Aminata D. Traoré
Mali
Aminata Dramane Traoré, nata a Bamako (Mali), nel 1947 è una delle ideatrici del Forum sociale africano. Già ministro della cultura (1997-2000) del Mali, è diventata famosa per le sue denunce radicali del neoliberismo e l'oppressione dell'Africa.
Attualmente è impegnata in diverse organizzazioni internazionali come esperta economica di questioni africane ed è una delle voci critiche più originali ed ascoltate del continente. Da diversi anni segue attivamente le attività del Forum sociale mondiale proponendo, con le iniziative dedicate all'Africa, il punto di vista di una realtà troppo spesso dimenticata o, al più, considerata marginale anche nel dibattito «altermondialista».
Nei suoi libri, nelle interviste rilasciate, negli interventi, soprattutto in occasione di incontri internazionali, tra cui il Forum mondiale di Porto Alegre del 2002, denuncia come la globalizzazione e la politica internazionale stiano non solo schiacciando economicamente il continente africano, ma lo stiano anche privando della possibilità di costruire un futuro sociale, politico ed economico diverso, realizzato sfruttando le ricchezze della cultura e della natura locale.
«Pensare ad un'altra Africa è possibile, svincolandosi dalle catene dei potenti, lottando per un mercato dal volto umano capace di imporre democrazia e diritti umani come presupposti fondamentali».
Attualmente è impegnata in diverse organizzazioni internazionali come esperta economica di questioni africane ed è una delle voci critiche più originali ed ascoltate del continente. Da diversi anni segue attivamente le attività del Forum sociale mondiale proponendo, con le iniziative dedicate all'Africa, il punto di vista di una realtà troppo spesso dimenticata o, al più, considerata marginale anche nel dibattito «altermondialista».
Nei suoi libri, nelle interviste rilasciate, negli interventi, soprattutto in occasione di incontri internazionali, tra cui il Forum mondiale di Porto Alegre del 2002, denuncia come la globalizzazione e la politica internazionale stiano non solo schiacciando economicamente il continente africano, ma lo stiano anche privando della possibilità di costruire un futuro sociale, politico ed economico diverso, realizzato sfruttando le ricchezze della cultura e della natura locale.
«Pensare ad un'altra Africa è possibile, svincolandosi dalle catene dei potenti, lottando per un mercato dal volto umano capace di imporre democrazia e diritti umani come presupposti fondamentali».