Come ho tentato di diventare saggio

Edito da Il Mulino, 2006
433 pagine, € 14,00
ISBN 8815110941

di Altiero Spinelli

Quarta di copertina

A vent'anni era già un rivoluzionario di professione pronto per il Tribunale speciale fascista; a poco meno di trentacinque abbozzava il progetto di un federalismo europeo per il quale avrebbe lottato per il resto della vita. Nei riguardi della propria azione Ailtiero Spinelli nutriva ad un tempo orgoglio e timore che non ne rimanesse segno, così negli ultimi anni si decise a scrivere questo libro, che racconta la sua vita fino alle soglie del dopoguerra: la giovinezza, le prime letture, l'adesione al partito comunista, la scoperta dell'amore e del sesso, la cospirazione, i sedici anni di carcere e di confino, i primi passi dell'impegno per il federalismo europeo.

"Questo libro, che a me sembra uno dei più belli che in questa generazione si siano aggiunti al corpo della "letteratura italiana"... un libro importante della letteratura del Novecento, che è anche importante documento politico del nostro tempo". Arrigo Levi

"Uno dei documenti più belli - letterariamente e politicamente belli - della memorialistica contemporanea". Alberto Sterpellone
Recensione

Leggendo questo libro si riesce a rispondere ad una domanda semplice e complessa allo stesso tempo: come nasce, matura e muore uno dei più grandi intellettuali e uomini d’azione del nostro secolo? Altiero Spinelli, in questo straordinario volume autobiografico ripercorre la sua vita, dall’infanzia del benessere allo scontro ideologico con il padre socialista, dall’abbraccio stretto del comunismo (passaggio obbligato della sua formazione per uscire dall’ordinario) al quotidiano fatto di amicizie e amori intensi. Spinelli entrava a pieno titolo, a soli vent’anni, in un presente che sapeva già di storia. La sua onestà intellettuale, il suo amore per le piccole cose, per la natura, per l’attimo, regalano al lettore un affresco vero, emozionante e a tratti esaltante degli anni bui del ventennio. Uomo dal battito democratico e dal respiro europeo, Altiero Spinelli considerò il fascismo, dall’ascesa al declino, come un lungo black-out dell’atto e della ragione, al cui interno egli imparò a formulare il suo pensiero, continuando a nutrire per l’essenziale l’involucro che lo conteneva. Rinchiuso per le sue idee antifasciste nel 1922 in una cella di due metri quadrati, inizia il suo viaggio, ormai solo spirituale, teso a raggiungere il valore massimo, allora ignoto o dimenticato, della democrazia.
Su fogli di carta igienica, con la cenere delle sigarette, inizia a scrivere le sue idee in un diario, vero canovaccio di questo libro. Scriveva: “I miei compagni erano portati, e negli anni successivi non pochi miei amici sarebbero stati portati a vedere in me un avventuriero dello spirito, pretenzioso e leggero, talvolta pericoloso, di cui era bene diffidare perché “si sapeva da dove veniva ma non dove sarebbe andato a finire” (…)”.Un intellettuale alla ricerca perenne della verità, o della saggezza, come la chiama lui. E’ questo l’uomo che traspare dalle righe ingiallite di quei diari clandestini e dalle pagine di questo libro oggi. “Nell’agosto del 1931, detti infine inizio alla lettura di Hegel, numerosi relitti del marxismo galleggiavano ancora sulle acque del mio spirito, ma la filosofia marxista nel suo insieme era per me già irrevocabilmente naufragata (…)”. “Pur confermando a me stesso di essere ancor sempre comunista, riconobbi di essere incapace di recitare questo credo (…)”. Un libro che fa riflettere su sé stessi, su come si è davvero, sui valori in cui si crede, qui ed ora, sui fronti in cui si sta spendendo la propria esistenza.
Scrive ancora Spinelli: “Non ci siamo illusi di poter trasformare il mondo in quattro o cinque anni. Parafrasando una celebre frase di Marx diremo che dobbiamo convincerci che occorrono quaranta o cinquanta anni per trasformar noi stessi”.
Nell’ultima parte del libro il pensiero ormai lucido dell’autore lascia spazio alla descrizione della sua azione politica e civile. Spinelli, raggiunta la soglia dei 36 anni, inizia a tessere la sua rete di europeisti. Partendo dalla Svizzera, nuova terra di protezione, si snodano gli eventi, gli incontri decisivi che porteranno alcuni anni più tardi a quell’inculturazione europea e alla necessaria presa di coscienza da parte dei leader politici dei principali paesi europei.

Roberto Bortone

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