gruppo di parlamentari di Strasburgo che il Parlamento europeo incarica una nuova commissione di elaborare una riforma istituzionale della Comunità. La commissione, presieduta da Spinelli, produce il trattato dell’Unione che sarà adottato il 14 febbraio 1984 dal Parlamento europeo con 237 voti favorevoli e 31 contrari. Il trattato rafforza i poteri del Parlamento europeo in materia finanziaria e legislativa e subordina ad esso la Commissione europea della quale approva il programma politico. Inoltre, il trattato prevede due novità: il principio di sussidiarietà e conciliazione per quanto riguarda la discussione di strategie concorrenti nella cooperazione intergovernativa e l’integrazione comunitaria.

Nonostante quest’ultima parte non sia stata presa in considerazione dal Consiglio delle comunità, sarà la solida base per il rilancio europeo che culminerà con la creazione dell’Unione europea a Maastricht nel 1992. Nel suo discorso al Parlamento europeo il 14 febbraio, Spinelli dice: «Giunto alla fine di un capitolo e all'inizio di un nuovo capitolo che probabilmente sarà portato a termine da altri, e riflettendo sul lavoro che ho cercato di fare qui, devo dire che, se le idee contenute in questo testo e nella risoluzione non fossero esistite nella mente della grande maggioranza di questo Parlamento, non sarei mai riuscito a mettervele. Mi sono limitato ad esercitare, come Socrate, l'arte della maieutica. Sono stato l'ostetrica che ha aiutato il Parlamento a dare alla luce questo bambino. Adesso bisogna farlo vivere».3

Annotazioni − 1 Camilla Ravera, Diario di trent'anni, 1913-1943, Roma, Editori Riuniti, 1973
2 Altiero Spinelli, Come ho tentato di diventare saggio - La goccia e la roccia, 1987
3 Altiero Spinelli, Discorso al Parlamento europeo, 14 febbraio 1984

Fonte: www.italialibri.net

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di Altiero Spinelli edito da Il Mulino, 2006
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