Bruno Seghetti

Militante politico − Italia

Militante delle Brigate Rosse.

Dicono di lui

"Il 68 a Centocelle arriva insieme a un combattivo comitato di quartiere composto da studenti medi, universitari e giovani lavoratori, alcuni dei quali già vicini al PCI per tradizione familiare. L’obiettivo è un “intervento”, come si usa dire tra i compagni, contro l’aumento dei prezzi. Degli affitti e dei generi di prima necessità e la mancanza di asili nido.

All’inizio il comitato si riunisce nella sede del PCI di Villa Gordiani, dove i nuovi arrivati trovano biliardini e anziani militanti che accolgono con sorpresa e simpatia le ragazze in minigonna e i capelloni che parlano di politica e di lotte sociali, di Vietnam e di rivoluzione. Dopo i primi incontri, però, i dirigenti della sezione comunista decidono di non mettere più a disposizione la loro sede: motivo ufficiale è che quei compagni non hanno la tessera del partito, ma sono emersi anche contrasti con il tipo di iniziative che il comitato sostiene e organizza.

Tra i militanti allontanati c’è Bruno, Bruno Seghetti, un ragazzo piccolo di statura e molto attivo, vivace e intuitivo, sempre presente alle riunioni e alle assemblee.

Nonostante lo sfratto, l’esperienza del comitato di quartiere prosegue, ma ben presto Seghetti e molti altri si avvicinano a Potere Operaio, che a Centocelle ha aperto una delle poche sedi frequentate non solo da compagni provenienti dai quartieri bene della città, dove approdano anche alcuni giovani responsabili della FGCI insofferenti alla cautela del partito nel clima di mobilitazione generale.

Da quel momento il “lavoro politico” si fa più intenso e si estende alle piccole fabbriche sulla via Predestina, alle borgate, alle scuole.Nell’intervento tra i baraccati si promuovono lotte per il diritto alla casa, manifestazioni davanti alle sedi del Comune, blocchi stradali, fino ad arrivare all’occupazione di interi stabili lasciati disabitati dalla speculazione edilizia dei “palazzinari” romani. Alle occupazioni partecipano sia i senza casa , tra i quali molti operai iscritti al PCI, sia chi una casa ce l’ha ma non riesce a viverci perché troppo piccola o troppo costosa rispetto al salario.

Nasce da loro una delle parole d’ordine più note che saranno gridate e cantate nei cortei del 68 romano.” La casa si prende, l’affitto non si paga”.

Potere Operaio, insieme ad altri gruppi, organizza le prime occupazioni con gli abitanti delle baraccopoli spuntate a Roma, dove vivono operai edili immigrati dal sud o chi non ha mai abitato in una casa vera e propria. Nel degrado umano, sociale e igienico che si respira tra le lamiere e le fogne scoperte, erano entrate finora solo le suore di Madre Teresa di Calcutta, per portare conforto spirituale. Bruno e i suoi compagni arrivano in quello che chiamano” un inferno a cielo aperto” per affermare che la casa è un diritto “basta organizzarsi e lottare per conquistarlo”

Ma c’è da vedersela con la Polizia, e a casalbruciato si verificano durissimi scontri con la polizia intervenuta per sgomberare le abitazioni occupate.Gli appartamenti vengono liberati ma anni dopo vengono di nuovo occupati e finalmente assegnati. Alla Magliana Lotta Continua e altre sigle organizzano l’occupazione di trecento alloggi: la polizia si presenta all’alba, gli scontri vanno avanti tutto il giorno e alla fine gli appartamenti vengono sgomberati dagli occupanti, ma pochi giorni dopo vengono rioccupati e stavolta riescono ad ottenere le assegnazioni.

Bruno Seghetti partecipa a queste battaglie è uno dei più attivi militanti del movimento di estrema sinistra romano.Sì è iscritto a Potere Operaio, alternando la partecipazione alle occupazioni di case e gli interventi ai cancelli delle fabbriche di periferia ai cortei per le vie del centro contro la guerra del Vietnam e le visite di Nixon in Italia, lotte per il salario garantito e dei diritti negati.

Dopo la licenza media Bruno ha smesso di andare a scuola, cominciando a lavorare coi fratelli alla bottega di famiglia, nel cuore di Roma. Più che delle tecniche per argentare oggetti e soprammobili, però il suo interesse è risucchiato dalla politica. Non manca un appuntamento davanti alle fabbriche e alle scuole, che non frequenta più ma sono piene di compagni da sostenere e appoggiare nelle loro rivendicazioni.I discorsi che ascolta e che fa riguardano la presa del potere da parte della sinistra, ma con il 68 e l’inizio della strategia della tensione segnato dalla bomba di Piazza Fontana un nuovo argomento s’è imposto all’ordine del giorno dei dibattiti tra gli extraparlamentari: la lotta armata “ come inizio di prassi rivoluzionaria”.

Che l’ipotesi rivoluzionaria proclamata a parole preveda l’uso della forza e della violenza diventa convinzione comune ai vari gruppi- compresi Lotta Continua, Avanguardia Operaia, e perfino il “pacifico” Manifesto-, i quali proprio su questo trovano motivo di contrapposizione con il PCI che prevede esclusivamente la via non violenta del “socialismo progressivo”.

Fin da subito la questione diventa terren
 
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