Giovedì 17 maggio 1973. Milano. Sono le 11 di mattina. Davanti alla Questura di via Fatebenefratelli si sta svolgendo la cerimonia in memoria del commissario Luigi Calabresi, ucciso un anno prima. Il ministro dell'Interno Mariano Rumor scopre il busto dedicato al funzionario e poi riparte in auto. C'è ancora gente accanto all'ingresso della questura, quando scoppia una bomba. Muoiono quattro personeaa, altre 52 rimangono ferite. L'attentatore viene arrestato subito. Si chiama Gianfranco Bertoli. Dice di essere un anarchico "stirneriano", ma non è vero, si scopre che anni prima è stato agente collaboratore del Sifar. Dice che sua intenzione era uccidere Rumor per vendicare gli anarchici perseguitati. Ma ha lanciato la bomba quando ormai l'auto ministeriale era lontana. Nonostante le notizie acquisite sul terrorista, il nuovo massacro rimane targato "anarchia". Invece, l'attentato dovrebbe rappresentare il tragico innesco per un nuovo tentativo di colpo di Stato da realizzare il 2 giugno dello stesso anno. L'arresto di Bertoli, tuttavia, si risolve in un deterrente, non soltanto psicologico, nei confronti del progetto, che deve essere rinviato. Rinviato ma non eliminato."


Fonte: Gian Pietro Testa, "Storia dell'Italia delle stragi. 1969-1993"