ENRON

− Stati Uniti

Un giro di affari di 66 miliardi di euro raccolti in poco più di 16 anni di storia, 21mila dipendenti, noleggio di linee di telecomunicazioni e contratti miliardari di fornitura di gas, petrolio, energia per oltre 1600 miliardi di euro. Tutta la ricchezza della Enron Corporation giace ora sul pavimento di Wall Street. Storia della parabola di un grande colosso economico americano, condensato degli eccessi degli anni 90: dalla liberalizzazione energetica a Internet, dalla crescita dei fondi pensione privati al boom dei derivati.
La storia. La Enron nasce formalmente nel 1984, dalla fusione tra due società di trasporto per il gas, la Internorth del Nebraska e la Houston Natural Gas controllata dall’economista Kenneth Lay. Il business iniziale è di spostare quantitativi di gas da una parte all'altra della Nazione. Con la fusione, Lay decide di puntare sull'intermediazione finanziaria di prodotti energetici. In particolare sul gas o sull'energia elettrica. In questo progetto viene aiutato da Jeffrey Skilling, in seguito uomo chiave dello scandalo Enron.

La “Bush connection”. Negli anni ’80 la Enron rileva a Houston la prima e unica società privata creata dal giovane Bush, la fallita "Arbusto" (bush, in spagnolo). Il presidente e fondatore di Enron intuisce che puntare su quel rampollo di eccellente famiglia avrebbe dato frutti succosi: la Enron diviene la sponsor delle sue ambizioni politiche e lo aiuta a diventare governatore del Texas. E quando il figlio dell'ex presidente decide di puntare alla Casa Bianca, la Enron contribuisce con quasi 800 mila dollari alla sua campagna.

Affari in 40 paesi del mondo. La scalata del colosso continua e punta sul Web: diventa in pochi anni il più importante operatore B2B (business to business, rivolto cioè alle imprese e non ai privati) del Paese. La sua espansione anche geografica è senza precedenti e dal ‘99 aveva presenze significative in 40 paesi del globo con una centrale elettrica in India, una in Brasile dove costrusice anche impianti di distribuzione d’acqua In Italia offriva servizi e prodotti energetici alle aziende municipalizzate e aveva una partecipazione, (con un investimento complessivo di 1,4 miliardi di dollari) nella Sarlux in Sardegna. Nel 2000 arriva al controllo di un quarto del traffico energetico degli Stati Uniti. L'azienda vuole diventare globale e inizia lo sviluppo delle attività energetiche a livello mondiale: grazie alla padronanza di Internet e della finanza la Enron diventa pioniere in tutti i mercati dove si scambiano contratti «reali» e contratti «virtuali», che trattano materie prime, dai metalli alla carta. Kenneth Lay aveva inventato strumenti finanziari esotici per quantificare rischi futuri. I dati di crescita sono impressionanti, con un fatturato passato da 7.6 miliardi dollari dell’ ’86 ai 101 miliardi del 2000. Le attività di compravendita, d'altra parte, gonfiano a dismisura il conto profitti e perdite, il fatturato cresce fino a 100 miliardi di dollari. L'azienda è ai primi posti della classifica “Fortune 500” (la lista delle aziende più ricche degli Usa). Anche Wall Street premia le prospettive di crescita e il titolo esplode, arrivando fino a quasi 90 dollari per azione nell'agosto del 2000. Intanto, per finanziare i progetti di investimento, il debito cresce (l’esposizione, attualmente, è alcolata in oltre 30 miliardi di dollari). La Enron maschera la situazione e sposta il debito su società esterne. Dietro il nome Enron ormai si nascondeva, più che un singolo business come quello energetico, un vero e proprio impero finanziario, un conglomerato di Borse virtuali. Era diventata una banca globale che gestiva miliardi di dollari altrui in ogni giornata, senza essere sottoposta neppure a una parte dei controlli e obblighi cui le banche normali sono tenute, sotto la vigilanza delle autorità monetarie.

Il crollo. Dopo che si era sparsa la notizia che Enron aveva truccato i bilanci celando un indebitamente di 2,6 miliardi di dollari e gonfiato gli utili per 600 milioni di dollari tra il 1997 e il 1999, le banche creditrici più esposte (in testa JP Morgan, Chase e Citigroup) non hanno avuto altra possibilità che farla affondare. Mercoledì 28 novembre 2001 il titolo Enron, eroe di Wall Street, ha perso in poche ore l’85% del suo valore e il giorno successivo la bancarotta è diventata ancora più fraudolenta quando ha perso ancora un 41% facendo toccare al titolo il valore di 0,36 cents.
 
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